Chi è il ministro degli Esteri egiziano che guiderà la Cop27 sui cambiamenti climatici? Perché la scelta di Sameh Shoukry fa discutere

C’è una scelta che sta facendo discutere in vista della prossima Cop27. A presiedere l’evento sarà il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, e non la ministra dell’Ambiente Yasmine Fouad, climatologa di fama internazionale. Un segnale del fatto che la prossima edizione della Conferenza Onu sui Cambiamenti Climatici non vedrà la tutela del pianeta tra i suoi primi obiettivi.
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Michele Mastandrea 21 Febbraio 2022

La scorsa edizione della Cop, la Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, finì con le lacrime di Alok Sharma, presidente dell’evento. Quelle lacrime, che forse ricorderai, erano dovute ai compromessi inseriti nell’accordo finale, soprattutto in merito alle tempistiche della de-carbonizzazione. Le speranze per provvedimenti più incisivi di quelli adottati alla Cop26 lo scorso novembre andarono sin da subito all’edizione successiva dell’evento, la Cop27. Appuntamento in programma per il prossimo novembre in Egitto, nella nota località turistica di Sharm El-Sheikh.

Una nomina discutibile

I primi segnali, però, non sembrano essere promettenti. Il Paese guidato dal generale Al-Sisi ha infatti nominato presidente dell’evento Sameh Shoukry, che ricopre attualmente la carica di ministro degli Esteri dello Stato nordafricano. Un importante diplomatico, al servizio del suo Paese da decenni, ambasciatore negli Stati Uniti dal 2008 al 2012. Ma senza alcuna rilevante esperienza in campo ambientale.

La scelta sorprende perché la candidata naturale alla presidenza della Cop27 sembrava essere invece l’attuale titolare del Ministero dell’Ambiente egiziano, Yasmine Fouad. Climatologa di fama, Foaud ha coordinato lo scorso novembre i lavori di alcune sessioni alla conferenza di Glasgow. Tra le altre cose, si occupò nel 2017 di realizzare un approfondimento sul tema della desertificazione per l’Ipcc, l’Intergovernmental Panel on Climate Change. Si tratta dell’ente che pubblica i rapporti periodici con gli obiettivi da raggiungere in tema di riscaldamento globale. Studi alla base proprio del lavoro delle Cop.

Sameh Shoukry nel 2017

L'ambiente non è al primo posto

Insomma, Fouad era tutt’altro che una sprovveduta. La decisione egiziana di nominare Shoukry sembra allora voler dire che alla Cop27 la partita si giocherà ben oltre il tema ambientale. O meglio, che quest’ultimo sarà solo uno dei tanti temi in agenda, non necessariamente il più importante. E che il governo egiziano vorrà probabilmente utilizzarlo all’interno di un discorso diplomatico a 360 gradi, quando invece il focus della Cop27 dovrebbe essere trovare immediate soluzioni a un problema decisivo per le nostre vite presenti e future.

Devi ricordare che l’Egitto è da anni criticato per la forte repressione interna, seguita al colpo di Stato con cui Al-Sisi mise fine all’esperienza del governo islamista di Morsi. Governo a sua volta seguito alle mobilitazioni di piazza Tahrir, che fecero cadere il dominio decennale di Hosni Mubarak. I casi dell’omicidio di Giulio Regeni e della detenzione prolungata di Patrick Zaki sono solo alcuni delle migliaia che riguardano oppositori politici e singoli attivisti nel Paese, finiti sotto l’attenzione di organizzazioni come Amnesty International.

Più gas che rinnovabili

La Cop27 può essere allora per il regime del Cairo un’occasione di mostrarsi al mondo. Un’occasione di greenwashing, per rimanere in un lessico ambientale. Chi meglio di un diplomatico per coordinare questo sforzo, orientato a ripulire un’immagine che anche sotto il versante della tutela del pianeta non è certo delle più limpide? Ti basti pensare che l’Egitto non ha ancora aggiornato i suoi piani di riduzione delle emissioni: avrebbe dovuto farlo entro il 2020, come previsto dall’Accordo di Parigi del 2015.

Devi poi ricordare che l’Egitto ha importantissimi giacimenti di gas naturale (che, come sai, non è una fonte rinnovabile) al largo delle sue coste. Difficilmente dunque durante la Cop27 si schiererà in maniera netta per l’abbandono rapido dello sfruttamento delle fonti fossili e per l’accelerazione della corsa mondiale verso le emissioni zero. Anche in questo senso probabilmente una figura come quella di Fouad poteva essere meno utile rispetto a quella di Shoukry.

Una popolazione disinformata

"Esiste un rischio reale alla Cop27 che il gas naturale venga promosso più che mai come ‘combustibile di transizione'", ha sottolineato a questo proposito Karim Elgendy del think tank britannico Chatham House. “La posizione pro-gas egiziana e il suo disinteresse per la de-carbonizzazione potrebbero dunque minare i risultati di Glasgow e portare a investimenti in combustibili fossili che avranno impatto negli anni a venire".

Da sottolineare infine come l’Egitto sia uno degli stati più scettici, a livello di opinione popolare, verso la crisi climatica. Solo il 26% della popolazione, secondo alcuni studi, la ritiene un’emergenza prioritaria da affrontare. Un segno del fatto che il governo abbia investito ben poche risorse per orientare la cittadinanza in questo senso, probabilmente anche per tutelare la sua industria estrattiva. Un esperto di diplomazia come Shoukry è anche in questo senso una figura più abile a sostenere gli obiettivi egiziani rispetto a una climatologa. Un altro segnale di come, per assurdo ma neanche troppo, la tutela dell’ambiente alla Cop egiziana sarà tutt’altro che l’argomento più importante.