I pescatori dopo l’ok al Ddl Salvamare: bene le legge, ma serve attrezzare meglio i porti

Due pescatori ci raccontano di come l’approvazione del Ddl Salvamare potrà essere utile per ripulire le acque dai rifiuti. Si tratta di un passo senza dubbio importante per la tutela dell’ambiente marino, ma tanto c’è ancora da fare. A partire dall’organizzazione della raccolta differenziata nei porti.
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Michele Mastandrea 21 Maggio 2022

Con l'approvazione del Ddl Salvamare, i pescatori potranno dare un contributo importante alla tutela dell'ambiente. Potranno infatti raccogliere i rifiuti e portarli a riva senza dover pagare multe o ottenere autorizzazioni speciali, come finora accadeva. Per il Wwf si tratta di un buon primo passo, ma molto resta ancora da fare per rendere i nostri mari sempre meno inquinati.

Per capire cosa cambia con l'ok alla legge, ma anche su come poter migliorare ancora nella tutela dei mari, abbiamo allora scambiato qualche parola con due pescatori: Tonino Giardini, del Gruppo Pesca di Fano (Pesaro-Urbino), e Massimo Rossi, del peschereccio Rimas di Cesenatico (Forlì-Cesena).

L'approvazione del Salvamare, come ti dicevo, era molto attesa dai pescatori. Rendeva più facile riportare a riva i rifiuti raccolti durante le attività di pesca. "Un passaggio importante soprattutto per chi usa i sistemi a traino, le reti a strascico per intenderci, che raccolgono tanti rifiuti", spiega Giardini. "Finora, questi erano dichiarati rifiuti speciali, ma il pescatore doveva pagare alcune tasse per il loro smaltimento. Cosa che spingeva i pescatori a rigettare in mare i rifiuti, penalizzando così l'ambiente".

Per il pescatore marchigiano, la sfida ora è lavorare affinché tutto il sistema sia coordinato. "La maggior parte dei porti in Italia, che sono più di 800 su 8000km di costa, non hanno isole ecologiche attrezzate. Un conto è avere contenitori di rifiuti generici, ma qui si parla di rifiuti speciali, quelli raccolti in mare, che vanno tracciati. Per farlo, serve un'isola ecologica presidiata, con un soggetto capofila che segua le operazioni".

Una richiesta che arriva anche da Massimo Rossi: "Bisognerebbe agire in questa direzione, anche perché i rifiuti che raccogliamo sono tanti. Altri pescatori mi parlano di porti con diverse problematiche, fortunatamente a Cesenatico siamo organizzati bene. Abbiamo i fusti per l'olio, per i filtri, per gli stracci sporchi, i container per i rifiuti ‘normali': ma non ovunque è così".

Serve dunque uno sforzo logistico, che riguardi soprattutto le località meno centrali. "Abbiamo rilevato che nei porti di minori dimensioni, a differenza di quanto accade nei grandi porti che hanno autorità portuali e risorse per allestire impianti, spesso i comuni non realizzano questi impianti perché mancano i gestori", aggiunge Giardini.

Un altro dei problemi è che i pescatori non portano a riva solo scarti altrui, ma anche rifiuti legati alla stessa attività di pesca, "come ad esempio oli esausti che necessitano impianti in grado di poterli raccogliere e poi destinarli agli impianti di smaltimento", aggiunge Giardini. "Si tratta di rifiuti speciali e a volte anche pericolosi. La legge è positiva, ma bisogna attrezzare le infrastrutture per applicarla pienamente, per differenziare in maniera corretta".

La cosa interessante è che potrebbero svilupparsi nuove tecnologie per ripulire i mari nel momento stesso in cui si pesca, come ci spiega Rossi: "Noi stiamo testando ad esempio una nuova rete a strascico, che potrebbe darci una mano nel raccogliere i rifiuti durante la nostra attività, ma con meno impatto sull'ambiente".

Serve dunque trovare soluzioni nuove. Ma non sarebbe giusto dare ai pescatori anche incentivi economici, vista l'importanza dell'attività svolta? Non per forza, almeno secondo Rossi: "Io ho una cesta apposta, che metto a bordo da sempre…in mare ho trovato calze, calzini, filtri, bidoni…ma li ho sempre raccolti e riportati a riva, anche prima di questa nuova legge".

Per Giardini, invece, "la pesca sarà sempre considerata la nostra attività prevalente. È chiaro che non è tanto per un guadagno economico che raccogliamo i rifiuti, ma più per una responsabilità civile. Bene se ci sarà un sostegno, un'integrazione, ma il mestiere rimarrà la pesca". Anche perché non tutti avranno la possibilità di prendere tanti rifiuti. "La percentuale sarà meno del 10%, quella delle barche che hanno sistemi a traino. Non si prendono rifiuti con gli ami…", conclude.