
Poco prima dello scadere dell'anno è stato pubblicato il nuovo Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, l'ultimo risale al 2018 e perciò deve essere aggiornato. L'Italia quindi non perderà i finanziamenti previsti dal Pnrr, perché il piano aveva come deadline il 31 dicembre 2022.
La nuova strategia del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, elaborata dal ministro Pichetto Fratin e dai tecnici del dicastero, prevede un programma di misure che gli amministratori locali dovranno impegnarsi ad attuare, per far fronte ai rischi e agli effetti del riscaldamento globale.
Una volta superata la consultazione pubblica, come da prassi per la procedura di valutazione ambientale strategica, il documento diventerà "operativo".
Definito dal ministro Pichetto Fratin come "uno strumento essenziale per un Paese come il nostro", il documento prevede tre parti indirizzate agli amministratori nazionali, regionali e locali. La prima è dedicata ai piani regionali, la seconda ai piani locali e, per finire, la terza contiene “I principi dell’analisi economica integrata per la valutazione dei costi del cambiamento climatico”.
Per capire come questi piani si tradurranno in azioni concrete bisognerà aspettare gli stanziamenti dei fondi, nel frattempo il piano è un punto di partenza, dal momento che l'IPCC ha classificato l'Italia come "hot spot mediterraneo", ovvero un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici.
I primi due documenti integrano le strategie già presenti con ulteriori piani e connettono i vari livelli di intervento, dal locale fino al nazionale. In sostanza quello che il Ministero vuole provare a fare è creare una vera e propria "Governance dell'adattamento" che riesca a intervenire in modo capillare in ogni parte del nostro Paese. Vengono utilizzati strumenti come la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (SNAC), "le linee guida disponibili a livello regionale e locale, come quelle elaborate nell’ambito del programma Life (es. progetto Master Adapt) e dall’ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives)", o il Patto dei Sindaci per il Clima e l'Energia.
In questo modo le Regioni e i Comuni vengono orientati tramite una pianificazione ordinaria e settoriale, che si basa sull'analisi di 27 indicatori climatici, due dei quali riguardano l'area marino-costiera, scelti per la valutazione dell'avanzamento e dell'efficacia delle azioni di adattamento. Ma quali sono state le osservazioni sulle diverse aree di intervento?
Oltre alle precedenti osservazioni, una ricca parte è stata dedicata anche allo studio e all'analisi della criosfera, dell'innalzamento del livello del mare, dell'inquinamento atmosferico, dell'erosione costiera e del rischio alluvioni.
Proprio per far fronte a emergenze di questo tipo, il nuovo Piano d'adattamento ai cambiamenti climatici prevede un pacchetto di 361 azioni divise per settore di adattamento.
Misure alle quali è stata applicata "una metodologia di valutazione che ha portato all’attribuzione, ad ogni singola azione, di un giudizio di valore (basso, medio, medio-alto e alto) rispetto ad alcuni criteri selezionati nell’ambito della letteratura disponibile (efficienza, efficacia, effetti di secondo ordine, performance in presenza di incertezza, implementazione politica)".
Questo pacchetto è stato suddiviso in più livelli, a partire da cinque macrocategorie, che ne individuano la "tipologia progettuale": informazione, processi organizzativi e partecipativi, governance, adeguamento e miglioramento di impianti e infrastrutture, soluzioni basate sui servizi ecosistemici, ecosistemi fluviali, costieri e marini, riqualificazione del costruito.
Inoltre, le azioni sono divise in due tipologie: