Brescia soffoca: è la città più inquinata d’Italia secondo il rapporto Ispra 2018

Nel rapporto Ispra 2018 sulla qualità ambientale delle aree urbane, la maglia nera viene conferita a Brescia, subito seguita da Torino e Lodi. Viterbo, invece, esempio virtuoso per la qualità dell’aria, che migliora sensibilmente un po’ ovunque grazie alla diminuzione del particolato. Non abbastanza le aree verdi, che nella maggior parte delle città coprono meno del 4% del territorio.
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Sara Del Dot 20 Dicembre 2018

Troppo traffico, cambiamenti climatici inarrestabili e insufficienti zone verdi a disposizione dei cittadini. Sono tre dei fattori principali che rendono le nostre città talmente inquinate da provocarci danni alla salute anche gravi. Prova anche tu a fare caso, qualunque sia la città in cui vivi, a quante aree verdi trovi sul tuo percorso ogni giorno e mettile a confronto con il numero di auto, motorini, furgoni e camion che sfrecciano per le strade. Quasi sempre, il rapporto è preoccupante. Ed è una delle ragioni per cui il particolato e le polveri sottili non fanno che avere la meglio sulla situazione ambientale delle nostre città e quindi sulla nostra stessa salute.

E limiti e norme non sempre funzionano. Basti pensare che, secondo il nuovo dossier Ispra-snpa 2018 sulla qualità ambientale delle aree urbane, presentato ieri a Roma, sono ben 19 le città italiane in cui ogni giorno vengono superati i valori consentiti di pm10, ovvero della materia particolata avente diametro inferiore a 10 micrometri.

Città nere

Il rapporto ha analizzato 120 città e 14 aree metropolitane. Tra queste, la medaglia nera del podio la vince Brescia, che ha contato ben 87 sforamenti oltre il consentito dei livelli di polveri sottili, subito seguita da Torino e Lodi, entrambe con sforamenti in 69 giorni. Menzione virtuosa invece a Viterbo, che si attesta come città dotata di aria più pulita, essendosi mantenuta per tutto il 2018 sotto i valori indicati dalle normative.

In ogni caso, il rapporto registra un trend leggermente più positivo rispetto agli anni scorsi, con una sensibile riduzione delle emissioni di PM10, PM2,5 e No2 (biossido di azoto). Miglioramento dovuto anche, probabilmente, all’aumento dell’utilizzo delle applicazioni di sharing mobility, in particolare quello delle biciclette.

Verde urbano

Alla sempre alta concentrazione di particolato e smog si affianca la scarsità di verde urbano in quasi tutte le città. Nei 116 centri che hanno reso disponibili dati riguardanti la quantità di spazi verdi presenti, i risultati sono preoccupanti: in 84 città gli spazi verdi coprono una percentuale di territorio inferiore al 4%, in 34 addirittura meno dell’1%. Pochi esempi virtuosi, solo 12, portano la quantità di spazi “naturali” sopra il 10%. Insomma, non c’è da stupirsi se l’aria diventa irrespirabile.

Voragini, frane e alluvioni

Al problema dell’inquinamento e della qualità dell’aria si aggiungono disagi strutturali, come le voragini urbane, di cui Roma è indiscussa capofila (136 negli ultimi 10 mesi del 2018), pericolo di frane (a rischio il 3,6% delle città analizzate), alluvioni (a rischio il 17% del territorio preso in considerazione) e dissesti idrogeologici.