La Cina alla Cop27: tutte le contraddizioni e gli obiettivi di un Paese decisivo per la transizione ecologica globale

C’è una grande contraddizione che caratterizza la Cina. Da un lato, il paese guidato da Xi Jinping è il più grande produttore al mondo di energia rinnovabile, all’avanguardia in settori come la mobilità elettrica. Dall’altro, dipende ancora moltissimo dal carbone, e finanzia la costruzione di moltissime centrali, con un effetto devastante per il pianeta. Alla Cina e alla sua politica energetica è dedicata la nuova puntata della rubrica ‘Obiettivo Cop27’, questa volta in collaborazione con Arianna Miorandi, docente di Istituzioni e processi politici in Asia alla Statale di Milano.
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Rubrica a cura di Michele Mastandrea
29 Giugno 2022
In collaborazione con Arianna Miorandi Docente di Istituzioni e processi politici in Asia della Statale di Milano

La prossima Cop27, in programma a Sharm El-Sheikh dal 7 al 18 novembre 2022, vedrà nella Cina una protagonista assoluta. Ancora una volta, il grande Paese asiatico, responsabile del 26% delle emissioni globali di gas serra, potrà decidere se accelerare o rallentare la marcia del pianeta sulla strada della transizione energetica. Il ruolo di Pechino negli sforzi globali di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici è infatti sempre più decisivo.

Del resto, un Paese da un miliardo e 400 milioni di persone, in impetuosa crescita economica, orienta con il suo sviluppo qualunque aspetto della società. Non ultimo quello che riguarda il contrasto del climate change. Di tutto questo parliamo in questa nuova puntata della rubrica ‘Obiettivo Cop27‘, anche grazie alle parole di Arianna Miorandi, docente di Istituzioni e processi politici in Asia della Statale di Milano.

La strategia climatica cinese

"All'ultima Conferenza di Glasgow la Cina, come spesso capita, ha svolto un ruolo un po' ambiguo. Da un lato ha fatto una dichiarazione congiunta con gli Stati Uniti, in cui si assumeva una serie di impegni, dall'altro in tandem con l'India si è mossa in un'altra direzione sul discorso dell'uscita globale dal carbone", spiega Miorandi. Proprio il supporto cinese alla decisione di inserire "ridurre" al posto di "eliminare" nel testo finale dell'evento, all'interno della parte in cui si affrontava l'atteggiamento da avere nei confronti del carbone come fonte di energia, è stato molto criticato dagli osservatori e dalle associazioni ambientaliste. Così come l'assenza cinese dal patto sottoscritto da oltre 100 Paesi per la riduzione delle emissioni di metano da qui al 2030.

Per capire l'atteggiamento di Pechino in vista della Cop27, serve però prima capire la sua strategia sul clima. Sono due i principali obiettivi del governo di Xi Jinping in ambito energetico e climatico: "Il 2030 sarà l'anno in cui la Cina raggiungerà il suo picco di emissioni, mentre è nel 2060 che punta a raggiungere la cosiddetta neutralità carbonica", sottolinea Miorandi. Queste sono le due date più importanti, che vengono poi costantemente usate come riferimento per le politiche di più breve periodo.

"Il 14esimo piano quinquennale, che va dal 2021 al 2026, fissa alcuni obiettivi importanti per la Cina: il calo dell'intensità energetica del 18% e la riduzione delle emissioni di circa il 14%", spiega la docente. Per la quale si tratta di "target ambiziosi, che hanno introdotto una serie di pressioni che il governo centrale sta ponendo a livello locale in tutto il Paese". Come conciliare sviluppo economico e tutela dell'ambiente è un dilemma tuttora presente nel Paese. La grande difficoltà della Cina sulla strada della decarbonizzazione è infatti legata all'arretratezza socio-economica di molte regioni del Paese, ancora fortemente dipendenti dai combustibili fossili.

La spinta alle rinnovabili

Questi sono gli obiettivi generali, ricorda Miorandi, che sottolinea però come "neutralità carbonica non voglia dire riduzione totale delle emissioni, ma solo l'impegno a ridurre quelle legate al carbone". In ogni caso, il Paese sta sempre più accelerando la sua transizione alle rinnovabili. Solo nel 2020 sono stati collegati alla rete 72 nuovi Gw di energia eolica, 48 GW di solare e 13 GW di idroelettrico.

Una quantità di potenza imparagonabile con quella installata da qualunque altro Paese al mondo, come sottolinea la docente: "La Cina ha un ruolo sempre più importante nel settore a livello globale. Un ruolo cresciuto molto, essendo il maggior produttore al mondo di energia rinnovabile e di tecnologie energetiche pulite. E questo impegno è destinato a crescere sempre di più".

