A Genova è stato ricostruito in laboratorio un mollusco in via di estinzione

Nell’ambito del progetto europeo Relife, i ricercatori dell’Università di Genova sono riusciti per la prima volta a riprodurre in ambienti protetti la Patella ferruginea, specie endemica nel Mediterraneo occidentale adesso considerata tra le più minacciate della regione. L’obiettivo è la reintroduzione in natura di esemplari riprodotti, per dare al mollusco una chance in più di sopravvivenza.
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Federico Turrisi 10 Dicembre 2020

Non si può certo dire che i molluschi del Mediterraneo se la stiano passando bene. Il cambiamento climatico, che aggrava un fenomeno come l'acidificazione dei mari, e l'inquinamento provocato dalle attività umane li stanno mettendo in pericolo. Devi sapere che l'invertebrato marino più a rischio di estinzione in tutto il bacino mediterraneo è proprio un mollusco: la Patella ferruginea. Si tratta di una delle più grandi patelle esistenti: la sua conchiglia può arrivare fino a 10 centimetri di diametro.

Un tempo era molto diffusa nel Mediterraneo occidentale, regione in cui è endemica, ma adesso sta attraversando un periodo di preoccupante declino, tanto da essere stata inserita come specie particolarmente protetta in diverse convenzioni internazionali (Allegato II della Convenzione di Berna, Allegato II della Convenzione di Barcellona, ​​Allegato IV della Direttiva Habitat).

C'è però anche una buona notizia: nelle scorse settimane i ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Ambiente e della Vita dell'Università di Genova, insieme al biologo Javier Guallart arrivato da Valencia, sono riusciti ad ottenere per la prima volta la riproduzione in condizioni controllate e attraverso metodi non invasivi di esemplari di Patella ferruginea. Un traguardo che accende la speranza.

L'operazione rientra nel progetto Relife, finanziato in buona parte con fondi europei, che mira proprio alla salvaguardia della specie nelle aree marine protette della Liguria. Le attività si sono svolte nel laboratorio del CNR-IBF a Camogli, dove nel mese di ottobre sono stati trasferiti nelle vasche per l'acclimatazione degli esemplari provenienti dall'Area Marina Protetta di Tavolara (in Sardegna). Qui infatti si trova una popolazione in buono stato di salute, in cui si contano oltre 3 mila patelle. Dopo di che i ricercatori sono riusciti a indurre in maniera naturale l’emissione dei gameti da esemplari maschili e femminili di questa specie e hanno allestito le colture larvali.

Il risultato ottenuto dal team non riguarda solo l’emissione dei gameti, ma l’avere anche seguito e documentato le varie fasi larvali fino al momento dell’insediamento. Ora bisogna aspettare alcuni mesi sperando che le larve sopravvivano alle prime settimane di vita, il periodo più delicato. L’obiettivo finale è poi la reintroduzione degli esemplari riprodotti nelle aree marine protette liguri coinvolte nel progetto, come quelle di Portofino e dell'isola di Bergeggi. "Perché tutto questo è importante?", ti starai chiedendo. Semplice, perché la conservazione della Patella ferruginea svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della biodiversità e dell’equilibrio degli ecosistemi marini.