È davvero possibile usare solo energie rinnovabili in Italia?

Nel 2021 il 96% del nostro fabbisogno di gas è stato importato dall’estero: questo aumenta la nostra dipendenza dagli altri Paesi e il nostro impatto ambientale. Ma usare solo fonti rinnovabili è davvero possibile?
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Beatrice Barra 17 Ottobre 2022

Dal punto di vista ambientale ed energetico sarebbe bello poter dire che potremmo da subito usare solo energia proveniente da fonti rinnovabili. Ovviamente investire e incrementarle il più possibile è fondamentale, non solo per ridurre il nostro impatto ambientale, ma soprattutto per essere più indipendenti dagli altri Paesi dal punto di vista energetico. Pensa che nel 2021 il 77% del fabbisogno energetico dell'Italia è stato importato dall'estero. Anche il 96% del gas è arrivato da altri Paesi, in particolare dalla Russia. Questo ha messo l'Italia in difficoltà, soprattutto negli ultimi mesi e alla luce del conflitto tra Russia e Ucraina che ha fatto salire vertiginosamente i prezzi delle forniture.

Perché siamo così tanto dipendenti dal gas?

Il gas è una fonte di energia meno inquinante rispetto a petrolio e carbone. Questa caratteristica, insieme alla facilità di trasporto, l'ha reso molto diffuso negli ultimi anni. Oggi usiamo il gas per qualsiasi cosa: riscaldarci, avere acqua calda, produrre elettricità, cucinare, e perfino per il rifornimento delle nostre automobili. Tuttavia, resta un combustibile fossile molto inquinante. Ridurre il suo consumo è fondamentale, ma al momento sarebbe utopico pensare di poterne fare completamente a meno.

Quale sarebbe la soluzione migliore e più realistica al momento?

Ad oggi l'obiettivo a cui mirare è usare il più possibile le rinnovabili e, nel caso questa risorsa non basti, coprire il fabbisogno col gas. Le centrali elettriche a gas possono essere spente e accese molto rapidamente e questo le rende un complemento ideale a una fonte di energia meno costante come quella eolica o solare.

A che punto siamo con le rinnovabili in Italia?

Rispetto agli anni 2000, periodo in cui la produzione di energia da fonti rinnovabili oscillava tra il 5% e il 9%, l'Italia ha fatto passi in avanti. Oggi l'energia pulita copre il 16-17% del nostro fabbisogno totale. Se guardi i dati in modo superficiale, questo ti potrebbe sembrare un buon risultato, anche a confronto con gli altri Paesi europei. Ma se osservi più attentamente le statistiche potrai notare come questi progressi siano stati raggiunti tra il 2011 e il 2014, per poi avere uno stop.

Fonte: YouTrend

2011: l'anno del record mondiale per l'Italia nelle rinnovabili

Nel 2011 l'Italia ha addirittura conquistato un record mondiale: nell'anno della crisi del debito eravamo al primo posto per il fotovoltaico installato, per una potenza di oltre 9 milioni di kW. Venti volte più della Spagna, sei volte più della Francia, tre volte e mezzo la Cina. Insieme all'eolico si era arrivati a più di 10 milioni di kW. In un anno. Più di dieci volte quello che produciamo ogni anno dal 2014.

Cosa è andato storto?

Al boom del 2011,  però, non sono seguiti pianificazioni e investimenti ben strutturati, che avrebbero permesso al settore delle rinnovabili di crescere ancora, aumentando autonomia energetica e uso di energie pulite. Secondo una valutazione di Snam e Terna c’è spazio in abbondanza per la creazione di nuovi impianti. Devi sapere che solo installando pannelli fotovoltaici in una piccola parte delle aree agricole non utilizzate, si riuscirebbero a produrre oltre 70 milioni di kW in più di energia.

Fonte: Documento di descrizione degli scenari 2022, Terna e Snam

E questo non solo ci permetterebbe di avere una maggiore autonomia, ma significherebbe anche riuscire a rimanere al passo con il Green Deal, il piano europeo che prevede la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030 e del 100% entro il 2050. Obiettivo raggiungibile solo se iniziamo subito a lavorare sulla transizione e se sfruttiamo al meglio i finanziamenti previsti nel PNRR – il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – che ci potrebbero aiutare a portare la nostra indipendenza energetica, che oggi è al 23%, al di sopra del 50%.

