
Quando si tratta dell’estate, ultimamente il dibattito tende a concentrarsi sulle creme solari: quali proteggono di più e quali invece non fanno il loro lavoro come dovrebbero? Sono inquinanti oppure ne esistono delle varietà più amiche dell’ambiente? E alla grande attenzione alle creme protettive che tutti dovremmo mettere quando ci troviamo sotto il sole, si affianca un interesse decisamente minore nei confronti di quei prodotti che invece dovremmo mettere per idratare (e quindi proteggere) la nostra pelle dopo essere stati esposti. I doposole, le creme idratanti necessarie per evitare di assomigliare a delle prugne secche dopo essere stati in spiaggia, infatti, possono essere di vario genere e contenere sostanze più o meno consigliate sia per la nostra salute sia per il Pianeta. Per incentivare la consapevolezza nei nostri consumi anche in merito a questi prodotti la rivista il Salvagente ha deciso di analizzare sette tipi diversi di doposole per individuare gli ingredienti potenzialmente dannosi che contengono.
I risultati dell’analisi sono decisamente variegati: al primo posto, con definizione “ottimo”, il Salvagente ha posizionato la crema Geomar Biolatte, che contiene soltanto il Benzyl Alcohol un conservante solvente e antimicrobico di origine comunque naturale e autorizzata nei prodotti biologici.
Sulla linea dei “medi” troviamo invece Prep dermoprotettivo doposole rinfrescante lenitivo, e Nivea doposole sensitive, che contengono rispettivamente due sostanze conservanti. Nello specifico, il Prep contiene il Phenoxyethanol, un conservante antimicrobico che può provocare effetti neurotossici e irritanti (classificato come nocivo), e il già citato Benzyl Alcohol. Nel Nivea sensitive invece troviamo ancora il Phenoxyethanol e anche Linalool e Cytral, sostanze potenzialmente allergizzante che deve essere segnalata in etichetta per legge.
È definito mediocre poi Nivea Doposole Hydrate, che contiene tre sostanze potenzialmente nocive come Dimethicone, un silicone, il Phenoxyethanol e Linalool, Citral, Parfum, sempre parte delle 26 sostanze allergizzanti elencate dall’Unione europea.
In fondo alla lista, classificati come “scarsi”, ben tre prodotti, quali: