
Nove anni. Potrebbero volerci solo nove anni per raggiungere gli 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale rispetto all'era pre-industriale. Come forse ti ricorderai, si tratta della soglia prevista negli Accordi di Parigi come quella da non superare, almeno se non vogliamo rischiare gravi problemi alla vita sul pianeta e dover provvedere a costose strategie di adattamento. Un obiettivo ribadito, seppur in maniera troppo vaga, anche all'ultima Cop26 di Glasgow.
Eppure, secondo uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica Nature, questa soglia potrebbe essere già raggiunta nel 2031, se la crescita delle emissioni climalteranti rimarrà invariata. Dopo il calo delle emissioni del 2020, dovuto agli effetti della pandemia e dunque dei lockdown prolungati, le emissioni di CO2 nel 2021 sono aumentate del 4,8%.
I settori più inquinanti sono stati quelli della produzione di energia, l'industria e i trasporti, responsabili di quasi il 90% dell'aumento di emissioni. Ma anche il settore dell'aviazione, tornato alla ribalta dopo il sostanziale blocco del 2020, ha contribuito fortemente all'aumento di emissioni.
Ne risulta un esaurimento molto più rapido di quanto sarebbe auspicabile del cosiddetto ‘carbon budget‘. Se non conosci questa definizione, sappi che si tratta della quantità di CO2 che possiamo ancora rilasciare nell'atmosfera per riuscire a rispettare gli Accordi di Parigi. Nel solo 2021 abbiamo consumato l'8,7% di questa quota residua di emissioni. Da qui le previsioni allarmanti sul 2031, che si aggiungono anche a quelle della Nasa per cui molte zone del pianeta potrebbero diventare inabitabili nel giro di qualche decennio.
Da sottolineare come anche le emissioni di metano (CH4), altro gas climalterante, siano rimbalzate del 3,7% nel 2021, dopo un calo registrato di circa il 5,7% nel 2020. L'aumento è senza dubbio legato alla sostituzione del carbone proprio con il metano, a fini di riscaldamento e produzione di energia. Sostituzione che però non impatta in termini positivi sul pianeta, essendo comunque legata a un combustibile fossile.
Gli scienziati autori del rapporto concludono affermando di conseguenza la necessità di azioni molto più stringenti in termini di riduzione delle emissioni. Gli stessi obiettivi di neutralità climatica delle principali nazioni inquinatrici, Unione Europea (2050), Usa (2050), Cina (2060) e India (2070) implicano che la riduzione reale delle emissioni è ancora molto lontana, e anzi che lo stesso loro picco non è stato ancora toccato. Il problema è che non resta molto tempo per agire.