I buoni motivi per mangiare bene non mancano mai. Un'alimentazione sana ed equilibrata è infatti una potente arma di prevenzione. Quando, poi, si convive con una patologia, prestare attenzione a quello che si mette nel piatto può essere ancora più importante. Fra i vari regimi alimentari messi a punto per gestire malattie specifiche c'è la dieta Swank, che potrebbe esserti stata proposta se hai ricevuto una diagnosi di sclerosi multipla. Scopriamo come funziona e quali sono i principi alla sua base.
La sclerosi multipla è una patologia autoimmune caratterizzata dal danneggiamento dei nervi. La sua causa esatta è sconosciuta, ma si sa che interagendo con i geni e altri fattori ambientali anche l'alimentazione può contribuire al suo sviluppo. In particolare, l'obesità infantile è associata proprio a un aumento del rischio di sclerosi multipla.
Ma non finisce qui, perché l'alimentazione può influenzare anche il decorso della malattia. Ancora una volta, il peso corporeo gioca la sua parte. In particolare, mentre un indice di massa corporea elevato è associato sia all'aumento del rischio di sviluppare una disabilità sia a quello di riacutizzazioni della malattia, un lieve sottopeso sembra favorire esiti migliori. L'obesità è associata anche alla riduzione del volume cerebrale dopo la diagnosi; per questo, e per tutte le associazioni elencate fino a qui, per combattere la sclerosi multipla è bene evitare il forte eccesso di peso sia nell'infanzia sia durante l'adolescenza e da giovani adulti.
I meccanismi alla base del legame tra alimentazione e sclerosi multipla sarebbero più d'uno. Oggi si ipotizza che la qualità dell'alimentazione possa influenzare il decorso della malattia riducendo i livelli di infiammazione in almeno due modi: agendo sui geni o modificando la composizione della popolazione di microbi che vive nel nostro intestino. Inoltre le abitudini alimentari potrebbero influenzare i livelli dei nutrienti necessari per la salute dei nervi (che come abbiamo detto sono i bersagli della malattia).
Fra le dietoterapie più seguite da chi convive con la sclerosi multipla c'è proprio la dieta Swank. Messa a punto più di 70 anni fa dal medico da cui prende il nome, questo regime alimentare punta il dito contro i grassi, in particolare quelli contenuti nella carne e nei latticini, il cui consumo è stato associato a una maggiore incidenza di questa malattia e a un aumento del rischio di riacutizzazioni. Secondo Swank a entrare in gioco nello sviluppo della malattia sarebbe lo stato di salute dei vasi sanguigni; da questo punto di vista, la sua dieta aiuterebbe a contrastare quell'accumulo di colesterolo nella parete delle arterie che minaccia la salute cerebrovascolare.
Si tratta quindi di una dieta a basso contenuto di grassi in cui viene posta particolare attenzione a ridurre il consumo dei cosiddetti grassi saturi (di cui sono ricchi soprattutto cibi di origine animale). In particolare, la dieta Swank prevede di:
Gli alimenti ammessi nella dieta Swank sono molti. In effetti, si tratta di un regime alimentare molto vario che non esclude a prescindere intere classi di alimenti. Solamente durante il primo anno sono proibiti carne di manzo e di maiale, frattaglie, carne avicola scura (per esempio l'oca e la faraona) e la pelle del pollame, in quanto fonti di dosi elevate di grassi saturi.
Infine:
La teoria di Swank secondo cui la sclerosi multipla dipenderebbe da un problema ai vasi sanguigni sembra trovare riscontro da studi secondo cui malattie vascolari e livelli elevati colesterolo totale e trigliceridi sono associati a disabilità più gravi, mentre livelli più elevati di colesterolo “buono” sono associati a minori disabilità. Inoltre dati raccolti dallo stesso Swank tra il 1953 e il 2003 monitorando lo stato di salute di pazienti con sclerosi multipla che hanno seguito il suo regime alimentare a basso contenuto di grassi hanno fatto emergere i possibili benefici della sua dieta. Gli effetti osservati includono una riduzione della frequenza e della gravità delle riacutizzazioni della malattia. Purtroppo, però, i pazienti con disabilità in fasi più avanzate o con malattia in progressione tendono a continuare a peggiorare.
Tuttavia, gli studi condotti da Swank hanno dei limiti, come il fatto di non aver previsto dei gruppi di controllo (pazienti che non seguivano la dieta) e una procedura standardizzata per la valutazione dei partecipanti. Per questo ancora oggi non si ritiene che le prove dei suoi benefici siano sufficienti a decretarne l'efficacia. Di certo, se convivi con la sclerosi multipla fai bene a volerti garantire un'alimentazione adeguata alla tua condizione. La scelta migliore che puoi fare è affidarti a un esperto di nutrizione, con cui puoi eventualmente discutere anche dell'opportunità di tentare la strada della dieta Swank.
Devi poi ricordare che l'approccio del dottor Swank non prevede solo di curare la propria alimentazione, ma anche un riposo adeguato (con una pausa di 30-120 minuti durante la giornata), la riduzione dello stress e cercare di mantenersi positivi. Da questo punto di vista potrebbe esserti utile abbinare la dieta ad approcci come la mindfulness o altre strategie per ridurre lo stress.