Per molti, la Cop26 dello scorso novembre 2021 è stata un vero e proprio fallimento. Ti abbiamo già parlato di come il trattato finale del confronto, il ‘Patto di Glasgow‘, sia stato in effetti molto deludente. Il giudizio non cambia se ripensi al durissimo attacco ai partecipanti di Greta Thunberg, per cui durante l'evento si era fatto solo del “bla,bla,bla”. Oppure se guardi il video in cui Alok Sharma, presidente dell'evento di Glasgow, trattiene a stento le lacrime durante la conferenza stampa finale. Sotto accusa soprattutto la decisione dei 196 Paesi partecipanti di voler ‘ridurre‘ piuttosto che ‘eliminare' l'uso del carbone su scala globale. Un compromesso su uno dei combustibili fossili più inquinanti, diventato simbolo in negativo del meeting.
Il problema di questi passi indietro è che la situazione del pianeta richiede di agire subito. L'ultimo rapporto dell'Ipcc sui cambiamenti climatici ti spiega molto bene perché in mancanza di politiche immediate lo scenario diventerebbe allarmante. L'aumento della temperatura globale, anche se solo di frazioni di grado, minaccia la sopravvivenza della vita sul pianeta, riducendo via via la nostra capacità di adattamento. In gioco c'è la stessa sopravvivenza delle città costiere di regioni come quella del Mar Mediterraneo. Su cui si affaccia anche l'Egitto, Paese ospitante della prossima edizione della Conferenza, la Cop27, in programma nella nota località turistica egiziana di Sharm El-Sheikh dal 7 al 18 novembre 2022.
I rischi per il Mediterraneo li ha spiegati bene a Ohga anche Piero Lionello, docente di oceanografia e fisica atmosferica all'Università del Salento, tra i curatori di alcuni capitoli dell'ultimo rapporto Ipcc: "Il Mediterraneo è un’area critica, sia dal punto di vista dei cambiamenti climatici, sia da quello dell’esposizione a rischi per la salute, per l’agricoltura, per gli ecosistemi. La vulnerabilità di molte delle società che lo abitano è alta". Per Lionello l'Egitto stesso corre seri rischi: "Il delta del Nilo è un'area particolarmente sensibile. Ci sono insediamenti importanti in prossimità del livello del mare, zone ad alto valore economico che senza precise strategie di adattamento rischiano di venire letteralmente sommerse".
Ma non tutti giudicano del tutto negativo l'esito della Cop26. Per la prima volta, afferma l'Ispi, è stato inserito un impegno globale alla de-carbonizzazione, seppure al ribasso. Inoltre, per l'Agenzia Internazionale dell'Energia i governi hanno preso impegni che, se rispettati, ‘limiteranno' il riscaldamento globale a 1,8 gradi entro fine secolo. Un obiettivo insufficiente, soprattutto alla luce dell'Accordo di Parigi del 2015 che imponeva di rimanere al di sotto degli 1,5 gradi. Ma che può essere la base per nuovi interventi.
La Cop27 sarà il momento per annunciarli, questi interventi. In Egitto dovranno infatti essere aggiornati gli impegni dei governi sulla riduzione delle emissioni, come deciso a Glasgow. Occhi puntati soprattutto su Cina e India, che hanno finora dichiarato tempi molto lunghi per la loro transizione energetica. La speranza è che accelerino sulla tabella di marcia, anche se alcuni segnali da parte dell'Egitto, a partire dalla scelta del Presidente dell'evento, non fanno ben sperare. E il comportamento della Russia, uno dei principali Paesi in termini di emissioni e di esportazione di combustibili fossili, al momento è ovviamente impronosticabile.
Alla Cop27 si spera poi sarà finalmente stanziato dai Paesi più ricchi il fondo da 100 miliardi annui in sostegno alle nazioni in via di sviluppo. Fondi su cui si trovò l'accordo addirittura nel 2009, alla Cop15 di Copenhagen, ma poi mai erogati. Si tratta di risorse necessarie per sostenere la transizione ecologica globale. Il tema della finanza climatica assumerà una rilevanza decisiva, soprattutto dato che il meeting è ospitato dal continente che meno ha contributo al riscaldamento globale, ma che forse di più ne subisce le conseguenze, come spiega il think tank PowerShift Africa. "La mancanza di collaborazione compromette la capacità di affrontare il problema in maniera globale e efficace", aggiunge Lionello. "Per collaborazione si intende trovare una soluzione reale ai problemi, che non può basarsi su risorse o strategie regionali, ma sulla condivisione di risorse, tecnologie e saperi a livello globale. Del resto, l'anidride carbonica non rispetta i confini nazionali".
Mancano diversi mesi che potrebbero modificare lo scenario, ma è probabile che in Egitto sarà infine affrontato il tema dei forti aumenti di luce e gas, che avrai senza dubbio notato anche nelle tue bollette. Rincari dovuti non solo alla guerra tra Ucraina e Russia, che si spera possa essere ampiamente terminata a novembre. A pesare sono anche l'inaccettabile ritardo negli investimenti sulle rinnovabili, la grande richiesta globale di materie prime energetiche, ma anche le pratiche speculative delle grandi aziende. Tra i primi effetti degli aumenti, il ritorno del dibattito sull'uso dell'energia nucleare, inserita con molte polemiche dalla Commissione Ue nella sua tassonomia delle fonti sostenibili. Tutti temi che un passaggio ordinato e programmato all'energia da fonti rinnovabili potrebbe ridimensionare notevolmente, a beneficio di tutti gli abitanti del pianeta, umani e non. Chissà però quanto seriamente uno Stato come l'Egitto, fortemente dipendente dai guadagni che ottiene dalla vendita di gas naturale, vorrà affrontare il tema dell'abbandono delle fonti fossili.
Una cosa è certa: il lavoro dei negoziatori non si annuncia per nulla semplice. A spingerlo in una direzione accettabile potrebbero essere anche i movimenti sociali, che come ben sai sono da anni attivi nel segnalare l'importanza di agire il prima possibile sui temi ambientali. Una delle attiviste più note, oltre a Greta Thunberg, è proprio l'africana Vanessa Nakate, che svolgerà sicuramente un ruolo importante di sensibilizzazione di qui ai prossimi mesi. L‘Egitto è però un Paese dove la repressione degli attivisti è fortissima e dove sono accadute due delle vicende più dure degli ultimi anni per quanto riguarda (anche) l'Italia: l'omicidio di Giulio Regeni e la lunghissima detenzione preventiva di Patrick Zaki. Non si tratta dunque di uno scenario semplice per quanto riguarda le mobilitazioni sociali. L'attenzione del mondo sarà anche sul diritto e la libertà di manifestare per la giustizia climatica.