La terra annega in Romagna: storia del post alluvione, dopo l’acqua è rimasto il fango

A Villanova di Bagnacavallo Daniele Marangoni ci racconta l’altra faccia del cambiamento climatico, dopo la siccità: le alluvioni. Lo abbiamo raggiunto in Romagna per documentare gli effetti delle alluvioni.
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Francesco Castagna 29 Giugno 2023

"Sembra il deserto" o un "paesaggio lunare". Qualsiasi descrizione è riduttiva, se non si è stati protagonisti degli effetti delle due alluvioni in Emilia Romagna. A un mese dalla tragedia di maggio, che ha distrutto intere abitazioni, infrastrutture, attività e fabbriche l'acqua non c'è più, al suo posto è rimasto il fango.

"Non si asciuga e non augurerei nemmeno al mio peggior nemico il fango in casa, è devastante!", ci racconta Daniele Marangoni, agricoltore Coldiretti di Villanova di Bagnacavallo, in Romagna, che abbiamo raggiunto per parlare di come il cambiamento climatico stia mettendo a dura prova il lavoro degli agricoltori, prima con la siccità e poi con le alluvioni.

Siccità e alluvioni, due facce della stessa medaglia che Ohga ha affrontato in due periodi diversi dell'anno ma estremamente vicini. A marzo ti avevamo già raccontato della storia di Cristian Belloni, un agricoltore lombardo alle prese con la mancanza di piogge, ora con Daniele Marangoni vogliamo mostrarti come entrambi i fenomeni derivino dalla stessa matrice: il riscaldamento globale.

"Io avevo un vigneto di Merlot, era bello ed era già fiorito. Ora cerco di ricominciare il più veloce possibile, ma lo stato attuale delle piante non mi rende così ottimista", ci spiega Daniele. Insieme a lui ci addentriamo nel vigneto, il terreno è spaccato, fango ovunque e le foglie delle piante mostrano i segni visibili di ferro: alcune sono rosse, come in autunno.

Il paesaggio è davvero particolare: oggetti di ogni tipo accatastati in attesa che si asciugano, macchinari ancora pieni di fango, alberi che dovranno essere sradicati e ripiantati da capo. Ma c'è un dettaglio che colpisce particolarmente: camminando per lo stabilimento dove si trova l'azienda di Daniele, è possibile vedere per terra dei pesci, morti.

Sono carpe, Daniele ci spiega che durante e subito dopo l'alluvione era "normale" vedere tutti questi animali nuotare tra i raccolti, tanto che hanno dovuto chiamare delle associazioni di pescatori privati per salvarne il più possibile.

Sono scene che rimangono impresse negli occhi di chi le ha viste e vissute dal vivo, che ci devono far ricordare che derivano dai nostri modelli di vita.