Dai rifiuti il futuro dei carburanti: il biometano, 100% rinnovabile

Un’auto che funziona a rifiuti: basta mettere nel serbatoio qualche buccia di banana, un po’ di torsoli di mela, l’insalata andata a male e il motore parte, trasformando gli scarti di cucina in energia. Un utopia? In questi termini sì, ma le nuove tecnologie di trattamento dei rifiuti non sono molto lontane: oggi è infatti possibile riciclare la frazione organica dei rifiuti ottenendo non solo il famoso “compost” ma anche il biogas, che viene poi convertito in biometano da utilizzare come carburante in automobili e mezzi pubblici (o come combustibile per il riscaldamento domestico): un’alternativa di mobilità 100% sostenibile e rinnovabile.
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Ciaopeople Studios 3 Dicembre 2020

Visto nel sequel di un famoso film di fantascienza anni Ottanta, il motore a rifiuti sembrava un’idea straordinaria ma irrealizzabile, quasi quanto altre trovate della fortunata serie. Molte di quelle “visioni”, invece, sono diventate realtà, compresa quella di ricavare carburante dagli scarti di cucina. Che oggi è la nuova frontiera del compostaggio: produrre, insieme al fertilizzante, anche un combustibile al 100% rinnovabile da utilizzare per l’auto o per il riscaldamento domestico. Una vera e propria rivoluzione che si chiama biometano.

Si tratta di un gas analogo al tradizionale metano da fonte fossile: il biometano, però, non si estrae da giacimenti nel sottosuolo, ma si ottiene proprio dai rifiuti organici che, una volta triturati, vengono lasciati “digerire” per 21 giorni da alcuni microrganismi in contenitori chiusi ermeticamente.

Il biometano si ricava invece solo in seguito a un ulteriore passaggio, chiamato “upgrading” (cioè purificazione): attraversando controcorrente acqua pressurizzata, l’anidride carbonica presente nella miscela di biogas si scioglie, consentendo così di separare il biometano, una fonte di energia completamente rinnovabile e sostenibile, e al 100% green. Rinnovabile e sostenibile, perché si ottiene dai comuni scarti di cucina, e consente di dare una nuova (e doppia: compost e biometano) vita alla frazione organica dei rifiuti. Green, perché il biometano è CO2 neutrale: mentre il “normale” metano, quando viene bruciato, libera anidride carbonica che finora era rimasta “sequestrata” (cioè immagazzinata) nei giacimenti sotterranei, il biometano rimette in circolo sempre la medesima. La CO2 emessa dal biometano, infatti, era già stata in precedenza assorbita dai vegetali che, diventati scarti di cucina, sono poi stati trasformati in compost e biometano, e sarà nuovamente assorbita da altri vegetali in un ciclo infinito che non emette mai nuova anidride carbonica ma riutilizza all’infinito la stessa.

Si tratta, insomma, di un carburante che contribuisce alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e di quello del riscaldamento domestico, tanto che anche diverse associazioni ambientaliste ne promuovono la produzione e l’uso. E sul quale Hera (che con i suoi servizi ambientali si occupa della gestione del ciclo dei rifiuti di 3 milioni e 200mila italiani) ha investito ingenti risorse, arrivando nell’ottobre 2019 all’inaugurazione del nuovo impianto per la produzione di biometano a S. Agata Bolognese, il primo realizzato da una multiutility in Italia. Si tratta di una struttura capace di trattare ogni anno 100mila tonnellate di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata in aggiunta a 35mila tonnellate di biomasse provenienti dalla raccolta di verde e potature. 135mila tonnellate di rifiuti che ogni anno diventano 20mila tonnellate di compost e 7 milioni e mezzo di metri cubi di biometano, che evitano l’utilizzo di combustibili fossili pari a 6mila TEP (tonnellate di petrolio equivalente) e l’emissione di 14mila tonnellate di CO2. Il biometano prodotto dall’impianto Hera nel Bolognese viene quindi utilizzato sia in alcuni mezzi del trasporto pubblico locale sia da alcuni taxi, ma è anche reso accessibile a tutti attraverso quattro stazioni di servizio (a Bologna, Castenaso, Imola e Spilamberto) dove è possibile rifornire la propria auto: non proprio con due bucce di banana e un torsolo di mela, ma quasi.

E lo stesso accade a Ravenna, dove un altro impianto Hera produce biometano, questa volta non direttamente dalla frazione organica ma utilizzando il biogas prodotto dalla bio-decomposizione della frazione organica contenuta nei rifiuti della discarica. Un progetto sperimentale che, partito a settembre 2019, a regime prevede una produzione annua di 300.000 metri cubi di biometano, che eviteranno l’emissione in atmosfera di oltre 650 tonnellate di CO2. Due iniziative che rappresentano un’importante svolta verso l’utilizzo di combustibili completamente rinnovabili ed ecosostenibili e che, se replicate, possono fornire un importante contributo per la strategia energetica nazionale e per il raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione e di taglio delle emissioni.