
Troppo traffico, cambiamenti climatici inarrestabili e insufficienti zone verdi a disposizione dei cittadini. Sono tre dei fattori principali che rendono le nostre città talmente inquinate da provocarci danni alla salute anche gravi. Prova anche tu a fare caso, qualunque sia la città in cui vivi, a quante aree verdi trovi sul tuo percorso ogni giorno e mettile a confronto con il numero di auto, motorini, furgoni e camion che sfrecciano per le strade. Quasi sempre, il rapporto è preoccupante. Ed è una delle ragioni per cui il particolato e le polveri sottili non fanno che avere la meglio sulla situazione ambientale delle nostre città e quindi sulla nostra stessa salute.
E limiti e norme non sempre funzionano. Basti pensare che, secondo il nuovo dossier Ispra-snpa 2018 sulla qualità ambientale delle aree urbane, presentato ieri a Roma, sono ben 19 le città italiane in cui ogni giorno vengono superati i valori consentiti di pm10, ovvero della materia particolata avente diametro inferiore a 10 micrometri.
Il rapporto ha analizzato 120 città e 14 aree metropolitane. Tra queste, la medaglia nera del podio la vince Brescia, che ha contato ben 87 sforamenti oltre il consentito dei livelli di polveri sottili, subito seguita da Torino e Lodi, entrambe con sforamenti in 69 giorni. Menzione virtuosa invece a Viterbo, che si attesta come città dotata di aria più pulita, essendosi mantenuta per tutto il 2018 sotto i valori indicati dalle normative.
In ogni caso, il rapporto registra un trend leggermente più positivo rispetto agli anni scorsi, con una sensibile riduzione delle emissioni di PM10, PM2,5 e No2 (biossido di azoto). Miglioramento dovuto anche, probabilmente, all’aumento dell’utilizzo delle applicazioni di sharing mobility, in particolare quello delle biciclette.
Alla sempre alta concentrazione di particolato e smog si affianca la scarsità di verde urbano in quasi tutte le città. Nei 116 centri che hanno reso disponibili dati riguardanti la quantità di spazi verdi presenti, i risultati sono preoccupanti: in 84 città gli spazi verdi coprono una percentuale di territorio inferiore al 4%, in 34 addirittura meno dell’1%. Pochi esempi virtuosi, solo 12, portano la quantità di spazi “naturali” sopra il 10%. Insomma, non c’è da stupirsi se l’aria diventa irrespirabile.
Al problema dell’inquinamento e della qualità dell’aria si aggiungono disagi strutturali, come le voragini urbane, di cui Roma è indiscussa capofila (136 negli ultimi 10 mesi del 2018), pericolo di frane (a rischio il 3,6% delle città analizzate), alluvioni (a rischio il 17% del territorio preso in considerazione) e dissesti idrogeologici.