Ddl Salvamare, “un buon primo passo, ma restano problemi da risolvere”. Intervista a Domenico Aiello del Wwf Italia

L’approvazione del Ddl Salvamare, arrivata la scorsa settimana dopo circa tre anni dalla sua prima presentazione in Parlamento, permetterà a pescatori e associazioni ambientaliste di pulire il mare dai rifiuti senza più rischiare sanzioni. Ma diversi problemi restano sul tavolo per migliorare la qualità delle nostre acque, punti su cui sarà necessario intervenire ancora. Ne abbiamo parlato con Domenico Aiello, Responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf Italia.
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Michele Mastandrea 18 Maggio 2022
Intervista all' Avv. Domenico Aiello Responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf Italia

La scorsa settimana è stato approvato il Ddl Salvamare, che permetterà ai pescatori di riportare a riva i rifiuti raccolti durante la loro attività. La novità è che ciò avverrà senza il rischio di sanzioni o di dover pagare per il loro smaltimento, come avvenuto finora. Si tratta di una legge importante, voluta anche dalle associazioni ambientaliste, ma che rappresenta solo il primo passo per rendere le nostre acque più pulite.

Restano infatti sul campo diversi problemi. Si va dal contrasto agli inquinanti chimici, invisibili rispetto alla plastica, fino alla gestione delle microfibre rilasciate dai vestiti durante il lavaggio, che gli impianti di depurazione non riescono a trattenere. Senza tralasciare il tema delle biomasse vegetali che arrivano a riva, come la Posidonia Oceanica, o l'importanza di un approccio integrato all'inquinamento delle acque che comprenda anche i fiumi, dove spesso vengono sversati inquinanti che poi arrivano in mare.

Di tutto questo abbiamo parlato con Domenico Aiello, Responsabile tutela giuridica della natura per il Wwf Italia.

Avvocato Aiello, che importanza ha per voi l'approvazione del Ddl Salvamare?

La legge è importante perché fa chiarezza su un punto fondamentale, ovvero come classificare i rifiuti pescati accidentalmente in mare. Prima questi rifiuti, a causa di un'interpretazione restrittiva del codice dell'ambiente, erano considerati "rifiuti speciali", e i pescatori venivano richieste una serie di autorizzazioni per gestirli. Ora invece le procedure sono state snellite. Serviranno provvedimenti specifici per l'attuazione di questa decisione, recependo pienamente la Salvamare e la disciplina europea. Ma noi che siamo da sempre in prima linea nella pulizia dei mari e nella tutela delle coste non possiamo che vedere questa legge con grande favore.

Ma può bastare l'impegno dei pescatori per risolvere un problema così esteso?

No, non può bastare questa legge, anche perché l'inquinamento non è dovuto solo alla plastica. I pescatori, essendo tutti i giorni in mare, possono contribuire a ridurlo se opportunamente incentivati. Serve però un'azione organica di interventi, che tenga presente anche un lavoro sui fiumi, dato che molti inquinanti arrivano dai corsi d'acqua. Poi bisogna pensare agli inquinanti liquidi, quelli non tangibili come la plastica, pensiamo agli agenti chimici o alle microplastiche che purtroppo entrano nella catena alimentare con effetti dannosi sulla nostra salute e sugli ecosistemi.

Che incentivi sono previsti per spingere i pescatori a raccogliere e riportare a riva i rifiuti?

Ci sono dei meccanismi incentivanti nella legge, ma andranno ulteriormente specificati con dei decreti attuativi e comunque con dei procedimenti più articolati. Nella legge è previsto che nessuna spesa sia a carico dei pescatori, si prevede invece che questi oneri ricadano su tutta la collettività, venendo compresi nella tassa dei rifiuti. Verrà inoltre riconosciuta una forma di identificazione del "pescatore virtuoso", che permetta di segnalare il comportamento positivo del singolo operatore.

Dopo l'ok alla Salvamare, quali altri passi avanti vanno fatti nella tutela delle nostre acque?

Noi abbiamo rilevato la Salvamare come un primo passo, ma non tutti i problemi sono risolti. Durante il suo lungo iter ha visto inserire e togliere diversi emendamenti, noi abbiamo sollevato alcune perplessità rispetto alla gestione delle biomasse vegetali, in particolare della Posidonia Oceanica. Questa è considerata in maniera superficiale un rifiuto, qualcosa di brutto da vedere. In realtà è fondamentale per la tutela della biodiversità quando si trova viva in mare, ma anche per difendere le coste dall'erosione, problema ormai diffusissimo. La Salvamare prevede che la Posidonia spiaggiata possa essere sia riportata in mare che condotta agli impianti di smaltimento: mentre bisognerebbe cercare prima di reinserirla nel suo ambiente naturale, e poi solo in ultima istanza di smaltirla. Queste sono del resto anche le linee guida di Ispra in materia di tutela dell'ambiente.

È stato inoltre bocciato un emendamento sull'etichettatura dei vestiti che rilasciano microfibre.

Un elemento che per noi era importante, dato che le microfibre rilasciate dai capi d'abbigliamento sono un problema non secondario. Dopo il lavaggio, entrano nel sistema delle acque, arrivando fino in mare senza essere intercettate dai sistemi di depurazione. Questo emendamento avrebbe aiutato il consumatore a essere consapevole di quello che sta acquistando. Anche perché tutelare i mari non può essere solo compito dei pescatori o delle associazioni ambientaliste. È compito di tutti, dato che chiunque di noi ha bisogno di un mare pulito per la sua salute.