Anche perchè questo è un tema di politica non solo interna, ma anche internazionale. "Nel governo cinese è un tema centrale quello del ruolo che la Cina gioca come produttore di energia rinnovabile. Sa di essere l'attore principale al mondo nel settore, sa di avere le redini della transizione energetica mondiale in mano. Basta pensare anche al ruolo che ha nelle catene di approvvigionamento di materiali come litio e cobalto", aggiunge Miorandi. Si tratta di fatto della possibilità di plasmare del mondo che verrà, oltre che di una chiave di negoziazione utile in eventi come le Cop.

Questo discorso è visibile soprattutto in settori come la mobilità sostenibile. Parlando dello stop alle vendite di nuovi veicoli a benzina o metano in Unione Europea, a partire dal 2035, in molti hanno parlato di ‘regalo' alla Cina, maggior produttore al mondo di batterie. "Non so se la decisione europea possa essere definita ‘un regalo'. La Cina ha in mano, come si diceva un ruolo centrale nella transizione. Questa accelerazione in Ue della mobilità in senso sostenibile non è un regalo però, e anzi andrebbe sviluppata a prescindere da Pechino", ragiona Miorandi.

"In un'analisi approfondita e complessa, certamente, chi produce maggiormente le componenti delle auto elettriche è la Cina. Forse l'Europa dovrebbe piuttosto ripensare lo sviluppo di questo mercato, capendo quale impatto possa avere sulla popolazione. In mancanza di questo, senza dubbio, si va nella direzione di rendere la Cina ancora con un ruolo più centrale e strategico". Del resto, alcuni studi hanno segnalato che l'Europa sta considerevolmente aumentando i propri investimenti nel settore, cercando di recuperare il ritardo accumulato negli anni con scelte abbastanza discutibili a livello strategico.

Pechino alla Cop27

Ma cosa è possibile attendersi da Pechino alla conferenza egiziana? Secondo Miorandi, "senza dubbio la Cina spingerà molto affinché siano stanziati fondi in favore dei Paesi storicamente meno inquinanti". Si tratta dell'annosa discussione sulla giustizia climatica, che vede nel principio delle ‘responsabilità comuni, ma differenziate‘ e nel ruolo della finanza due aspetti decisivi. Quantomeno se si vuole permettere di sostenere la propria transizione ai Paesi meno responsabili nella crescita del riscaldamento globale. "La Cina sarà in prima a fila a sostenere questo approccio", sottolinea Miorandi.

Il tema delle politiche energetiche è al centro della politica estera del Paese, a cui si chiede a livello internazionale un grande sforzo di riduzione delle emissioni. Ci vorrà però tempo per modificare la situazione attuale. Una delle opzioni sembra essere il nucleare, utile alla decarbonizzazione, ma senza dubbio con problemi di sicurezza a livello tecnologico. Ma parafrasando una storica frase di Mao Zedong, grande è la confusione sotto il cielo. "C'è grande ambiguità. La Cina è il più grande consumatore di energia al mondo, ma anche il più grande Paese importatore. Nonostante gli obiettivi di neutralità carbonica, oggi il 50% dell'approvvigionamento energetico deriva ancora dal carbone", spiega Miorandi.

Una contraddizione sulla via della transizione alle rinnovabili, ma non l'unica. La Cina è tuttora il maggior costruttore mondiale di nuove centrali a carbone. Solo nel 2020 il Paese guidato da Xi ha costruito centrali per una potenza pari a circa il triplo di quella installata da tutti gli altri paesi del mondo messi insieme, come emerge anche dai dati di Global Energy Monitor. Non certo una spinta alla transizione ecologica globale, e nemmeno un buon auspicio in vista della Cop27, dove nuovi ambiziosi obiettivi sulla decarbonizzazione sono necessari.

Ma Miorandi invita a guardare non solo all'importanza di eventi multilaterali come le Cop27, ma anche ad altre sedi in cui la Cina si muove in ambito energetico su scala internazionale. "Ad esempio, un progetto come quello della Via della Seta, ad esempio, ha una componente importante in termini energetici. Aumentare la connettività fisica, politica ed economica con altri Paesi significa anche aumentare l'importazione di gas e petrolio attraverso questo progetto, riducendo la dipendenza dal carbone".

Uno degli obiettivi del progetto lanciato dalla Cina nel 2013 è anche creare rotte di gasdotti e oleodotti "che possa permettere a Pechino di assicurarsi le forniture energetiche necessarie per il suo sviluppo e la sua decarbonizzazione". Come quelle in arrivo dalla Russia, che la Cina ha sostenuto di fatto in maniera indiretta in questi mesi di guerra in Ucraina, aumentando sempre più gli acquisti di petrolio e gas da Vladimir Putin.

Insomma, Pechino gioca su più tavoli, con una politica estera che varia tra le proprie iniziative strategiche e la partecipazione ai tavoli multilaterali come la Cop. In questa molteplicità di azioni, e nelle sue contraddizioni, una cosa è certa: senza Pechino, ogni sforzo in direzione della transizione ecologica sarà vano.

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Laureato in Scienze Politiche all'Università di Bologna, dove ho vissuto gli ultimi quindici anni prima di trasferirmi a Milano. Sotto le altro…