Coronavirus, in Thailandia chiudono i parchi e adesso l’idea di sfruttare gli elefanti non piace più

Tra gli effetti “positivi” dell’emergenza Covid-19, c’è la chiusura di numerosi parchi dove gli animali venivano sfruttati per l’intrattenimento dei turisti. In Thailandia chiude anche il Maesa Elephant Camp, ma qui questi enormi pachidermi non saranno mai più sfruttati per far divertire il pubblico.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 30 Marzo 2020

Cosa succederà alla fine della pandemia scatenata dal Covid-19? Sono in molti a chiederselo. Alcuni effetti positivi dell’arresto delle attività dell’uomo sull’ambiente sono già sotto gli occhi di tutti: dalla riduzione dell’inquinamento in aree considerevolmente industrializzate come la Cina o il Nord Italia, al ritorno di alcune specie animali in quello che era il loro habitat naturale.

Allo stesso modo, gli "effetti positivi" del coronavirus sono arrivati anche in Thailandia dove a Chiang Mai, il Maesa Elephant Camp ha appena chiuso i battenti a causa della pandemia. Qui sono 78 gli elefanti che venivano utilizzati come attrazione turistica, costretti a esibirsi in spettacoli di intrattenimento e a trasportare i turisti su enormi sedili in legno e metallo che venivano loro legati sulle spalle.

La buona notizia è che anche una volta terminata l’emergenza coronavirus, gli elefanti non torneranno a quella che era la loro vita precedente. Rimarranno all’interno del Maesa Elephant Camp, ma i turisti si limiteranno a osservarli nel loro habitat naturale.

La volontà di cambiare il destino di questi animali è espressa chiaramente da Anchalee Kalampichit, direttore del parco e figlia del suo fondatore, che in un’intervista rilasciata recentemente all'Independent ha dichiarato: “Da quando siamo entrati nel business nel 1976, cavalcare gli elefanti è sempre stata l'attività preferita dei turisti. Ma poiché il coronavirus si è diffuso, ci sono stati meno turisti e alla fine il governo ci ha ordinato di chiudere, quindi abbiamo rimosso le carrozze e liberato gli elefanti. Non abbiamo in programma di rimetterle, anche se potremmo. Vogliamo cambiare lo stile del luogo. Daremo il benvenuto ai turisti insegnando loro a conoscere gli stili di vita degli elefanti in modo naturale, senza sfruttarli”.

Il governo finora si è espresso solo per la chiusura dei parchi in Thailandia come conseguenza della mancanza di turisti, ma sarebbe fondamentale che offrisse anche un sostegno finanziario per garantire il sostentamento degli animali, perché molti di essi rischiano di essere abbandonati o di essere venduti illegalmente.

Attualmente i proprietari del parco devono sostenere le spese mensili per la cura degli animali e per pagare gli stipendi per i trecento addetti del personale, un costo che ammonta a 5 milioni di baht (156mila euro circa ).