Perché non è possibile rinunciare del tutto al gas oggi?

  1. Non ci sono abbastanza impianti
  2. Tempi tecnici e burocratici
  3. Stoccaggio dell'energia

Anche se con le fonti rinnovabili possiamo ottenere energia per fare tutto ciò di cui abbiamo bisogno, nel breve periodo questo cambiamento così radicale non è possibile, perché al momento non ci sono abbastanza impianti di rinnovabili per coprire il nostro fabbisogno. Sostituire completamente il metano usato per produrre energia con impianti alimentati con energie rinnovabili richiede tempo: si parla di anni prima che questi nuovi sistemi siano in funzione.

Ma a parte i tempi di costruzione e messa in funzione degli impianti, bisogna pensare soprattutto a quelli burocratici. Nonostante il Decreto Energia abbia tentato di sfoltire i procedimenti, rimangono comunque 11 passaggi da fare, tra approvazione tecnica e allacciamento a Terna. Per non parlare del via libera del Ministero dei Beni Culturali e delle comunità locali, che spesso non sono a favore degli impianti per questioni estetiche e paesaggistiche.

Inoltre, l'Italia al momento non è ben attrezzata nello stoccaggio di energia. Fino a poco tempo fa non era possibile accumulare l'energia prodotta in eccesso e anche se oggi sono stati introdotti dei decreti che lo consentono, ancora non ci sono sistemi di accumulo a sufficienza per sfruttare al meglio le potenzialità di un impianto di grandi dimensioni.

La storia delle rinnovabili in Italia

Per tanto tempo in Italia ha fatto da padrona l'energia idroelettrica. Le centrali più efficienti si trovavano al nord perché l'elevata pendenza delle Alpi è fondamentale per la costruzione di impianti capaci di produrre una grande quantità di energia. Fino a vent'anni fa, infatti, l'idroelettrico costituiva il 90% del totale delle rinnovabili. Oggi, invece, copre circa il 40%. Questo grazie allo sviluppo e alla diffusione dell'energia eolica e solare. Per quanto riguarda il primo, gli impianti sono concentrati soprattutto al sud e sono previsti sempre più investimenti per la sua crescita.

Fonte: YouTrend

La fonte di energia rinnovabile maggiormente usata oggi, però, è il sole. Rispetto al primo semestre dell'anno scorso, quest'anno è stato installato quasi il 200% di impianti fotovoltaici in più. Il suo punto di forza è l'accessibilità. Infatti, seppur i grandi impianti sono concentrati al sud dove il tempo di esposizione alla luce del sole è maggiore, al nord è molto presente grazie ai pannelli a uso domestico. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, infatti, hanno il primato per numero di pannelli solari domestici in funzione. Questo anche grazie al decreto semplificazioni entrato in vigore l'8 settembre che ha permesso di alleggerire la procedura per impianti fino a 200 kW da installare su abitazioni o edifici commerciali.

Pannelli solari da tetto

Un esempio virtuoso: la Svezia

La Svezia punta a ricavare il 100% dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2040. Con una programmazione più che decennale, ora può contare su varie forme di energia pulita: idroelettrico, bioenergie, eolico e anche fotovoltaico. Oltre a pianificazione e investimenti, la Svezia ha anche sfruttato al meglio le possibilità e le caratteristiche del proprio territorio. Da anni idroelettrico e bioenergie sono molto diffuse per l’ampia disponibilità sia di acqua in movimento, che di foreste da cui si può ricavare materiale biodegradabile, utile alla produzione di energia.

Centrale idroelettrica

Anche in Italia, quindi, è necessario combinare gli investimenti a un uso intelligente del territorio. I fondi europei del PNRR sono un’occasione unica per fare un grosso salto in avanti nel settore delle rinnovabili. Se da un lato la crisi energetica che stiamo attraversando è stata un campanello d'allarme, dall'altro ci ha spinto a preoccuparci solo del presente e della necessità di sostentarci e sostituire il gas russo. Tuttavia, questo ci dovrebbe far pensare a come ricalibrare il nostro consumo energetico, affidandoci sempre di più alle rinnovabili. Dopotutto, le materie prime in Italia non mancano: sole, acqua e vento.