
Chi trova un amico, trova un tesoro. Nel caso delle multinazionali che operano nel settore dell'energia il migliore alleato sembra essere ancora il gas. Vuoi perché l'Unione europea aveva detto a luglio 2022 che il gas sarebbe potuto rientrare nella tassonomia green, a patto che le emissioni globali sarebbero drasticamente diminuite, vuoi perché la situazione geopolitica attuale complica da due anni la situazione dal punto di vista energetico.
Così Eni, Shell, Total e altre compagnie multinazionali nel settore degli idrocarburi hanno dato il via a una ricerca di nuovi approvvigionamenti di gas, dopo lo stop agli accordi con la Russia, a seguito dell'invasione di Putin in Ucraina. Eni ha annunciato il 2 ottobre una importante scoperta a gas effettuata dal pozzo Geng North-1 perforato nella licenza North Ganal, a circa 85 km di distanza dalla costa orientale del Kalimantan, in Indonesia.
In un comunicato aziendale si evince che, secondo le stime preliminari, sono stati individuati volumi complessivi pari a 5 mila miliardi di piedi cubi di gas con un contenuto di condensati fino a circa 400 milioni di barili. L'azienda fa sapere che: "La campagna esplorativa in corso, assieme alle recenti acquisizioni, è in linea con la strategia Eni di transizione, per condurre progressivamente il portafoglio Eni nel 2030 a un mix di gas e LNG al 60%, incrementando il contributo di LNG equity. L’Indonesia, e in generale l’Asia sud-orientale, rivestono un ruolo importante in questa strategia". Nulla di incoraggiante, anche perché se l'Unione europea può fare qualcosa per limitare strategicamente le emissioni di CO2 e di altre sostanze climalteranti entro il 2030 e il 2050, poco può se gli investimenti delle aziende italiane avvengono dall'altra parte del mondo.
E poi c'è il monito dell'IPCC, il Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico delle Nazioni Unite, che ci ha messo in guardia del fatto che attività come le trivellazioni sono ultra dannose per l'ambiente. "Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili ha portato ad un livello del riscaldamento globale che ha superato i +1,1°C dall’epoca preindustriale", questo è ciò che emerge dal commento al 6° rapporto IPCC del nostro geologo esperto di Ohga, Andrea Di Piazza.
Ma qual è l'impatto ambientale delle trivelle sul clima? Principalmente tre: subsidenza, sovrasfruttamento del suolo ed emissioni di metano per via dell'estrazione. Ne abbiamo davvero bisogno quindi? In realtà no, aziende come Eni, Shell, Total e altre ancora potrebbero riconvertire le loro industrie per puntare su investimenti green e sulle rinnovabili. Il senso è che le scelte di queste aziende sono più mirate a una salvaguardia degli interessi economici dei singoli Stati, poiché o si coprono tutte le richieste. oppure si rischiano nuovi aumenti dei prezzi. Il punto è che, senza un incremento delle rinnovabili, la situazione sarà sempre tale.
Secondo un comunicato di Greenpeace, "Nell’ultimo anno i consumi di gas in Italia sono diminuiti del 9,8% e, secondo dati di Elettricità Futura, sbloccando le autorizzazioni per le nuove rinnovabili potremmo installare 85 GW in otto anni riducendo le importazioni di gas di 160 miliardi di metri cubi e risparmiando 110 miliardi di euro".