I pesci continuano a morire nel Tevere: di chi è la colpa di questo scempio?

L’inquinamento da pesticidi sembra essere il principale indiziato, ma non c’è ancora alcuna certezza. Le associazioni ambientaliste chiedono alle autorità competenti un monitoraggio più approfondito e si rivolgono al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “Occorre un commissario straordinario per il risanamento del fiume”.
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Federico Turrisi 10 Luglio 2020

Che cosa sta succedendo ai pesci del Tevere? Le scene a cui stanno assistendo i cittadini romani sono piuttosto inquietanti: la corrente del Tevere sta portando fino alla foce centinaia di animali morti. Il primo episodio grave si era verificato già lo scorso 30 maggio, quando nel tratto del fiume che va da Castel Sant’Angelo a Ponte Marconi era stato trovato un numero elevato di carcasse. Da allora l'emergenza prosegue e negli ultimi giorni sono stati avvistati banchi di pesci che galleggiano senza vita sulla superficie del fiume all’altezza del Ponte Regina Margherita e vicino al ponte Vittorio Emanuele II, sempre nel cuore di Roma. Un'altra moria è stata inoltre registrata di recente a Isola Sacra, nel Comune di Fiumicino.

Le cause

L'Arpa Lazio e l'Asl Roma 1 hanno condotto delle analisi sui pesci e prelevato dei campioni d'acqua dal Tevere, individuando tracce di pesticidi, anche vietati dalla legge italiana, tra cui il nicotinoide. L’ipotesi è che sia finito nel fiume a causa delle piogge. Non a caso le morie di pesci sono avvenute dopo il passaggio di alcune perturbazioni e in un periodo in cui il Tevere è caratterizzato da una bassa portata idrica. "Simili eventi si verificano dopo le piogge che seguono ad un periodo più o meno lungo di siccità. Le acque piovane spingono nel fiume acque malsane più o meno stagnanti, prive di ossigeno e magari contaminate da sostanze tossiche di varia natura", spiega Stefano Cataudella, professore di ecologia all’Università Tor Vergata di Roma.

A pagarne le conseguenze sono i pesci di dimensioni più grandi, come i barbi tiberini, i carassi e i cavedani, che soffrono la carenza di ossigeno fino a morire di anossia. Stando però a quanto riportano i rapporti di Arpa e Asl, il nicotinoide non può essere considerato il diretto responsabile della morte dei pesci dal momento che si trova in quantità non significative. Occorrono dunque ulteriori approfondimenti per scoprire le cause che hanno portato al verificarsi del fenomeno.

Le reazioni degli ambientalisti

La notizia delle persistenti morie di pesci nel Tevere ha provocato l'indignazione degli ambientalisti. Dal momento che le analisi di laboratorio hanno confermato la presenza di sostanze proibite dalla legge italiana, i Verdi hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma chiedendo che vengano accertate rapidamente le cause di questo disastro ecologico.

Dello stesso avviso è l'Oipa (Organizzazione Internazionale Protezione Animali), che chiede alle autorità competenti – Regione, Comune e Asl – un monitoraggio più approfondito, continuo e a lungo termine del Tevere, preannunciando che in un eventuale processo, se dovessero emergere delle responsabilità penali, si costituirà parte civile.

Marevivo Onlus si rivolge invece direttamente al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, affinché venga nominato subito un commissario straordinario per il risanamento del Tevere, dotato di tutti i poteri necessari per far fronte ad un’emergenza non più sostenibile. Inoltre, fa sapere l'associazione attraverso le parole della sua presidente Rosalba Giugni, verrà richiesta all’Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) una relazione tecnica sulla moria dei pesci nel Tevere. Per Marevivo il fenomeno è solo la punta dell’iceberg di un'enorme problema che coinvolge non solo l'ecosistema fluviale ma anche la salute umana, dal momento che le acque del Tevere vengono utilizzate per l’irrigazione agricola.

Credits photo | Marevivo Onlus