Dal mare riemerge un contenitore di plastica di 50 anni fa: è stato “pescato” nel porto di Ancona dal battello ecologico Pelikan

Se non fosse stato ripescato, probabilmente sarebbe rimasto lì, a galleggiare nelle acque del porto di Ancona, per altre centinaia di anni. A recuperare un vecchio flacone di Polivetro Sidol, un detergente in voga tra gli anni ’50 e ’70, è stato il Pelikan, il battello ecologico del Garbage Group.
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Gaia Cortese 7 Gennaio 2021

Quando si tratta di recupero di rifiuti, le sorprese non finiscono mai. Così è recente la “scoperta” di un flacone di plastica, decisamente vintage, che è addirittura datato a circa cinquant’anni fa. Si tratta del vecchio flacone verde del Polivetro Sidol, un prodotto di largo consumo, molto in voga tra gli anni Cinquanta e Settanta, pubblicizzato dal Carosello.

Un detergente che è uscito di produzione verso la fine degli anni Settanta, ma che ha lasciato traccia di sé attraverso il proprio involucro di plastica, recuperato in acqua.

A ripescarlo all’interno dello specchio acqueo del porto di Ancona è stato il Pelikan, l’imbarcazione ecologica da lavoro del Garbage Group. Il Pelikan, infatti, è un battello a basso impatto ambientale sull’ecosistema, che opera nell’ambito del recupero di rifiuti solidi galleggianti, nello specifico della plastica, e dei rifiuti semisommersi e oleosi. Questa imbarcazione può arrivare a raccogliere fino a una tonnellata di rifiuti all'ora e, in presenza di macchie di olii galleggianti, è in grado di aspirare l’acqua verso l’imboccatura di un separatore di idrocarburi che a sua volta riesce a separare il film inquinante dalla massa d’acqua aspirata.

Sul  recupero appena fatto dal Pelikan, ha così commentato Paolo Baldoni, CEO di Garbage Group: “Al momento è difficile capire, senza approfondite analisi, da quanto tempo questo contenitore era in acqua. La cosa che più colpisce è come l’inquinamento da plastiche si ha sempre e solo a causa del mancato corretto conferimento e conseguente riciclo. Arginare e controllare questo fenomeno è un dovere morale per ognuno di noi. La nostra generazione può, con le adeguate tecnologie porre fine a questo scempio".