La frutta secca e la frutta disidratata sono due vere e proprie delizie. Questi termini spesso vengono usati come sinonimi, in realtà, definiscono prodotti diversi. Vediamo di fare chiarezza sulle tecniche di disidratazione ed essicazione, cercando di individuare quali siano le differenze.
La frutta secca racchiude tutta la frutta oleosa o a guscio, tra cui noci, nocciole, pistacchi, anacardi, pinoli, noci brasiliane, noci pecan e molti altri ancora. Sono prodotti molto validi a livello nutrizionale, estremamente calorici, ma anche ricchi di fibre, acido folico, molecole antiossidanti come i tocoferoli e i fitosteroli e acidi grassi di qualità, come gli Omega3. Le Linee Guida per una Sana e corretta alimentazione ne consigliano piccole porzioni di 20-30 grammi, 2-3 volte a settimana.
La frutta disidratata spesso viene servita con la frutta secca, ma in realtà sono prodotti diversi. Sono frutti che perdono l’acqua attraverso un processo di disidrazione o essicazione. Ovviamente, una volta essiccato il frutto ha proprietà nutrizionali diverse rispetto al frutto fresco: fibre e minerali (potassio, magnesio e fosfero) sono più concentrati, ma la vitamina C e quelle idrosolubili tendono a degradarsi. È ricca di zuccheri ed è molto calorica. Tra i frutti, che meglio si prestano alla disidratazione, ci sono albicocche, datteri, fichi, frutta esotica, prugne, mele e agrumi, ma anche mango, ananas e molte bacche.
Si consiglia di mangiare frutta disidratata con moderazione, evitando quella glassata, caramellata o che contiene additivi. La dose consigliata, anche in questo caso, è di 30-40 grammi, 2-3 volte a settimana.
Le principali differenze sono:
(Scritto da Valentina Rorato il 30 giugno 2023;
modificato da Francesco Castagna il 28 giugno 2024)