Da oltre 100 giorni con il suo “sciopero per la vita” Giorgia ci parla della crisi ecologica e sociale del pianeta

Da mesi Giorgia Adragna, 22enne studentessa siciliana, porta avanti il suo “sciopero per il clima”. Con foto e brevi lettere racconta l’emergenza climatica, ma anche tanti altri aspetti della crisi ecologica e sociale in corso. Ci ha raccontato cosa significa per lei scioperare e quali sono i suoi obiettivi.
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Michele Mastandrea 4 Marzo 2022

Cosa hai fatto lo scorso 11 agosto? Forse non lo ricordi, ma se abiti in Sicilia ricorderai che quel giorno, a Siracusa, il termometro superò i 48 gradi. Ne parlavano tutti i telegiornali, del resto si trattava della temperatura più alta in Europa dal 1977. Un evento atmosferico estremo, non l’unico della scorsa estate in tutta Europa. Proprio quegli eventi sono alla base dello “sciopero per la vita” di Giorgia Adragna. Siciliana di Alcamo, in provincia di Trapani, 22 anni, Giorgia ogni giorno pubblica un post sul suo profilo Instagram in cui posa con un cartello e riflette in una breve ‘lettera’ sulle condizioni del pianeta.

I temi e i luoghi della foto cambiano spesso, e il risultato è una sorta di diario della crisi. “È una definizione che mi piace”, ci racconta Giorgia, che ha voluto agire principalmente a partire dall’inazione della gente intorno a lei, anche in seguito a fatti come quelli di Siracusa. “Mi circondava troppa indifferenza, era come se tutti si arrendessero nonostante fossimo di fronte all’evidenza dei cambiamenti climatici. Ovunque sentivo solo dire ‘tanto non cambierà mai niente’, ma se va così è perché da vent’anni e anche di più si sente solo questo. E nessuno agisce”.

Scioperare contro il pericolo imminente

Da qui l’idea dello sciopero per la vita.Bisogna vederlo come un dedicare un po' di tempo della propria giornata a occuparsi non solo di sé stessi, ma anche della vita delle altre persone, del pianeta e degli animali”, spiega Giorgia, studentessa di arte recentemente laureata con una tesi sull’estetica delle mobilitazioni. “Mi piace parlare di arte come attivismo perché riesce ad attirare l’attenzione, perché tramite le performance si riesce a comunicare con le persone”, racconta.

L’ultimo rapporto Ipcc mostra del resto, come ti abbiamo raccontato, gli effetti del riscaldamento globale, dell’innalzamento dei mari, della siccità su milioni e milioni di persone in Europa e nel mondo. “Viviamo in un periodo in cui la nostra stessa vita è messa in pericolo, e questo modo di fare ‘sciopero’ può essere declinato in mille forme”, sottolinea Giorgia. In questo momento ad esempio “può essere usato per parlare di Ucraina, o di conflitti in corso ma meno in luce come quelli in Siria e Palestina. Oppure significa scioperare per parlare di chi è invisibile, di chi lavora sotto caporali ad esempio”.

Un'idea riproducibile

Negli ultimi tempi la protesta di Giorgia è stata fatta propria da altre persone in giro per l’Italia. “Mi hanno mandato foto persone da Trieste, da Milano, da altri luoghi della Sicilia. Mi piace che l’azione individuale diventi veicolo di presa di posizione”. Giorgia non crede però che possa bastare solo un’attivazione da parte dei singoli. “Vorrei smuovere le coscienze degli individui, certo, per fare sì che vadano oltre azioni comunque necessarie come fare la differenziata. Ma serve anche scendere in piazza tutti insieme, perché il problema è sistemico”.

La cosa che soddisfa Giorgia è che la sua azione sia facilmente riproducibile. “Basta farsi una foto con un cartello, scrivere una riflessione e ovviamente condividere il principio di non-violenza radicale”. L’idea della 22enne è moltiplicare questo genere di azioni. Ma non per creare un nuovo movimento, sullo stile di Greta Thunberg. Piuttosto, “per dare spazio a tante mobilitazioni per l’uguaglianza e la solidarietà, che vogliono combattere lo sfruttamento del pianeta e delle sue risorse”.