Via al summit globale sul tabacco, il dottor Gallus: “La scienza non ha dubbi sugli effetti negativi per la salute ma temo non verrà ascoltata”

Da oggi fino al 10 febbraio, a Panama, va in scena la Cop10 per il controllo del tabacco a cui, tra gli oltre 180 paesi coinvolti, parteciperà anche l’Italia. Cosa dobbiamo aspettarci? L’augurio degli esperti è che e-cig e prodotti contenenti nicotina vengano equiparati alle sigarette tradizionali da un punto di vista fiscale e regolatorio anche se gli interessi in ballo, purtroppo, rischiano di minare questo sogno.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Febbraio 2024
* ultima modifica il 05/02/2024
In collaborazione con il Dott. Silvano Gallus Ricercatore Airc e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano

Difficile dire se ci sarà mai un mondo senza tabacco. O uno in cui sarà chiaro a tutti ciò che dice la scienza, e cioè che i prodotti figli di quest’industria non fanno poi così bene alla nostra salute.

Per alcuni è un sogno e parte delle speranze di raggiungerlo sono aggrappate alla Cop10, ovvero la Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro per il controllo del tabacco che oggi prende avvio a Panama.

Alla stregua della Cop28, si tratta di un incontro internazionale che indirizzerà tutte le proprie forze a trovare un modo per tutelare la salute pubblica dai danni provocati dai prodotti a base di tabacco.

Fino al 10 febbraio i 183 paesi coinvolti – Italia e Unione Europea comprese – confronteranno dati e prove scientifiche per parlare di quello che potrebbe (o dovrebbe) essere il destino delle sigarette tradizionali, di quelle elettroniche e dei prodotti a tabacco riscaldato.

Cosa dobbiamo aspettarci, dunque? Provando a sbirciare nel futuro, i condizionali sono d’obbligo, così come anche un po’ di amaro scetticismo: dalla COP10 molto probabilmente non arriverà la svolta che tutti vorremmo.

Ne è convinto il dottor Silvano Gallus, ricercatore Airc e responsabile del Laboratorio di Epidemiologia degli Stili di Vita all’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano: sebbene ciò che dovrebbe essere deliberato sulla base dell’evidenza scientifica è chiaro e già noto, con molta probabilità non verrà ascoltato.

“La scienza indipendente non ha tanti dubbi: nella vita reale, i prodotti dell’industria del tabacco come le sigarette elettroniche e quelli a tabacco riscaldato non aiutano a smettere di fumare ma al contrario incentivano la diffusione di nicotina e conseguentemente di sigarette tradizionali, soprattutto tra i più giovani” ha spiegato il dottor Gallus.

Il riferimento, tra gli altri, è anche ai dati raccolti dallo studio che aveva coordinato a livello italiano, i cui dati raccolti su una coorte di oltre 3mila pazienti monitorati per più 7 mesi avevano dimostrato che le e-cig e i prodotti a tabacco riscaldato sono una minaccia per il controllo del tabagismo e la salute pubblica.

Il problema è che intorno a questi prodotti ci sono interessi economici importantissimi che rischiano di minare quelle speranze che, come ti accennavo all’inizio, sono aggrappate alla Cop10. “Non potendo investire in pubblicità, perché teoricamente vietata, l’industria del tabacco investe capitali ingenti in azioni di lobbying. Ed è in occasione delle Cop della Convenzione quadro sul controllo del tabagismo (FCTC) che le azioni di lobbying delle compagnie del tabacco si fanno più frequenti e insistenti”. 

In effetti, a Panama si dovrebbe davvero decidere il futuro di sigarette elettroniche e tabacco riscaldato e conseguentemente del futuro dei loro produttori ma a quei tavoli, ha spiegato il ricercatore, non sono invitati gli scienziati e gli esperti di controllo del tabagismo indipendenti, ma i delegati dei ministeri dei governi che hanno sottoscritto la FCTC.

Per l’Italia ci dovrebbero esserci delegati di tre ministeri che sono in qualche modo favorevoli alle iniziative dell’industria del tabacco – ha continuato il ricercatore del Mario Negri – Il ministero dell’economia, quello dello sviluppo economico e quello dell’agricoltura. Il primo riceve intorno ai 13 miliardi di euro all’anno in accise dall’industria del tabacco e non ha alcuna intenzione di privarsene. Quello dello sviluppo economico ha recentemente concluso diverse operazioni in particolare con Philips Morris mentre quello dell’agricoltura ha già siglato convenzioni per vendere tutto il tabacco che coltiveremo nei prossimi anni”.

Come privare le già flebili fiammelle di speranza dell’ossigeno per sopravvivere, insomma. “L’ultimo baluardo di speranza dovrebbe essere il ministero della Salute, ma abbiamo visto cosa è successo dopo che il Ministro Schillaci come prima cosa appena entrato in carica ha puntato il dito contro il problema del tabacco. È calato il silenzio e niente è più stato detto, figuriamoci fatto”.

Il dottor Gallus si aspetta che alla Cop10 di Panama l’Italia si opporrà a tutte le decisioni dell’Oms e che sarà dunque dalla parte dell’evidenza scientifica. Chi è davvero indipendente non ha dubbi su cosa si debba fare. Ma noi siamo indipendenti? 

“Probabilmente no – commenta con amarezza – Sembra che anche il nostro paese abbia ceduto alle lusinghe dell’industria del tabacco. Basti guardare al Global Tobacco Industry Interference Index: Italia e Romania sono i peggiori paesi dell’Unione Europea con la più alta interferenza dell’industria del tabacco a livello governativo”.

Tornando alla domanda iniziale, che cosa dobbiamo aspettarci dalla Cop10, capisci insomma perché condizionali e sfiducia purtroppo pervadono le parole degli esperti come il dottor Gallus.

L’augurio – o la speranza, appunto – è che possa configurarsi un esito simile a quello registrato con l’accordo storico ratificato dopo la Cop28 e che dunque si possa arrivare ad un testo finale in cui le sigarette elettroniche e tutti gli altri prodotti contenenti nicotina vengano equiparati alle sigarette tradizionali da un punto di vista fiscale e regolatorio. “Temo però che non sarà così facile. Gli interessi in gioco sono troppo grandi”.

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