Come funziona lo stoccaggio di gas e dove si trovano i depositi in Italia

Come funziona nella pratica lo stoccaggio del gas, dove sono i depositi per immagazzinarlo, quanto metano possono conservare? Trovi tutte le risposte a queste domande in questo articolo, che si occupa di uno dei temi al centro dei pensieri di tutta ll’Unione Europea. Soprattutto in vista del prossimo inverno, quando un eventuale stop russo alle esportazioni di gas (oppure, al contrario, un embargo deciso in sede europea nei confronti del metano di Mosca) potrebbe avere serie conseguenze sulla nostra sicurezza energetica.
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Michele Mastandrea 5 Maggio 2022

La scelta politica di rendersi indipendenti dal gas russo sta portando l‘Italia, come tutti i Paesi in Europa, a dover far fronte a un problema importante: quello dello stoccaggio di gas. Si tratta, lo intuirai facilmente, di come e quanto conservare il gas necessario per fare fronte a qualsiasi eventuale mancanza. Come quella, sempre più ipotizzabile in futuro, se la guerra proseguirà, del metano di Mosca.

Durante l'anno, l'acquisto di gas è infatti continuo: quello che non viene utilizzato viene immagazzinato. Una scelta necessaria al fine di garantire la sicurezza e la continuità delle forniture, oltre che a non farsi trovare impreparati in caso di particolari picchi di domanda. In questo articolo proverò allora a spiegarti in parole semplici cos'è lo stoccaggio di gas, dove sono i depositi e quanto gas possono conservare.

Definizione

In poche parole, lo stoccaggio è il deposito, all'interno di strutture presenti nel sottosuolo, di gas prelevato dalla rete di trasporto nazionale. Stando alla definizione più tecnica che ne dà il sito del Ministero della Transizione Ecologica, "lo stoccaggio di gas naturale in sotterraneo è un processo che consiste nell’iniezione di gas naturale nella roccia porosa di un giacimento esaurito che già lo conteneva, riportando quindi il giacimento, in una certa misura, al suo stato originario".

I depositi sono dunque luoghi che vengono considerati particolarmente sicuri per lo stoccaggio, proprio perché già in passato ospitavano giacimenti. E che presentano dunque le caratteristiche geologiche ideali a contenere il metano all'interno di una sorta di "trappola", da cui non può uscire. Il gas può però essere conservato anche all'interno di depositi metallici artificiali, o temporaneamente nei rigassificatori. Queste, come ti avevo raccontato in passato, sono le navi metaniere che contengono gas naturale liquido (gnl): il quale può essere poi in base alle esigenze riportato alla forma gassosa e poi inserito nel circuito di distribuzione.

Il gas viene stoccato infatti per poi essere eventualmente reimmesso nella rete, sulla base delle esigenze del mercato, oppure per sopperire a carenze improvvise. Quelle a cui ci si sta preparando in seguito alla condizione attuale di guerra: il piano europeo RepowerEu prevede infatti, entro il primo ottobre di ogni anno, l'obbligo di riempire almeno al 90% i depositi.

Dove sono i centri di stoccaggio

Ma dove si trovano questi centri per lo stoccaggio in Italia? Gestiti dalla Stogit, società controllata da Snam, sono in totale nove, tutti interconnessi con la rete nazionale.

Sono a Bordolano (Cremona), Brugherio (Monza e Brianza), Cortemaggiore (Piacenza), Montalfano (Chieti), Minerbio (Bologna), Ripalta Cremasca (Cremona), Sabbioncello (Ferrara), Sergnano (Cremona) e Settala (Milano). Altri tre centri sono gestiti invece dalla società Edison, e si trovano a Cellino (Teramo), Collalto (Treviso) e San Potito e Cotignola (Ravenna).

Quanto gas possono conservare

I depositi gestiti da Stogit possono assicurare lo stoccaggio di circa 17 miliardi di metri cubi di gas, comprensivi della cosiddetta "riserva strategica", pari a 4,5 miliardi di metri cubi utilizzabile solo in caso di via libera da parte del Ministero dello Sviluppo Economico. I tre gestiti da Edison aggiungono inoltre un altro miliardo di metri cubi al conto totale. In questo modo garantiscono i consumi per al massimo quattro mesi.

Ovviamente, l'utilizzo di queste riserve in caso di mancanza di nuove forniture dipende da molti altri fattori, in particolare dal periodo dell'anno. In inverno si può infatti consumare gas anche quattro volte in più rispetto al periodo estivo. Questa variabilità dei consumi influenza il cosiddetto "ciclo di stoccaggio", quello per cui in estate si realizza l'immagazzinamento del gas e in inverno la sua erogazione, attraverso fasi di iniezione nel sottosuolo e di re-iniezione nella rete nazionale di gasdotti.

Le sfide poste dalle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, in caso di ipotetico stop alle forniture, rischia dunque di agire duramente su questa organizzazione logistica, minacciando la nostra sicurezza energetica. Un problema che si prova a risolvere, da parte dell'Italia e della Ue, attraverso la diversificazione dei fornitori di gas naturale. Ma che dovrebbe essere affrontato, sempre più urgentemente, con la riduzione della quota di gas utilizzata per i consumi, da sostituire con l'aumento di quella prodotta dalle fonti rinnovabili.

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