Inizia la Cop27: sarà a Sharm el-Sheikh che si deciderà il futuro del nostro Pianeta?

Cosa si deciderà in questa edizione della Conferenza delle Parti? Tra grandi assenti e altrettanto grandi sfide le Nazioni Unite dovranno chiudere questo evento con una risposta seria contro il riscaldamento globale.
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Francesco Castagna 6 Novembre 2022

Partono oggi, 6 novembre 2022, i lavori per la Cop27, la Conferenza delle Parti che quest'anno avrà luogo a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Sono tanti i leader internazionali attesi, tra cui anche la nostra neo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che parteciperà per la prima volta nelle vesti di capa del governo a uno dei suoi primi eventi internazionali di grande importanza.

Durante l'evento, che durerà dal 6 al 18 novembre 2022, si discuterà di diversi temi che ti avevamo già accennato: il fondo Loss and Damage, il pacchetto Fit for 55 e gli accordi di Glasgow. Ma si parlerà anche dei sei indicatori dell'emergenza climatica, di finanza sostenibile e di revisione dei sistemi alimentari.

Sembra che tutto ciò che interessi al futuro del Pianeta sia al momento tra gli intenti degli organizzatori di questa Cop. A imporci una riflessione seria sul bene del Pianeta è il clima. Come ha reso noto di recente l'IPCC, i governi internazionali non stanno facendo abbastanza per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, gli accordi presi durante la scorsa conferenza di Glasgow risultano molto timidi. E comunque, siamo ben lontani dagli obiettivi previsti dagli accordi di Parigi sul contenere l'aumento della temperatura entro 1,5°C.

Quest'anno il presidente dell'IPCC, Hoesung Lee, interverrà alla cerimonia di apertura della COP27 il 6 novembre. L'organismo intergovernative sarà presente anche per fornire contributi scientifici a diversi eventi ufficiali chiave dell'UNFCCC.

Quest'anno le Nazioni Unite dovranno dimostrare di saper rispettare gli accordi presi negli anni precedenti, ma anche di stringerne nuovi, stavolta più coraggiosi. Ruolo dell'Egitto sarà invece dimostrare di poter ospitare eventi internazionali di tale portata.

La conferenza dei giovani

In attesa dell'inizio della Cop27 si è tenuta la Conferenza dei giovani sul cambiamento climatico, un'occasione per coinvolgere tutte le fasce della società civile. Ai giovani infatti quest'anno è dedicato un intero padiglione.

"I giovani sono il piano A e l'unico piano in questo momento così difficile, e la loro voce è necessaria per lottare contro i passi indietro, i ritardi o la subordinazione dell'azione per il clima", ha dichiarato il Presidente della Cop27, Wael Aboulmagd.

Ma di cosa si è discusso in occasione di questo pre-evento? Il risultato principale del COY17 è la Dichiarazione globale dei giovani. Si tratta di un testo completo che fornisce le indicazioni dei giovani  ai leader mondiali sulle politiche da attuare e le decisioni da prendere per fare passi in avanti sulla lotta al riscaldamento globale.

Questo è anche il primo anno in cui manca la presenza di Greta Thunberg. L'attivista svedese questa volta non parteciperà in segno di protesta contro i ritardi e le scelte sbagliate dei governi internazionali.

Il discorso di apertura

La Cop27 si apre con il discorso di Alok Sharma, Presidente della 26° Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Uno speech incentrato sui progressi ottenuti grazie alle precedenti Cop, per rispondere a chi ha messo in dubbio l'utilità di questa manifestazione. Chiaramente, come era prevedibile, c'è il riferimento alla guerra in corso, Alok Sharma ha condannato l'aggressione della Russia in Ucraina, ma che nonostante il conflitto ci sono stati importanti progressi sul fronte della transizione energetica.

"C'è molto da fare ancora nei prossimi dieci anni", ricorda Sharma, invitando i leader internazionali ad avere coraggio. È importante trovare delle misure nel breve termine, perché altrimenti -ricorda Sharma– potrebbero verificarsi disastri climatici come quelli accaduti ultimamente in Nigeria e in Pakistan. In ogni caso, Sharma è convinto che la lotta al cambiamento climatico stia accadendo e che, come comunità internazionale, stiamo cambiando e sappiamo come farlo. "Let's make it happen", conclude un Alok Sharma speranzoso, di fronte alla platea di ospiti.

I lavori

Prende la parola, come seconda figura istituzionale a parlare, Simon Stiell, presidente della 26a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il discorso di Stiell si apre con un imperativo "Dobbiamo dimostrare questa volta che siamo in grado di realizzare questa transizione e mantenere l'aumento della temperatura entro 1,5°C". I punti centrali di questa Cop, su cui si dovrà discutere in questi giorni, riguardano le azioni sulla mitigazione degli effetti del riscaldamento globale, i piani di adattamento, una finanza sostenibile e il fondo Loss and Damage. Sulle azioni riguardanti la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico,  Stiell ha ammesso che è necessario costruire dei veri e propri ponti di dialogo, in aree in cui le Nazioni Unite istituzionalmente non sono ancora arrivate.

Sui piani di adattamento al cambiamento climatico invece il discorso si è fatto ancora più serio. La scorsa Cop le nazioni avevano promesso di realizzare un piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Solo 29 Paesi su 194 delle Nazioni Unite lo hanno fatto. 165 Paesi non sarebbero pronti attualmente a rispondere a nuovi disastri climatici. Per questo Stiell ha chiesto di occuparsene in questa occasione, quantomeno gettando le basi di un piano da sviluppare poi nel breve periodo. "Rispettate gli impegni presi", conclude Stiell, rimproverando la platea.

Primo caso diplomatico alla Cop27

Non passa inosservato quello che può essere considerato come un primo momento di tensione alla Cop27. Durante il suo intervento, la delegata dell'Ucraina ha duramente condannato l'aggressione del Cremlino. "La Russia sta distruggendo il popolo ucraino, le città, le infrastrutture e l'identità stessa dell'Ucraina", ha affermato la delegata ucraina, sottolineando che la guerra distrugge l'ambiente e gli ecosistemi e definendo la Russia uno stato terrorista che ha compiuto un'invasione terroristica.

Imbarazzo da parte del delegato della Bielorussia, che doveva intervenire subito dopo di lei, ma si è rifiutato di parlare.

(In aggiornamento)