Cellule tumorali riprogrammate come “Cavalli di Troia”: il gioco d’astuzia della scienza per battere il cancro

Un gruppo di ricercatori della Penn State University ha messo a punto una nuova strategia terapeutica contro i tumori basata su cellule cancerose riprogrammate per essere capaci di infiltrarsi tra le “sorelle” e autodistruggersi uccidendo allo stesso tempo tutte le altre cellule cancerose che hanno attorno.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Luglio 2024
* ultima modifica il 10/07/2024

Lo insegnano gli antichi Greci: quando il nemico è forte, serve giocare d’astuzia. I ricercatori della Penn State University, negli Stati Uniti, hanno applicato alla lettera la lezione nella grande sfida che va avanti praticamente da sempre: quella contro i tumori.

Così, hanno preso l’idea che ha consegnato Ulisse alla storia e l’hanno declinata nella medicina sviluppando delle cellule tumorali riprogrammate come fossero dai “cavalli di Troia”, dunque capaci di infiltrarsi tra le cellule sorelle e autodistruggersi uccidendo allo stesso tempo tutte le cellule cancerose che hanno attorno.

Come hanno poi spiegato sulla rivista Nature Biotechnology, questo approccio terapeutico è stato testato sia su linee cellulari umane sia su quelle animali e con grande entusiasmo ha dato risultati estremamente soddisfacenti. E promettenti.

I ricercatori americani hanno spiegato che l’intuizione è figlia della frustrazione che monta ogni volta che si trovano di fronte a un tumore da combattere. Ogni volta, infatti, le cose vanno sempre allo stesso modo. Sviluppano una terapia di prima linea che però, alla lunga, diventa inefficace perché il tumore sviluppa resistenza e si ripresenta.

Allora provano con un nuovo farmaco e insistono finché, purtroppo, il copione non si ripete uguale. Alla fine il ciclo si intensifica con ogni nuovo trattamento fino a quando non ci sono più opzioni terapeutiche a disposizione.

Così i ricercatori statunitensi hanno pensato a un modo per anticipare questo meccanismo e girarlo a proprio vantaggio. Il “trucco” è stato mettere a punto un circuito genetico composto da due geni che, come due interruttori, vengono accesi e spenti in momenti diversi.

Attivando il primo, la cellula diventa più resistente a uno specifico farmaco per il tempo che le serve per moltiplicarsi. Quando poi il tumore viene colpito dalla terapia, le cellule tumorali native – sensibili a quel farmaco – vengono uccise, lasciando spazio solamente alle cellule modificate e resistenti che crescono e rimpiazzano la popolazione cellulare del tumore.

A quel punto il gene viene spento e le sue cellule tornano vulnerabili ai farmaci ed è in questa fase che viene acceso il secondo gene. Che, di fatto, è un gene suicida un grado di produrre una tossina capace di uccidere sia la cellula stessa sia quelle che la circondano.

Oggi i ricercatori hanno smaltito l'entusiasmo e stanno lavorando per tradurre questo circuito genetico in modo che possa essere trasmesso in modo sicuro e selettivo nei tumori in crescita e infine nelle malattie metastatiche.

Fonte | "Programming tumor evolution with selection gene drives to proactively combat drug resistance" pubblicato il 4 luglio 2024 sulla rivista Nature Biotechnology

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