Cos’è successo al Summit per l’Amazzonia: tanto entusiasmo per risultati ancora troppo timidi

Cosa è successo al Summit per l’Amazzonia? L’incontro ospitato da Lula tra gli otto Paesi della regione e i popoli indigeni?
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 10 Agosto 2023

L'8 e il 9 agosto si è tenuto in Sudamerica il Summit per l'Amazzonia: l'incontro tra le popolazioni indigene della regione e le istituzioni dei Paesi interessati (Brasile, Venezuela, Guyana francese, Guyana britannica, Suriname, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia). Ad annunciarlo sono stati i Capi di Stato che hanno partecipato all'evento. Tra tutti, ha dato il via alla manifestazione Lula, che ha ospitato il summit regionale.

Il presidente del Brasile ha prima incontrato la Segretaria Generale dell'Organizzazione del Trattato di Cooperazione Amazzonica (ACTO), María Alexandra Moreira López, per parlare di sviluppo sostenibile, poi, per la prima volta, la Presidente del Perù, Dina Boularte, che ha preso parte per incontrare i Paesi amazzonici. "Abbiamo parlato di cooperazione tra i nostri paesi. Argomenti che approfondiremo con gli altri 6 paesi della conferenza che condividono la foresta", aveva scritto l'8 giugno Lula.

L'evento è stato rilanciato con entusiasmo anche dal presidente del Venezuela, Nicolàs Maduro, che sui suoi social ha celebrato con l'occasione anche la Giornata internazionale dei popoli indigeni"celebriamo con orgoglio l'eredità eroica dei nostri antenati e i risultati che abbiamo ottenuto in termini di protezione delle nostre comunità ancestrali".

Ma perché è importante questo evento? Prima di tutto perché Lula lo aveva promesso agli altri Capi di Stato subito dopo essere stato eletto, e secondo poi perché il Summit rappresenta un momento di partecipazione e di scambio per approfondire le politiche sostenibili della regione e di tutela della foresta amazzonica.

All'incontro hanno partecipato circa 26.000 persone in rappresentanza dei movimenti sociali. Per la prima volta prendono vita i Dialoghi Amazzonici, riunioni per parlare di transizione ecologica e sviluppo sostenibile dei popoli indigeni.

Lula ha annunciato di voler fare di tutto per mantenere i corsi d'acqua dell'Amazzonia puliti, di arrestare la deforestazione (da quando è a capo del Governo, Lula ha ridotto la deforestazione del 42%) e per contrastare l'estrazione mineraria illegale. Poi ha spiegato che è sua intenzione ridurre i finanziamenti all'industria bellica, affermando che, negli ultimi anni, il Brasile ha speso "2,2 trilioni solo per acquistare armi. Nel frattempo, secondo la FAO, abbiamo 735 milioni di persone che soffrono la fame. Quei soldi potrebbero essere usati per combattere le disuguaglianze. Il denaro esiste. Ciò di cui ha bisogno è che quei soldi vengano utilizzati per creare posti di lavoro, per combattere la crisi climatica".

Il Summit si è concluso con la firma della Dichiarazione di Belèm, giudicata da alcuni esperti come timida e non sufficiente a garantire la salvaguardia dell'Amazzonia. 113 principi e impegni, ma nessun obiettivo vincolante. Non vi è in alcun punto infatti una chiara dichiarazione in cui è possibile leggere lo stop definitivo alla deforestazione e all'estrazione mineraria illegale.