Cos’è e come si forma un uragano?

Cos’è un uragano e perchè si può parlare di questo evento atmosferico dopo il maltempo in Toscana? Il nesso con la Tempesta Ciaran.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Mattia Giangaspero 3 Novembre 2023

Quel che è accaduto in Toscana nella notte di ieri, giovedì 2 novembre 2023, dal punto di vista meteorologico ha pochi precedenti per la Regione, almeno di recente. Non volendoci soffermare sulla conformazione di quel territorio e quindi su problemi legati al dissesto idrogeologico, ma anche sulla gestione e manutenzione di fiumi argini e bacini, l’unica questione ancora non sollevata dall’opinione pubblica è: Quanta pioggia è caduta e in quanto tempo?  Sì perché è questa la principale causa che ha portato all’esondazione dei fiumi, alla devastazione e purtroppo anche alla morte di tre persone. Le precipitazioni così intense sono dovute a un vero e proprio uragano che si ha colpito l’Italia nella giornata di ieri.

La tempesta Ciaran di cui ti abbiamo già parlato, ha tutte le caratteristiche per essere definita un uragano. Infatti diversi climatologi l’hanno definito Ciclone extra-tropicale". E banalmente, vedendo le immagini satellitari, lo puoi notare anche tu.

Forse non avrai sentito parlare di un urgano perché l’epicentro non era in Italia. L’occhio del ciclone era nel Regno Unito e la sua reale forza l’ha sprigionata soprattutto in Bretagna, regione nord della Francia. Successivamente diverse correnti generate dall’uragano sono arrivate nel nostro Paese. E quel che è accaduto in Toscana non è stato un episodio isolato.

Infatti sulla situazione climatica italiana c'è da evidenziare, come anche ha sottolineato Coldiretti (grazie ai dati Eswd (European sever weather database) che:

"Sulla nostra penisola si sono abbattuti ben 52 eventi estremi negli ultimi due giorni tra nubifragi, bombe d’acqua, grandinate e tempeste di vento che hanno colpito a macchia di leopardo nelle città e nelle campagne, con ponti crollati, strade interrotte, fiumi e laghi esondati, frane, allagamenti e alberi abbattuti."

Quel che forse più potrebbe interessarci capire adesso è: come e perché si formano gli uragani? 

Come si forma l'urgano

Nel caso in cui si dovesse formare un ciclone americano, i presupposti sono:

  • Temperatura delle acque marine superiore ai 26 °C
  • Intensa evaporazione
  • Presenza di un'area centrale di bassa pressione circondata da zone a pressione più elevata e venti convergenti.

Come spiega il sito della Nasa, questi fenomeni si formano solamente sopra le zone calde dell’oceano, in prossimità dell’equatore.

Quando la superficie dell’acqua si riscalda, viene generato un abbassamento di pressione nella zona sottostante, dove si inseriscono le correnti oceaniche.

Nella fase successiva, il calore a contatto con l’atmosfera evapora e l’aria calda salendo di quota si raffredda. Tutto questo genera la formazione delle nuove. Si tratta di un sistema circolare che, quindi, si auto-alimenta grazie al calore dell’oceano e all’evaporazione dell’acqua.

Invece per quanto riguarda il Medicane, secondo il Cnr, che ne ha analizzato dannosità e dinamiche di propagazione, viene confermata come la formazione è caratterizzata da una spirale con un occhio al centro. 

In questo caso, per la sua formazione, oltre a un sistema di bassa pressione, è necessario che il nucleo centrale o occhio del ciclone, sia caldo. In questo moto si genera un movimento rotatorio di venti e di conseguenza piogge torrenziali.

Ovviamente la dimensione dei cicloni nel Mediterraneo è notevolmente ridotta rispetto a quella dei cicloni oceanici o americani. Questo perchè la superficie del Mediterraneo non è così vasta da poter, innescare la formazione di uragani veri e propri. I venti del medicane però possono comunque essere violenti e arrivare a superare anche i 64 chilometri all'ora. E infatti la tempesta Ciaran ha generato venti in Bretagna e Francia che hanno raggiunto i 207km/h. 

Secondo diversi studi inoltre il periodo più comune per la formazione di questo evento atmosferico va dal mese di settembre al mese di gennaio. Anche qui c'è un motivo. In questo arco di tempo l’acqua del mar Mediterraneo raggiunge le temperature più elevate e, contemporaneamente, iniziano a formarsi le prime correnti di aria fredda al di sopra della sua superficie.

Ovviamente a causa della crisi climatica e quindi di conseguenza dell'aumento delle temperature del mar Mediterraneo il rischio di comparsa di questi Medicane in futuro sarà sempre maggiore.

Fonti: NasaCnr