Cambiamo il nostro modo di vedere i rifiuti: l’impegno di Giacimenti Urbani per promuovere azioni virtuose

L’attività dell’associazione, che ha la sua base a Milano, si ispira a 5R: Riduci, Ripara, Riusa, Riutilizza, Ricicla. “Ognuno di noi, da cittadino e consumatore, può dare il proprio contributo per superare la logica del monouso e andare verso un modello circolare”, sottolinea Donatella Pavan, presidente di Giacimenti Urbani.
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Federico Turrisi 26 Novembre 2021

Il miglior rifiuto è quello che non si produce. Già, perché riciclare è importante, ma ridurre a monte attraverso piccole azioni quotidiane la quantità di rifiuti che produciamo, contenendo quindi l'impatto ambientale dei nostri consumi, è tra le principali sfide che abbiamo di fronte. A ricordarcelo ci pensa la SERR, ovvero la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, che comprende dal 20 al 28 novembre oltre 12 mila azioni in tutta Europa (4.752 registrate solo in Italia). Il tema di quest'anno è "comunità circolari". Un'espressione in cui si riconosce l'associazione Giacimenti Urbani di Milano, che si occupa di riduzione dello spreco di risorse e di economia circolare dal basso.

"Tutto è partito nel 2013, in occasione della SERR di quell'anno, dalla mappatura delle realtà attive proprio sul fronte della riduzione, della riparazione, del riuso, del riutilizzo e del riciclo", ci racconta Donatella Pavan, giornalista ambientale e presidente di Giacimenti Urbani. "L'idea di mettere insieme diversi soggetti serviva a rafforzare il messaggio, e poi volevamo offrire un servizio: cioè fornire ai cittadini dei punti di riferimento sul territorio per una migliore gestione degli oggetti con cui vengono in contatto ogni giorno".

Nel corso del tempo l'associazione ha sviluppato diversi filoni. Uno di questi riguarda l'eliminazione della plastica monouso. "Nel 2018 uscì un rapporto della Ellen MacArthur Foundation in cui si stimava che nel 2050 ci sarebbe stata più plastica che pesci. Un dato che metteva un'angoscia terribile. Allora mi sono chiesta: ma perché dobbiamo farci prendere dall'angoscia? Vediamo quali sono i contorni del problema e quali sono le soluzioni in campo. Da qui è nata la mostra «Deplastic: azioni e buone pratiche contro l’abuso di plastica», presentata per la prima volta nel 2019 alla fiera Fa' la cosa giusta".

La mostra è stata riproposta per l'edizione attuale della SERR ed è visitabile fino al 28 novembre presso la Cascina Cuccagna, a Milano. Il percorso espositivo è articolato in tre sezioni: un'Area Problemi, in cui vengono mostrati lo stato dell'arte di questa emergenza globale e le problematiche legate all'inquinamento da plastica ("l'iperproduzione, la difficoltà di riciclare polimeri così diversi, la scarsità della richiesta di materia prima seconda da parte dell'industria, i danni all'ambiente e alla salute e via dicendo"), un'Area Soluzioni, in cui, partendo dalla direttiva europea Sup, viene dato spazio a temi come la prevenzione e la ricerca di materiali alternativi e di soluzioni che promuovano il riutilizzo, e infine un'Area Interattiva dedicata al coinvolgimento del pubblico con suggerimenti di buone pratiche di base.

"Un altro dato mi ha lasciato interdetta", continua Donatella. "Recentemente l'ong americana Beyond Plastic ha pubblicato uno studio sull’impatto ambientale della filiera dei materiali plastici. Soltanto nel 2020 l’industria della plastica statunitense è stata responsabile di almeno 232 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 equivalente, una quantità pari a quella di 116 centrali a carbone di medie dimensioni. Questo per far capire le dimensioni del fenomeno".

Ma il problema non è solo la plastica. La battaglia più dura, in generale, si gioca sul superamento della logica stessa dell'usa e getta. Va in questa direzione il progetto "Noplà AGain", selezionato per il bando di Fondazione Cariplo "Plastic Challenge" 2020. In che cosa consiste? "Un kit di contenitori e bicchieri riutilizzabili, realizzati dalla start-up svizzera Recircle, vengono dati, a fronte chiaramente di un pagamento, a bar e ristoranti, che a loro volta li danno dietro cauzione ai clienti", spiega Donatella. "In Svizzera questo esperimento ha più di 1.600 aderenti. Adesso lo stiamo testando a Milano. Per il momento abbiamo 5 locali, ma dovremmo arrivare a 40".

"A tal proposito, proprio questa settimana abbiamo aperto, insieme alla start-up Pcup e all'associazione Plef (Planet Life Economy Foundation), un tavolo di lavoro che si chiama «RiC – Resta in Circolo» per cercare di intercettare i diversi attori della filiera che potrebbero essere interessati alla filosofia del riutilizzo. Non possiamo farci sommergere dal monouso".

Certo, istituzioni e imprese hanno il dovere di dare un impulso a questa trasformazione. Ma anche i cittadini-consumatori possono e devono fare la loro parte. E poi c'è un altro punto chiave è fare rete. Per questo Giacimenti Urbani ha dato vita al Mercato Circolare, un'occasione per le varie realtà (piccole e grandi) attive nel campo dell'economia circolare per mettere in mostra le loro soluzioni innovative.

"Per esempio, c'è il progetto Etico di Amorim Cork Italia, leader nella produzione di tappi in sughero, che ha attivato un circuito di recupero di questi oggetti distribuito su tutto il territorio nazionale. Una volta raccolti, i tappi vengono triturati e riciclati per creare pannelli isolanti per l'edilizia e oggetti di ecodesign. O ancora trovi una fantastica cooperativa tutta al femminile in Toscana, Filo&Fibra, che cerca di recuperare la lana delle pecore da latte (che è classificata come rifiuto speciale)".

E gli esempi che si potrebbero fare ancora sono moltissimi. Il minimo comune denominatore è sempre lo stesso: stop agli sprechi. Il rifiuto non è più da considerare un semplice scarto, ma può e deve diventare una risorsa. Un cambio di paradigma che porta benefici non solo dal punto di vista della tutela dell'ambiente, ma anche dal punto di vista economico.

Foto nel testo fornite da Giacimenti Urbani