Come i ragazzi raccontano l’Hiv e la prevenzione: messaggi chiari, diretti e senza inutili censure

Brevi video, poster pubblicitari o persino fumetti per spiegare ai loro coetanei cosa sia l’Hiv e come si possa prevenire. Nel pieno dell’emergenza Covid ci stiamo dimenticando di altre malattie, anche gravi, che purtroppo non sono scomparse. Ed è emblematico che questo progetto coinvolga tre scuole di Bergamo, la città più colpita dal Coronavirus.
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Giulia Dallagiovanna 27 Maggio 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Senza censure e con messaggi brevi, ma efficaci. Così i ragazzi vogliono parlare di Hiv e di prevenzione. E si rivolgono direttamente ai loro coetanei, con linguaggi più vicini al loro mondo. Gretel Martinelli, della 5A dell'Istituto Tecnico Caterina Caniana di Bergamo, ad esempio, mette in fila una serie di slip per ricordarci che siamo tutti uguali e il virus non fa distinzioni né di provenienza, né di ceto sociale. Alessia Mirisola, della stessa classe, invece, fa indossare un preservativo a tre edifici famosi, perché non ha importanza dove siamo o con chi: è sempre fondamentale ricordarsi di proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili.

Assieme ad altri due istituti della stessa provincia, le classi hanno partecipato a un percorso formativo sul tema messo a punto dalla Comunità Emmaus all'interno del progetto Bergamo Fast Track City, che inserisce la città in una rete internazionale.

"Il Covid-19 ha già provocato più di 300mila morti e giustamente è diventato un'emergenza mondialeci spiega Paolo Meli, coordinatore dell'area AIDS per la Comunità Emmaus. – Non dobbiamo però dimenticarci che la Sindrome da immunodeficienza acquisita è all'origine di circa 700mila decessi ogni anno, soprattutto nei Paesi più poveri".

Nel pieno di una pandemia si rischia di dimenticare tutte quelle altre malattie, anche molto gravi, che continuano a esistere e a circolare tra la popolazione. Ed è importante sottolineare come questo messaggio parta proprio da Bergamo, la città italiana colpita più duramente dal SARS-Cov-2.

Ogni anno muoiono circa 700mila persone a causa dell'Aids

"Eravamo già a buon punto del percorso formativo in alcune di queste scuole, quando tutto è stato interrotto dall'arrivo del virus – prosegue Meli. – Ma gli insegnanti e i ragazzi erano interessati a riprendere il progetto e si sono aggiunti anche altri istituti. Volevano inserire la vita reale all'interno della riorganizzazione della didattica che l'emergenza ha reso necessaria. Così abbiamo cominciato a lavorare a distanza. All'inizio eravamo preoccupati per l'assenza di contatto visivo o della presenza fisica, invece ci siamo accorti che gli studenti ci seguivano con la stessa partecipazione".

E forse la ragione è che hanno voglia di parlarne finalmente in modo libero, chiaro e senza troppi giri di parole. Sono lontani insomma i tempi in cui il termine profilattico sembrava venir censurato nella radio pubblica per paura di offendere la sensibilità degli ascoltatori. I ragazzi oggi raccontano come si prevenga il contagio attraverso brevi video in cui si ricorda che si può avere una vita normale, storie d'amore e rapporti sessuali compresi, anche se si è sieropositivi. Come quello ideato da Giorgio Ferrari, della 5AT, che sottolinea il risultato più importante della terapia antiretrovirale e la ragione per cui sottoporsi al test convenga sempre. O, ancora, il fumetto di Miriam Ceribelli che rappresenta l'Hiv come un gigantesco insetto, reso piccolo e inoffensivo proprio dai farmaci.

Di lavori così ne sono arrivati un centinaio. Sono stati selezionati i 60 più originali e oggi fanno parte di un concorso dove è il pubblico stesso a votare per eleggere il vincitore. Più avanti verranno usati per costruire una campagna informativa destinata ai ragazzi e una mostra itinerante che verrà istallata all'interno delle scuole. Un'occasione per creare incontri e dibattiti, resi più facili e spontanei proprio dal fatto che nascono tra persone della stessa età.

Fonte| Bergamo Fast Track City

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