In Lombardia prima il riso nasceva nei campi allagati e moriva nel vino: oggi soffoca per la siccità

Come può una pioggia di poche ore arginare la situazione di siccità che sta imperversando in Italia? Cosa pensa, come si attrezza e in che modo cerca di contrastare un agricoltore le alte temperature, che né permettono di far crescere le colture, né permettono di irrigare i campi. Ce lo racconta Cristian Belloni, un agricoltore che possiede alcune campagne a Calvignasco, dove Ohga è andata per toccare con mano la mancanza di risorse idriche.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Francesco Castagna 22 Marzo 2023

Scricchiola il terreno del campo in cui ci rechiamo per parlare con Christian, un agricoltore Coldiretti di Calvignasco. C'è vento e nella macchina con cui siamo arrivati nelle sue coltivazioni abbiamo già lasciato felpe e giubbotti. Indossiamo una maglietta a maniche corte e sono le 9.30 del mattino. Il sole non è ancora alto, ci portiamo una bottiglietta d'acqua, non si sa mai.

Dopo pochi kilometri su strada asfaltata e meno di un centinaio di metri su quella sterrata, ci ritroviamo nel mezzo di un appezzamento di riso da otto ettari circa. Christian stacca dal terreno una spiga e me la mostra. È gialla e secca. "È terra evocata al riso", le parole escono dalla bocca come se fosse già convinto di ciò che deve dire. Le dice con consapevole amarezza, che all'apparenza può sembrare calma.

Però negli ultimi anni, purtroppo a causa della mancanza idrica, siamo costretti nostro malgrado a rinunciare alla coltivazione del riso. Forse saremo costretti a farlo anche per altre colture per questa crisi idrica che ci sta colpendo duramente gli agricoltori non solo di qua ma di varie altre regioni.

Noi di solito coltiviamo riso, mais, soia, frumento. Quello che, in parole povere, è il mercato cerealitico. Certo il riso è sempre stata una delle colture più redditizie che abbiamo sempre avuto. Quindi tutti tendono a mettere giù questa coltura, anche perché queste sono terre predisposte. Da queste zone arriva l'eccellenza italiana della provincia di Pavia, di Milano e siamo costretti purtroppo a rinunciare a questa coltura.

Da quanto tempo fa questo lavoro?

Ormai sono quasi otto anni che sono dentro in azienda. È un'attività passata a mio nonno, poi a mio padre, successivamente a mio fratello e infine a me. Io sarò l'ultimo a coltivare la terra perché stiamo andando incontro alla desertificazione. Non trovo altre parole per descrivere tutto ciò. Faccio un esempio banale che ci dà un'idea della situazione: questa era terra talmente argillosa che bastava solo poca acqua per riuscire a trattenerla e coltivare il riso (che ha bisogno di tantissima acqua).

Negli ultimi due anni noi agricoltori questa crisi idrica qua, e non solo perché c'è anche il caldo, abbiamo incominciato a scoprirla già da parecchi anni. Ormai è sulla bocca di tutti, incomincia a toccare anche le famiglie e i loro portafogli. Ora è un problema sentito in ottica globale.

Purtroppo non abbiamo ancora un prospettiva sul futuro

Ancora adesso siamo incerti, perché può darsi benissimo che possa venire a piovere, ma come facciamo a lavorare sperando che il cielo ci aiuti. Adesso vi faccio una domanda stupida: ma voi andreste a lavorare se sapeste che non prendereste lo stipendio? Voi vi alzereste la mattina alle sei fino alle 8 di sera sia il sabato che la domenica, sapendo che potreste non tirare su il vostro raccolto e non riuscire a pagare i debiti con le banche?

