Cosa prevede l’accordo tra Italia e Algeria sul gas, e perché non convince su indipendenza energetica e transizione ecologica

Italia e Algeria hanno firmato ieri un accordo per aumentare le importazioni italiane di gas dal paese nordafricano. Previsti 9 miliardi di metri cubi in più entro il 2024. L’intesa serve a ridurre la dipendenza dalla Russia, ma finisce per crearne una nuova verso Algeri. Inoltre, va in direzione opposta alla politica energetica necessaria alla riduzione delle emissioni di CO2.
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Michele Mastandrea 12 Aprile 2022

Fino a nove miliardi di metri cubi aggiuntivi di gas ogni anno, ma solo dal 2024. Anche se già il prossimo inverno "arriveranno 3 miliardi di metri cubi in più", come dichiarato dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Il combustibile sarà trasportato in Italia tramite il gasdotto TransMed, che dal 1983 collega l'Algeria alle coste siciliane.

Questo, devi sapere, è l'esito del viaggio in Algeria del premier Mario Draghi e dei Ministri Luigi Di Maio (Esteri) e Roberto Cingolani (Transizione Ecologica), che ha portato alla firma di diversi accordi con il Presidente della Repubblica algerina, Abdelmadjid Tebboune. Presente all'incontro anche l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, che aveva preparato negli scorsi mesi la parte dell'intesa relativa al gas attraverso colloqui continui con la Sonatrach, omologa dell'Eni nel paese nordafricano.

I due governi hanno firmato una Dichiarazione d'Intenti che insiste sulla cooperazione bilaterale in ambito energetico. Questa intesa si aggiunge e amplia dunque l'accordo tra Eni e Sonatrach per fare crescere le esportazioni di gas verso l'Italia. Verrà così portata al massimo la capacità di gas trasportabile dal TransMed (30 miliardi di metri cubi annui).

L'accordo servirà anche a centrare l'obiettivo futuro di stoccare almeno al 90% i depositi di gas in vista dell'inverno, come da indicazioni europee, e di sostituire circa un terzo delle importazioni annuali dalla Russia. "Il governo vuole difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto", ha affermato il premier Draghi commentando l'intesa. Va segnalato però come resti un problema di fondo, di cui non faticherai ad accorgerti: aumentare la dipendenza da altri Paesi non va in direzione dell'indipendenza energetica. Piuttosto, sostituisce una dipendenza con un'altra.

L'Algeria vendeva già al nostro Paese il 31% delle sue importazioni di gas, quota seconda solo a quella dalla Russia di Vladimir Putin. Ora diventerà il nostro primo fornitore in termini assoluti, cosa che non succedeva dal 2010. Inoltre, aumentare le forniture dall'Algeria, ma in futuro anche da Paesi come Qatar, Congo, Angola, Mozambico ed Azerbaijan – non certo esempi di rispetto dei diritti umani, e situati in aree politicamente non certo stabili – sembra un controsenso. Da segnalare come la stessa Algeria non abbia votato in sede Onu per la condanna dell'invasione russa dell'Ucraina.

Inoltre, l'accordo non va in direzione della necessaria transizione ecologica, che prevede un abbassamento immediato delle emissioni di CO2 e un raggiungimento del loro picco non oltre il 2025, come affermato anche dall'ultimo Rapporto Ipcc. "L'Italia è pronta a lavorare con l'Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde. Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione", ha aggiunto Draghi. Tradotto, l'Italia aiuterà Algeri a sviluppare impianti di produzione di energia rinnovabile, al fine di "liberare" e importare ulteriori quote di gas attualmente consumato dagli algerini. Un altro controsenso su cui riflettere.