Dall’inquinamento luminoso non si salva neanche il più remoto angolo della terra: e ciò che mandiamo nello spazio fa la sua parte

Nessun luogo della terra si salva dall’inquinamento luminoso. E questo perché proviene dall’alto, dallo stesso spazio che ci viene impedito di vedere. Un nuovo studio punta il dito su satelliti e rifiuti spaziali.
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Sara Del Dot 13 Aprile 2021

Te la ricordi l’ultima volta in cui sei riuscito a vedere il cielo stellato, riconoscendo distintamente le costellazioni? Se vivi in una città, e non per forza una metropoli, difficile che ti sia capitato spesso. L’inquinamento luminoso, infatti, è ormai dappertutto, frapponendosi tra noi e il cielo ma anche, cosa ancora più grave, tra alcune specie animali notturne e i loro ritmi naturali.

Quello della presenza pervasiva di illuminazione artificiale è un problema talmente diffuso che solo il pensiero di ritrovarci completamente al buio in un ambiente esterno come un prato, una radura o una strada ci ricorda più un film dell’orrore che il naturale svolgersi dei cicli naturali delle giornate.

L’inquinamento luminoso che conosciamo noi, quello a cui pensiamo subito appena si nomina il fenomeno, è quello che deriva dall’illuminazione grandi città. Negozi, palazzi, insegne, lampioni, insomma tutto ciò che contribuisce a creare quell’alone arancione che è possibile vedere da chilometri e chilometri di distanza e che può confondere specie che basano la loro interazione proprio sul contrasto tra luce e oscurità, come le lucciole.

Tuttavia esiste anche un’altra fonte di inquinamento luminoso, che secondo un recente studio impedisce che al mondo si salvi da questo problema anche un solo angolo di terra.

Si tratta di tutto ciò che, sempre grazie alle nostre attività sulla Terra, abbiamo lasciato fluttuare nello spazio e che, a quanto pare, produce e riflette luce. Sto parlando dei satelliti artificiali e dei rifiuti che abbiamo spedito in orbita, corpi non visibili ma comunque in grado di riflettere la luce solare.

Secondo un recente studio della Royal Astronomial Society, dal titolo “The proliferation of space objects is a rapidly increasing source of artificial night sky brightness”, i corpi presenti nello spazio grazie alle attività dell’uomo come i satelliti e potenzialmente anche rifiuti spaziali, trasmettono una luminosità tale da non lasciare scoperto nemmeno un piccolo spazio sulla superficie terrestre. Questo perché se non producono illuminazione in modo diretto come i satelliti, assorbono, accumulano e rilasciano la luce solare tendendo a far aumentare l’inquinamento luminoso di almeno il 10% in ogni luogo del Pianeta.

Una situazione, questa, che inficia direttamente e negativamente sia sulle operazioni spaziali che sulla ricerca e raccolta di dati radioastronomici da terra che potrebbero a lungo andare essere impediti.