Ecocidio, nuova proposta di legge. Mehta (Stop Ecocide International): “Non demonizziamo, servirà da guida alle aziende”

Si tratta di un testo che mira a introdurre un quadro di riferimento difronte alle devastazioni ambientali.
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Francesco Castagna 13 Settembre 2023
Intervista a Jojo Mehta Co-fondatrice e direttrice esecutiva di Stop Ecocide International

"Oggi, il nostro obiettivo è la sicurezza, non solo nel proteggere l'ambiente, ma anche nell'avere un quadro di riferimento che ci permetta di andare avanti con sicurezza in un futuro sconosciuto", a scriverlo è l'on. Filiberto Zaratti dell'Alleanza Verdi/Sinistra Italiana, all'interno della proposta di legge sull'ecocidio.

Ecocidio. Una parola ancora non troppo comune. La sua storia in realtà ha origine nel 1970, quando Arthur Galston, fisiologo vegetale e bioeticista, l’ha definito come: “La distruzione intenzionale e permanente dell'ambiente in cui un popolo può vivere in un modo di sua scelta dovrebbe essere considerata un crimine contro l'umanità, da designare con il termine ecocidio".

Un po' di storia

Verrebbe da chiedersi subito perché questa legge, che rappresenta un tassello fondamentale della lotta ai crimini ambientali, non sia stata ancora approvata in tutto il mondo. In realtà diversi passi avanti nel tempo sono stati fatti, principalmente la giurisprudenza fa ancora fatica a capire quando è il caso di incolpare qualcuno per un'azione. La correlazione causa/effetto in questi casi non è semplice, immagina dover dimostrare che a causa delle trivellazioni in mare il clima è cambiato. Il mondo scientifico discute ancora oggi delle responsabilità delle aziende, ma tutt'ora non è riuscito a fornire una risposta univoca.

Nel 2020 alcuni avvocati esperti di diritto internazionale hanno provato a elaborare una definizione formale di reato di ecocidio. "La loro e nostra speranza è che questa proposta possa essere alla fine adottata come emendamento allo Statuto di Roma, che regola il lavoro della Corte Penale Internazionale", spiega il promotore Zaratti, che si aspetta che in questo modo l'ecocidio sarebbe soggetto a tutti i limiti che riguardano i crimini internazionali.

Intervista

Alla presentazione del testo, che Ohga ha potuto consultare in anteprima, tenutasi il 12 settembre alla Camera dei Deputati hanno partecipato Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, ma anche Jojo Mehta, co-fondatrice e direttrice esecutiva di Stop Ecocide International. Abbiamo avuto modo di contattarla per capire come questa legge potrebbe cambiare le politiche ambientali dell'Italia.

Cosa è cambiato materialmente da quando l’UE ha approvato la nuova definizione di reato di ecocidio? 

Il Parlamento UE ha sostenuto una definizione di reato che è molto vicina a quella internazionale, che è stata redatta due anni fa. Ciò che manca è che si parla di ecocidio associandolo sempre alle conseguenze, mai alla prevenzione. Questa definizione attuale non ti spiega cosa non bisogna fare, ma soprattutto la definizione europea ci mostra come non riusciamo ancora a prendere sul serio la tutela dell'ambiente. Questo perché effettivamente abbiamo questo atteggiamento che è spesso sconnesso con la natura, è un comportamento che assumiamo da secoli perché trattiamo la natura come un banco infinito di risorse. In questo periodo stiamo realizzando che non è possibile farlo, perché abbiamo una crisi climatica che mette a serio rischio la biodiversità.

Ecco perché è importante inserire un riferimento giuridico, che dice che i danni seri all'ambiente sono ugualmente pericolosi come i danni alle persone. È anche importante che queste attività vengano criminalizzate, perché vuol dire che tutti coloro che ricoprono posti di potere all'interno delle aziende devono pensare alle loro responsabilità personali. Se abbiamo solo sanzioni amministrative vuol dire che coloro che possono permetterselo saranno sempre in grado di pagare una multa. Il reato penale diventa quindi un deterrente.

Qual è il Paese che attualmente rispetta maggiormente la definizione di ecocidio?

Gli Stati più sensibili sono quelli dell'Oceano Pacifico, perché chiaramente potrebbero rischiare in futuro di non esistere più. Anche l'Ucraina ne sta parlando molto, perché con la guerra il Paese sta soffrendo danni all'ambiente molto gravi, il Belgio è il Paese europeo che senza dubbio è più avanti. Anche la Francia ha stabilito una definizione di ecocidio, ma per la nostra associazione non è abbastanza forte perché è avvenuto prima della fuoriuscita della definizione internazionale. Complessivamente sono almeno 35 Paesi nel mondo quelli che stanno discutendo una definizione di ecocidio.

Dobbiamo uscire da questo periodo, che non è per nulla semplice, con delle regole che ci permettano di vivere in armonia con l'ambiente e con la natura.

La definizione di ecocidio fissa due soglie. Citando il documento sulla definizione di ecocidio: "Con queste due soglie, l'accusa dovrebbe dimostrare una sostanziale probabilità di causare un danno grave e diffuso o duraturo attraverso atti o omissioni che siano illegali o arbitrari". E se gli atti sono legali e non arbitrari? Quando si può parlare di ecocidio?

Questo quadro normativo, se vedrà la luce, servirà da guida agli amministratori delle aziende. Questa non è una legge retroattiva, è una norma con cui ogni settore può operare senza rischiare in futuro di andare a processo.

Inquinamento

Non abbiamo intenzione di demonizzare qualcuno, ma soltanto di proteggere la natura. Se esiste un deterrente per dissuadere le aziende a operare in maniera irrispettosa dell'ambiente, allora noi vogliamo che venga approvata questa legge.

Secondo lei questa legge potrebbe aiutare le cause climatiche?

Senza dubbio. Ci sono molti avvocati che vorrebbero utilizzare questa legge e vogliono essere sicuri che questo tipo di giurisprudenza sia utilizzabile. Immagino che i primi casi riguarderanno più i danni diretti che quelli climatici. Mi riferisco quindi allo sversamento di materiali tossici.

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