Dalla Calabria a Milano, la lotta ambientale di Tiziana

Da oltre un mese Tiziana Bandini scende in piazza ogni venerdì nel corso della sua pausa pranzo, per partecipare agli scioperi del clima dei ragazzi del Fridays for Future. Grazie al suo lavoro in uno studio legale, inoltre, è stata in grado di offrire un supporto concreto agli attivisti.
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Sara Del Dot 17 Maggio 2019

Ha 24 anni, si è appena laureata ed è in piena pratica forense Tiziana Bandini, e la sua professione ha scelto di usarla anche per supportare le iniziative in cui crede. Per questo, ogni venerdì trascorre la sua pausa pranzo in compagnia dei ragazzi del Fridays for Future, supportandone le attività dal punto di vista legale e logistico. E anche se quella per l’ambiente non è una passione che la caratterizza da sempre, la determinazione di Greta e dei movimenti per il clima hanno risvegliato in lei una nuova consapevolezza. La consapevolezza che bisogna fare qualcosa al più presto. Per il Pianeta e per tutti noi.

Tiziana, da dove nasce questa tua passione per l’ambiente?

Più che di una passione direi che si è trattato per lo più di una sveglia, una sveglia attivata da Greta e dai movimenti del Fridays for Future che hanno fatto nascere in me la seria intenzione di fare in modo che le cose cambino. Mi sono accorta che nessuno di noi sta facendo abbastanza, singolarmente, per sistemare le cose ed è arrivato il momento, per i giovani ma anche persone più avanti con l’età, di mettere in pratica azioni più concrete. Siamo stanchi di questa situazione, noi vogliamo e dobbiamo agire.

Quindi ritieni molto importante il ruolo individuale di ciascuno di noi?

Assolutamente sì. Credo che solo attraverso un’azione individuale, che diventa poi globale tramite l’unione delle persone, le cose possano cambiare. Siamo noi a dover svegliare la politica, arrivati a questo punto.

Come si è evoluto il tuo percorso all’interno del Fridays for Future?

Ho iniziato a scendere in piazza più di un mese fa. Arrivo sempre verso le 12, durante la mia pausa pranzo, perché è l’unico momento che mi posso ritagliare dal lavoro. Dopo un po’ di tempo ho anche offerto in assemblea la mia disponibilità per quanto riguarda l’ambito legale, quindi ora ci stiamo occupando di una possibile dichiarazione da coordinare con il Comune. Direi che ora il mio impegno si limita a un aspetto logistico e un po’ più legale.

Quindi sei riuscita a inserire il tuo ambito lavorativo all’interno di questa lotta?

Penso che in qualsiasi movimento sia necessario un supporto di tipo legale, anche per il tipo di azioni che possono essere fatte, pensa banalmente al fatto di richiedere autorizzazioni per sit-in e cortei…

Che prospettive avete per il secondo Global Climate Strike del 24 maggio?

La speranza naturalmente è quella che ci sia più gente rispetto al 15 marzo. Sicuramente organizzeremo il corteo, che partirà anche questa volta alle 9.30 da piazza Cairoli e dovrebbe durare tutta la mattinata. Poi per il pomeriggio stiamo organizzando attività da svolgere in diversi punti di Milano, anche per provare a coinvolgere le periferie. Le speranze sono tante e sono alte, cercheremo di fare sempre di più.

Cosa ne pensi del movimento Extincion Rebellion?

Penso che a livello di scopi come ad esempio far svegliare i politici, le aziende e insomma il mondo, siamo molto vicini. È anche vero che il movimento Extinction Rebellion si articola attraverso una disobbedienza civile diversa rispetto a quella del Fridays for Future. Ma penso che un’unione si potrebbe creare, in fondo lottiamo per la stessa cosa.

Pensi che tutti queste azioni e i movimenti per il clima nati quest’anno porteranno dei cambiamenti concreti?

Credo che l’azione civile possa sempre smuovere qualcosa. Quindi lo spero, e in parte penso che qualcosa sia già cambiato. Anche solo il fatto che Greta abbia visto il Papa, che sia stata a Roma è un segnale del fatto che qualcosa sta cambiando. Anche dal punto di vista delle aziende sembra muoversi qualcosa, anche se di certo ancora non è abbastanza.

Cosa pensi che si potrebbe fare di più nell’immediato sia a livello individuale che istituzionale?

A livello individuale le azioni concrete potrebbero riguardare la mobilità, quindi la spinta all’uso della bicicletta o dei mezzi pubblici, l’alimentazione attraverso la riduzione di carni rosse e provenienti da allevamenti intensivi, e infine la plastica, che andrebbe diminuita se non eliminata. Sicuramente tutto questo rappresenta un percorso, che può essere intrapreso innanzitutto abituandosi a cambiare in concreto. Per quanto riguarda le istituzioni, sicuramente sono necessarie posizioni politiche precise da assumere adesso sul tema delle emissioni, le banche dovrebbero disinvestire in aziende che fanno uso di combustibili fossili, e infine anche la grande distribuzione dovrebbe impegnarsi a rinunciare agli imballaggi e limitare l’uso di plastica. Perché si tratta di uno spreco vero e proprio, uno spreco che poi deve essere smaltito ed è assurdo, anche perché loro pagano l’imballaggio e se lo eliminassero praticamente taglierebbero un costo anche per loro.