Amanda Staffoni, la plogger bresciana: “Oggi a terra troviamo soprattutto guanti e mascherine”

Plogger da anni, da pochi giorni Amanda ha fondato un gruppo social per fare rete tra le persone che, come lei, spesso si sentono sole nella loro forma attiva di rispetto del territorio. Con la speranza di riuscire a coinvolgere sempre più ploggers nella cura e nella tutela della natura. E non solo in Val Camonica.
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Sara Del Dot 3 Novembre 2020

“Un gesto di umiltà nei confronti del proprio territorio”. Così Amanda Staffoni, che di lavoro fa la rilevatrice statistica per Istat, descrive l’attività che da anni, possiamo dire sin da quando era bambina, porta avanti, spinta da una dedizione e da un amore per l’ambiente che superano anche i pregiudizi degli altri. Inizialmente non avrebbe nemmeno saputo come chiamarla, questa attività. Oggi, però, è molto più diffusa e ha un nome ben conosciuto: plogging.

Eh sì, perché Amanda nutre un rispetto talmente travolgente per la natura da aver scelto di proteggerla non soltanto attraverso i propri comportamenti, ma rimediando a quelli, troppo spesso dannosi, degli altri. Così, nel corso delle sue escursioni in bicicletta, si dedica a raccogliere cartacce, bottigliette e tutto ciò che in natura non dovrebbe stare. Oggi, grazie alla sua storia, sta coinvolgendo sempre più persone, che hanno iniziato a fare rete nel gruppo da lei stessa creato e chiamato Ploggers bresciani. Una rete in cui non si organizzano incontri o attività, ma il cui scopo è quello di far sentire meno sole le persone “speciali” come lei, quelle che non riescono a rimanere indifferenti.

“Io credo che l’esigenza principale da cui è partito tutto questo sia stata quella di sentirmi meno sola nelle mie attività di ‘raccoglitrice’. Le prime volte in cui ho raccolto rifiuti da terra la gente mi diceva ‘ma cosa fai, raccogli i rifiuti degli altri, che schifo’. E io provavo un forte senso di inadeguatezza, anche se stavo facendo la cosa giusta. Fondare questo gruppo di ploggers bresciani è un modo per aiutare chi vorrebbe farlo o chi già lo fa ad avere più coraggio, a non sentirsi solo in questa lotta, che è una lotta giusta."

E in effetti è stato così, perché il gruppo ha appena una settimana di vita ma ha già riscosso un discreto successo.

"È una realtà spontanea, composta da persone che vogliono fare la loro parte. Non serve a organizzare uscite ed eventi, ma semplicemente a fare rete e diffondere questa pratica, anche invogliando chi magari non l’ha mai fatto. Quello che io vorrei è che la gente condividesse la propria esperienza di raccolta rifiuti, in modo da sentirsi sempre più coraggioso nel portare avanti questa attività. Così il runner che si fa una corsa, la famiglia che va a fare una scampagnata domenicale, possono raccogliere qualcosa senza sentirsi osservati o giudicati. Perché si tratta di un gesto umile che non ha nulla di brutto, anzi.”

Naturalmente il nome del gruppo deriva dalla zona in cui abita Amanda, la Val Camonica. Dove, nonostante sia un territorio montuoso, c’è un gran be daffare a livello di rifiuti.

“Il nostro territorio soffre molto la presenza di rifiuti a terra. Siamo uno degli ultimi paesi della Val Camonica, dove il fiume Oglio poi sfocia nel lago d’Iseo. Da Pontedilegno in giù, lungo tutto il percorso che fa il fiume noi poi arriviamo alla foce, e là c’è davvero di tutto. Oltre alle discariche a cielo aperto, che naturalmente non mi fermo a raccogliere ma le segnalo alle autorità, ci sono anche tantissimi piccoli rifiuti rimasti dopo il passaggio degli sportivi. Quest’estate, ad agosto, ho percorso 180 km sui valichi alpini, e siccome io in bici vado per divertirmi, ho deciso di fermarmi a raccogliere ciò che trovavo. Ma ho trovato talmente tanti rifiuti che mi è stato impossibile raccoglierli tutti. Io davvero spero sempre che per un cretino che butta ci sia sempre un plogger che va a raccogliere.”

E a livello di rifiuti, quali sono gli oggetti che si trovano di più?

“Ora come ora troviamo tantissimi guanti e mascherine, ma davvero tanti, servirebbe proprio una campagna di sensibilizzazione a riguardo. Poi ci sono cartacce, bottigliette di plastica e tanti gel di quelli che usano gli sportivi per le proteine. I rifiuti lasciati da chi si allena mi danno particolarmente fastidio perché loro utilizzano l’ambiente, la natura per allenarsi e poi la ringraziano in questo modo.”

Infine, alla domanda su quale sia, per lei, il valore di quello che fa…

“Fare rete, essere meno soli e più collaborativi, anche magari stando lontani, è importante. Soprattutto perché svolgere questa attività a volte può essere imbarazzante, ti senti giudicato, disprezzato, e quindi è necessario anche avere coraggio. Io credo che sia fondamentale parlarne sempre di più, dare attenzione a un fenomeno come questo che sta nascendo, il fenomeno di una persona che raccoglie un rifiuto non suo per la semplice ragione che ha a cuore il proprio territorio diventando un individuo che fa del bene alla sua terra e agli altri.”