Il Pnrr è un’occasione sprecata?

I fondi del Pnrr sono adeguati al raggiungimento degli obiettivi segnati dall’Agenda europea 2030 e dal Green New Deal. Allora perché l’Italia rimane indietro?
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Beatrice Barra 12 Luglio 2022
Intervista a Prof. Davide Chiaroni Professore di Strategy e Marketing alla Business School del Politecnico di Milano ed esperto di economia circolare e transizione sostenibile.

Quante volte in questo periodo hai sentito parlare del Pnrr? Probabilmente tante, nonostante l'approvazione di questo provvedimento risalga al 13 luglio 2021, quindi a poco meno di un anno fa. Fa ancora notizia per due motivi: da un lato perché i fondi che prevede potrebbero davvero fare la differenza per il nostro Paese, dall'altro perché se non si agisce in un determinato modo questi soldi potrebbero andare persi.

Di cosa si tratta?

Il Pnrr è il Piano nazionale di ripresa e resilienza redatto per rilanciare l'economia delll'Italia dopo la pandemia. Prevede un importante pacchetto di investimenti che ammonta a 191,5 miliardi di euro ed è articolato in sei ambiziose missioni:

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo.
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica.
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile.
  4. Istruzione e ricerca.
  5. Inclusione e coesione.
  6. Salute.

Come puoi vedere, ben due missioni su sei riguardano la sostenibilità in generale. La seconda missione, in particolare, fa riferimento alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica, prevista anche dagli obiettivi dell'Agenda Europea 2030 e dal Green Deal, il Patto Verde mirato al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Missioni del Pnrr – Piano Nazionale di ripresa e resiienza

Quanti sono i soldi destinati all'ambiente? E dove ci avrebbero portato?

Dei fondi stanziati dal Pnrr, "60 miliardi spettano all'ambiente in generale", dice il Professore di Strategy e Marketing della Business School del Politecnico di Milano Davide Chiaroni, che si occupa di economia circolare e transizione verde. Questa quota di investimenti ci "metteva nella condizione di raggiungere gli obiettivi europei dell'agenda 2030", tra cui il principale è quello della riduzione delle emissioni. Per arrivare a questo, c'era in progetto anche l'ampliamento degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Le previsioni per il periodo che va dal 2020 a oggi contavano un incremento del 25-30%. Al momento, invece, si segna il 10% in più rispetto a due anni fa. "Avremmo dovuto muoverci a un passo doppio, se non triplo, rispetto a quello che abbiamo avuto", dice Chiaroni.

Questa mancanza di progressi si è scontrata anche con il caro energia – l'aumento dei prezzi dovuta alla crisi del gas a causa della guerra tra Russia e Ucraina –, mettendoci nuovamente davanti agli occhi la nostra mancanza di autonomia a livello energetico. "Ma bisogna essere realistici, anche un aumento delle rinnovabili come quello previsto non avrebbe cambiato di molto la situazione", perché il gas soddisfa ancora il 40% del nostro fabbisogno. Per non essere esposti alla volatilità dei prezzi dovremmo raggiungere il 75% della produzione di energia da fonti rinnovabili.

Ma se i fondi ci sono, perché siamo rimasti indietro?

I fondi sono disponibili e adeguati al raggiungimento degli obiettivi europei. Il problema sono i bandi presentati. Anzi, quelli non presentati. Quelli che ci sono coprono solo "il 10% circa dei fondi messi a disposizione". Si è in ritardo anche con le riforme per l'attuazione dei provvedimenti del Pnrr. Il 2022 e il 2023 avrebbero dovuto vedere già l'avvio dei progetti e invece dovranno essere usati per le procedure burocratiche dei bandi. Il 2023 sarà un anno particolare a causa delle elezioni "che portano un rallentamento nei processi autorizzativi". Ciò che non riusciremo a fare nel 2022, quindi, sarà difficile da portare a termine anche nel 2023. E il 2024 "potrebbe essere troppo tardi".

Il Pnrr è un'occasione sprecata?

Ancora non è possibile affermare che il Pnrr sia a tutti gli effetti un'occasione sprecata, perché ancora "ha le possibilità per dare il proprio contributo". Quello che però si può dire con certezza è che per evitare di perdere i fondi e le possibilità che questi soldi ci mettono a disposizione, è necessario "che il 2022 diventi un anno effettivamente produttivo".