Acqua pulita e una bassa presenza umana sulle coste: ecco cosa serve per la sopravvivenza dei coralli

Decimati dalle ondate di calore, non tutti i coralli si comportano però allo stesso modo: secondo un recente studio dell’Arizona State University, quelli più coinvolti dalle attività umane (sviluppo costiero, inquinamento dell’acqua) muoiono più facilmente.
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Gianluca Cedolin 12 Maggio 2022

Ti ho parlato spesso in passato del fenomeno dello sbiancamento dei coralli, il processo attraverso cui, a causa dell'aumento della temperatura dell'acqua, vengono privati di tutte le sostanze necessarie alla sopravvivenza, morendo.

È un processo preoccupante, grave e in crescita per via del riscaldamento globale: pur ricoprendo solo l'1% dei fondali oceanici, le barriere coralline sono un ecosistema cruciale, dove vive circa un quarto di tutte le specie marine, importanti per la biodiversità e la protezione costiera.

Lo sbiancamento dei coralli causa danni economici, sociali, alimentari: dalla pesca al turismo, moltissimi settori ne soffrono.

Fino a questo momento la scienza aveva solo stabilito la causa di questo processo: la crisi climatica, con i conseguenti riscaldamento e acidificazione degli oceani. Ora però una nuova ricerca, intitolata Mapped coral mortality and refugia in an archipelago-scale marine heat wave e uscita su Pnas, per la prima volta ha mappato alcune barriere coralline nelle isole Hawaii prima e dopo l'arrivo di un'ondata di calore estremo.

Questo ha permesso di capire quali sono le caratteristiche che aumentano (o diminuiscono) le possibilità di sopravvivenza di questi ecosistemi.

Grazie al Global airborne observatory dell'Arizona State University, un velivolo con avanzatissimi spettrometri, i ricercatori hanno visto come i coralli hanno risposto al grande sbiancamento di massa avvenuto nel 2019. Cosa hanno scoperto?

Che anche in questo caso, come per la primaria causa dello sbiancamento (la crisi climatica), sono le attività umane a determinare le possibilità di sopravvivenza dei coralli.

Le barriere posizionate in luoghi con minor sviluppo costiero, più bassi livelli di sedimentazione e acqua più pulita sono riuscite a reggere meglio l'urto del caldo.

Nel complesso, i coralli posizionati in luoghi più vantaggiosi e protetti hanno mostrato il 40% in meno di mortalità, a parità di condizioni climatiche.

In sostanza, quindi, quando sulla costa c'è un eccessivo sviluppo antropico, le sostanze inquinanti che entrano nella barriera corallina aumentano, diminuendo la resilienza e creando un ambiente sfavorevole per queste creature, già messe sotto stress dal riscaldamento dell'acqua.