
Ti sei mai chiesto da cosa dipende il prezzo degli alimenti che acquisti? Oltre ai costi di filiera, legati alla produzione (nel quale è prevista anche una quota riguardante l'energia utilizzata) e al trasporto della merce ci sono delle spese che possono variare in base ad alcuni fattori esterni che stiamo vivendo negli ultimi anni: il primo può variare maggiormente e riguarda il conflitto russo-ucraino, il secondo è più strutturale e dipende dai ritardi che i Paesi delle Nazioni Unite nel prendere misure adatte al contrasto di fenomeni dipendenti dalla crisi climatica (siccità, alluvioni).
Di recente, Ohga ha raccontato gli effetti del riscaldamento globale, mostrando come questi possano avere conseguenze sull'attività degli agricoltori. Lo abbiamo fatto prima con Cristian Belloni in Lombardia, portando alla luce i danni legati alla siccità, poi, a Villanova di Bagnacavallo, con Daniele Marangoni, che abbiamo raggiunto in Romagna per documentare gli effetti delle alluvioni.
Come puoi immaginare non tutto il grano che arriva sulla nostra tavola viene prodotto in Italia, l'Ucraina infatti è chiamata "il granaio d'Europa" e il nostro Paese importa da Kiev circa il 2,7% per la produzione di pane e biscotti, secondo i i dati Istat relativi al 2021, che equivalgono a circa 122 milioni di chili di grano dall'Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia.
Esiste un patto tra i Paesi europei, la Turchia, l'Ucraina e la Russia (che pur sono due Paesi in guerra tra loro): l'accordo sul grano o "Black Sea Grain Initiative". Questa "collaborazione" fa in modo di regolare la domanda e l'offerta di questi beni di prima necessità, determinandone l'aumento o il calo dei prezzi. Un primo passo in avanti era avvenuto ad Aprile, quando l'UE nel 2022 aveva sospeso i dazi doganali sui prodotti agroalimentari in arrivo dall’Ucraina fino a giugno 2023, poi, il 17 maggio, l'intesa era stata rinnovata per altri 60 giorni.
Il 17 luglio scadono i termini dell'accordo, il 13 luglio Vladimir Putin aveva dichiarato che la Russia "potrebbe sospendere la partecipazione all'accordo sul grano fino a quando non saranno rispettate tutte le promesse fatte in tali accordi", come riporta l'agenzia russa Tass. Secondo il Ministero degli Esteri russo le parti in causa non starebbero rispettando le volontà espresse dalla Russia, come l'accesso delle sue navi ai porti esteri, "per normalizzare la situazione dell'assicurazione delle navi da carico secco e per ricollegare la Banca Agricola Russa al sistema di pagamento interbancario SWIFT", riporta la Tass.
L'8 luglio si è tenuta una conferenza stampa tra il leader turco Tayyip Erdogan a Istanbul e il presidente ucraino Vladimir Zelensky, che ha chiesto sia il prolungamento dell'accordo, ma anche un eventuale ampliamento. Erdogan si trova nel mezzo a trattare con le due parti attualmente in conflitto, che mantengono entrambe un atteggiamento di chiusura. In particolare, la Russia preme per reintrodurre i suoi fertilizzanti nell'ambito dell'accordo sui cereali, un punto dell'accordo che -a detta del Centro di coordinamento congiunto (JCC) tra Russia, Ucraina, Turchia e ONU- non è mai stato avviato. Il JCC fa presente inoltre che l'iniziativa non starebbe fornendo ai Paesi bisognosi i volumi di cibo necessari. Se ti stai chiedendo perché ciò dovrebbero riguardare anche te, sappi che il motivo è semplice: più mancano i cereali garantiti dall'accordo, minore sarà l'offerta. Tale legge del mercato porta conseguentemente a un aumento dei prezzi della merce a disposizione.
Sulla questione arriva anche l'allarme di Coldiretti: "Le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 430% per un quantitativo pari a oltre 142 milioni di chili mentre quelle di mais del 71% per un totale di 795 milioni di chili sulla base di elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel primo quadrimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno".
A pesare sull'import-export di questi prodotti ci sono anche gli effetti del riscaldamento globale. Sia Coldiretti che Confagricoltura segnalano da tempo le perdite legate alle alluvioni e ai fenomeni siccitosi. In particolare, la Coldiretti ha stimato una perdita dei raccolti di grano di almeno il 10% a livello nazionale, rispetto al 2022, "con il rischio concreto che la produzione di grano duro nazionale per la pasta possa scivolare a poco più di 3,7 milioni di tonnellate mentre quella di grano tenero per pane e biscotti rischia di attestarsi sotto i 2,7 milioni di tonnellate", segnala l'associazione.