Alzheimer, il silenziamento di un particolare enzima potrebbe bloccarne la progressione: il “segreto” svelato da uno studio tutto italiano

Un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha scoperto che il silenziamento dell’attività di PCSK9, un enzima coinvolto nel metabolismo del colesterolo, ha effetti protettivi nei confronti della progressione della malattia di Alzheimer e del declino cognitivo.
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Kevin Ben Alì Zinati 29 Novembre 2023
* ultima modifica il 29/11/2023

L’Alzheimer oggi rappresenta una delle sfide centrali per i paesi maggiormente industrializzati, quelli insomma dove l’aspettativa di vita ha ormai superato gli 80 anni.

Sfida per cui oggi potremmo avere un alleato in più. Si chiama PCSK9 ed è un enzima coinvolto nel metabolismo del colesterolo.

Un team di ricercatori dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia ha infatti scoperto che il silenziamento della sua attività rappresenta un possibile fattore protettivo sulla progressione di questa patologia.

Sulla rivista Brain, Behavior, and Immunity, i ricercatori italiani hanno spiegato che questa procedura, applicata su un modello animale di Alzheimer, ha mostrato chiari effetti protettivi anche sulla progressione dei deficit cognitivi.

L’enzima PCSK9, dunque, rappresenta un bersaglio di notevole interesse per le terapie «disease modifying» pensate per contrastare questa patologia tipica dell’anziano.

“L’associazione tra alterazioni lipidiche e la malattia di Alzheimer è avvalorata da diverse ricerche e studi clinici che dimostrano come i geni coinvolti nel metabolismo lipidico siano tra i più importanti fattori di rischio per l’insorgenza e lo sviluppo della malattia. Tra i lipidi – ha spiegato la dott.ssa Antonietta Vilella di Unimore in una nota -, il colesterolo svolge un ruolo importante nel sistema nervoso centrale, essenziale per il mantenimento delle funzioni neuronali e gliali, e alterazioni nel suo metabolismo causano stress ossidativo, neuroinfiammazione, alterazioni sinaptiche e neuronali accompagnate da declino cognitivo”. 

È chiaro dunque che il passaggio da associazioni epidemiologiche a meccanismi fisiopatologici specifici come l’inibizione dell’enzima PCSK9 può diventare determinate per identificare bersagli specifici per possibili interventi terapeutici.

Da mesi l’FDA americana ha approvato la prima terapia basata su anticorpi monoclonali e in grado di ritardare la progressione dell’AD.

Come ha ricordato il professor Michele Zoli direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze di Unimore, si tratta tuttavia di una terapia molto costosa e gli effetti, per quanto incoraggianti, sembrano essere limitati. La ricerca di nuovi bersagli terapeutici per l’AD rimane quindi uno degli obiettivi più rilevanti della ricerca biomedica sulle malattie neurodegenerative dell’anziano”.

Fonte | "PCSK9 ablation attenuates Aβ pathology, neuroinflammation and cognitive dysfunctions in 5XFAD mice" pubblicata il 18 novembre 2023 sulla rivista Brain, Behavior, and Immunity 

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