“Tagliare del 43% le emissioni di CO2 entro il 2030 per rispettare gli Accordi di Parigi”: cosa dice la terza parte del Sesto Report Ipcc sui cambiamenti climatici

Speranza e allarme si fondono nell’ultimo report dell’Ipcc sui cambiamenti climatici. Focalizzato sulle strategie da mettere in campo per ridurre le emissioni di CO2, il report afferma che è possibile centrare obiettivi importanti se agiamo subito sui principali settori della nostra società: industria, energia, edilizia, trasporti, consumo di suolo. Possiamo ancora invertire la rotta: ma serve agire in fretta.
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Michele Mastandrea 4 Aprile 2022

"I prossimi anni sono critici: limitare il riscaldamento a circa 1,5 gradi implica raggiungere il picco di emissioni globali di gas serra al più tardi entro il 2025, e che le emissioni si riducano del 43% entro il 2030". Questa che hai appena letto è forse la frase più significativa della terza parte del Sesto Rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) sui cambiamenti climatici. "Anche se faremo questo, è quasi inevitabile che supereremo temporaneamente questa soglia di temperatura. Ma potremo tornare al di sotto di essa entro la fine del secolo", hanno spiegato inoltre i partecipanti ai lavori.

Questa parte del report dell'Ipcc, sulle cui raccomandazioni si basano anche le politiche globali orientate alla transizione ecologica, si concentrava sulle strategie di mitigazione del Climate Change. Ovvero su come ridurre a livello mondiale le emissioni climalteranti, al fine di mantenere il riscaldamento globale su livelli tollerabili per la vita sul pianeta.

Le due precedenti parti riguardavano invece l‘analisi a livello scientifico del riscaldamento globale e le misure necessarie per adattarsi al riscaldamento globale. Per quanto riguarda invece il tema della mitigazione, devi sapere che si trattava di un report particolarmente atteso, anche perché la sua importanza a livello scientifico e politico è molto rilevante.

Non a caso, per giungere a un accordo sul testo finale gli scienziati e i delegati dei 195 governi che fanno parte dell'Ipcc hanno dovuto prendersi più tempo, facendo slittare anche la conferenza stampa di presentazione di qualche giorno. Una sintesi finale delle varie parti del Rapporto avrà infatti un ruolo di "punto di partenza" per i lavori della prossima Cop27 di Sharm El-Sheikh, in programma a novembre.

I temi del Report

Il report si è concentrato su temi scientifici, tecnologici e politici.  Tra le considerazioni più rilevanti, quella per cui con le giuste politiche dal punto di vista ambientale, potremmo arrivare a una riduzione delle emissioni di CO2 tra il 40 e il 70% da qui al 2050. La limitazione del riscaldamento globale richiederà però "importanti transizioni nel settore energetico, con riduzione dei combustibili fossili e più fonti alternative, elettrificazione diffusa, più efficienza energetica", ha spiegato il copresidente del gruppo di lavoro III dell'Ipcc Priyadarshi Shukla. Che non ha parlato dunque apertamente di abbandono senza se e senza ma delle fonti fossili: probabilmente sulla spinta dei delegati di Paesi grandi produttori di petrolio come l'Arabia Saudita.

Negli ultimi anni, in particolare dal 2010 al 2019, spiega il Rapporto, le emissioni hanno raggiunto i livelli più alti nella storia. Eppure, si sono verificate anche diminuzioni importanti, fino all'85%, dei costi dell'energia solare ed eolica, così come delle batterie per i veicoli elettrici. Inoltre, sempre più politiche e leggi hanno permesso grandi passi avanti in termini di efficienza energetica, riducendo i tassi di deforestazione e accelerando fortemente la diffusione delle energie rinnovabili. Numerose città e regioni hanno inoltre fissato importanti obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni.

Servono cambiamenti radicali

Cambiamenti profondi nelle politiche pubbliche e negli stili di vita personali, processi produttivi basati su riciclo e riuso, così come stravolgimenti nell'organizzazione della vita nelle città – ad esempio una forte spinta alla mobilità elettrica – possono portare a enormi risparmi in termini di tutela del pianeta. Eppure, dirlo non è abbastanza: serve agire.

Molto duro è stato per questo motivo il commento al report del Segretario dell'Onu Antonio Guterres, per cui il mondo "è sull'orlo di un disastro climatico" e per cui il report "è una litania di promesse non mantenute sul clima", promesse fatte da "alcuni governi e leader di aziende che dicono una cosa e ne fanno un'altra".

Tra speranza e allarme

Insomma, la sintesi del Rapporto è che serve accelerare rapidamente sulla strada della transizione ecologica, prendendo in considerazione tutti gli aspetti: energia, industria, agricoltura, uso del suolo, edilizia e trasporti. "Senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni di Co2 in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi è impossibile", ha aggiunto Hoesung Lee, presidente dell'Ipcc. Per cui "l'evidenza è chiara: il momento dell'azione è adesso. Possiamo dimezzare le emissioni entro il 2030 e abbiamo opportunità in tutti i campi, dalle città, all'industria, all'agricoltura".

Per Hoesung Lee, ad ogni modo, non c'è da essere del tutto catastrofisti: "Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento globale", ha aggiunto. Insomma, il report contiene al suo interno elementi di speranza e allarmi importantissimi. Senza azioni immediate, centrare gli obiettivi di Parigi sarà impossibile e il riscaldamento globale avrà conseguenze durissime sul pianeta. Le soluzioni per invertire la rotta, spiegano però gli scienziati, esistono: serve solo applicarle.