Ci mancava solo il Plastitar… Scoperta una nuova forma di inquinamento alle Canarie

L’Università delle Canarie, la Laguna, ha scoperto che i materiali inquinanti che rilasciamo nell’ambiente non circolano più come entità singole, ma cominciando a “unirsi”. Ecco cos’è il Plastitar.
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Francesco Castagna 15 Giugno 2022

Un po' come tutte le grandi cose, le scoperte più significative avvengono quasi sempre per caso. Questa volta però non c'è nulla di cui gioire. A Tenerife, nelle Canarie, gli scienziati hanno trovato una nuova forma di inquinamento fatta di catrame e microplastiche.

Mentre i ricercatori erano alle prese con le operazioni di pulizie delle coste dell'isola spagnola di Tenerife, sono stati individuati dei mucchi di catrame indurito, misti a piccoli frammenti colorati di plastica. È il Plastitar, come ha deciso di chiamarlo il gruppo di scienziati: una crasi di due parole inglesi "tar", che significa catrame e "plastic", la plastica.

Questo materiale, secondo i ricercatori, ha delle caratteristiche che lo rendono diverso da qualsiasi altra sostanza inquinante. Il dottor Javier Hernández Borges, che ha dato il nome alla nuova sostanza, ha osservato che i materiali dispersi nell'ambiente cominciano a non presentarsi più come singole entità, ma come aggregati: "Ora stanno dando origine a nuove formazioni; in questo caso, una che combina due contaminanti".

Nello specifico, il materiale è composto da catrame, fili di nylon e piccoli pezzi di plastica. Sono due anni che i ricercatori lavorano a questo studio, e le conclusioni che ne derivano è che questa sostanza potrebbe essere estremamente dannosa per le coste. "Una minaccia non valutata", come la descrivono in una ricerca gli studiosi dell'AChem Research Group, il dipartimento dell'Università La Laguna delle Canarie.

Nella ricerca del gruppo del dottor Javier Hernández Borges, pubblicata sulla rivista scientifica Science of The Total Environment, si legge come gli studiosi abbiano ritrovato questo materiale diffuso sulle coste di tutto il mondo, a seguito di rilasci accidentali.

La sostanza si forma attraverso una parziale solidificazione e evaporazione sulle rocce costiere. Si tratta di processi che danno origine a una struttura solida che si agglomera con altri materiali, in questo caso le microplastiche, ma i ricercatori affermano di aver trovato anche esempi di materiale mischiato a legno, vetro, sabbia e rocce.

Secondo gli studiosi "La combinazione di due contaminanti marini ampiamente conosciuti (plastica e catrame) ha un impatto visivo negativo nell'ambiente costiero roccioso e potrebbe rappresentare una minaccia non valutata per la sua conservazione".