
È iniziata la caccia ai cervi nel Parco dello Stelvio, in Trentino. Una decisione che ha suscitato forti polemiche da parte delle associazioni animaliste, tra cui l'Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa), che ha chiesto l'applicazione del principio di precauzione e il blocco immediato dell'uccisione di 1.500 esemplari.
Secondo la Provincia di Trento, l'abbattimento è necessario per “mitigare e ridurre gli squilibri ecologici provocati dalla sovrabbondanza di questa specie”. In particolare, si sostiene che i cervi causino danni ai prati, al patrimonio forestale e alla fauna selvatica.
Come tutti sappiamo, i cervi si nutrono di erba, arbusti e corteccia per questo potrebbero causare danni ai prati da sfalcio e ai boschi. Inoltre, la loro competizione con il camoscio e il capriolo ha visto una significativa riduzione di queste specie a favore del cervo.
L'ENPA, tuttavia, contesta tali affermazioni. Innanzitutto, osserva che il piano di abbattimento risale al 2022 e che, nel frattempo, la situazione potrebbe essere cambiata. In secondo luogo, sottolinea che i cervi sono una specie fondamentale per l'ecosistema del Parco dello Stelvio e che il loro abbattimento potrebbe avere conseguenze negative.
In particolare, l'associazione animalista sostiene che l'abbattimento dei cervi potrebbe portare a un aumento dei danni agli ecosistemi, poiché i cervi svolgono un ruolo importante nel controllo delle specie vegetali e animali. Senza contare che l'abbattimento dei cervi potrebbe avere un impatto negativo sul turismo, in quanto i cervi sono una specie molto apprezzata dagli appassionati di natura.
Soluzioni alternative sono possibili (utilizzo di farmaci contraccettivi, corridoi faunistici per la dispersione degli animali): bisogna vedere se c'è il desiderio di attivarsi per il bene di tutti, anche dei cervi.