Questo diventa un problema che noi nelle zone cominciamo ad avere. Tutti quanti, tutti quelli che conosco stanno vivendo questa situazione. Ne abbiamo parlato e anche gli altri stanno rinunciando a mettere riso. Tenderanno a mettere qualche coltura lo stesso a riso, magari nei terreni più bassi dove l'acqua è più facilitata a entrare. Magari alcuni rinunceranno a dare acqua ad altre campagne per cercare di salvare le poche colture a riso. Facendo così però non fai nient'altro che diminuire la tua resa agricola perché l'acqua comunque sia manca. Non hai le once d'acqua, non riesci a irrigare, l'acqua a scorrimento a bocchetto non riesci più a gestirla. Hai bisogno di trattori con delle turbine idrovore per cercare di irrigare il campo. Non basta, con tutto quello che si può fare non basta. L'acqua manca, l'ultima acqua un po' "seria" che è venuta giù è stata a Dicembre. Tutto ciò non basta assolutamente per andare a compensare lo scompenso idrico che abbiamo.

Qual è il primo pensiero che fa un agricoltore quando si sveglia la mattina in questa situazione?

Io tutte le mattine che mi alzo vado a vedere alla finestra se per caso ha piovuto. Stamattina quattro gocce d'acqua le ha fatte ed è stata una gioia, anche se ha fatto poche gocce. L'acqua che è piovuta servirà a coprire soltanto una settimana, il problema arriverà dopo. Certo, sei demoralizzato, la voglia di andare avanti c'è, perché chiaramente l'agricoltore la terra ce l'ha nel sangue. Non ci può fare niente. Però non c'è troppo da scherzare qua, c'è il rischio che famiglie intere, e tutto quello che c'è dietro, rischia veramente di non andare avanti. Non si vede più prospettiva del futuro. Le attrezzature agricole innovative devi farci non un pensiero, anche due o tre prima di fare un acquisto.

Sai cosa stai spendendo, ma non sai cosa raccoglierai alla fine dell'anno. Diventa proprio un problema imprenditoriale fare agricoltura oggi. Se stiamo a guardare non solo qua, ma anche le colture orticole avranno seri problemi.

Mi racconta la storia della sua azienda?

La nostra azienda è sicuramente generazionale, l'ha creata mio nonno e poi l'ha tramandata a noi tutti. Abbiamo sempre avuto varie colture e abbiamo cominciato a mettere riso finché il tempo ce l'ha permesso. Cerchiamo di andare avanti ma io oggi sono da solo in azienda, non c'è nessuno che può darmi una mano. Mi appoggio a dei terzisti nel caso fossi in ritardo con la semina. Cerchiamo di fare il possibile, come trovare delle colture nuove in grado di resistere agli effetti del cambiamento climatico e per il troppo caldo che sta facendo.

Cosa le dicono i suoi colleghi?

Mi dicono che vogliono lasciare stare. Ripeto però, l'agricoltore ha proprio il senso della coltura nell'animo. Vedere lasciare indietro le terre non è così semplice, hai sempre la speranza di dire: "Pioverà, c'è ancora molto tempo per seminare". Poi ora del raccolto passeranno cinque o sei mesi, quindi sei sempre lì con la speranza. Eppure non viene mai ripagata, perché ormai non piove più e le rese non ci sono.

L'anno scorso la Regione Lombardia aveva detto che ci avrebbe dato un aiuto economico per la siccità, ancora adesso non abbiamo visto niente però sappiamo che si stanno muovendo, sperando che se ci pagano possiamo far fronte alla perdita di spese che abbiamo avuto. L'anno prossimo però cosa faremo?

A quanto ammontano le perdite?

Noi, facendo un calcolo con la Regione Lombardia, abbiamo perso il 54% del raccolto. Calcolando che, se avessimo seminato come gli anni passati, avremmo perso di più. Se avessimo messo giù riso, mais e altre colture che richiedono molta acqua sicuramente avremmo avuto una perdita di gran lunga maggiore. Sapendo che sarebbe stata un'annata difficile abbiamo deciso di piantare più soia che mais, il riso lo abbiamo piantato ugualmente, e facendo così siamo riusciti bene o male a compensare perché la soia ha bisogno di meno acqua. Siamo riusciti, bagnando una sola volta il campo, ad avere non un raccolto bellissimo, ma diciamo a rientrare con le spese. Se non avessimo deciso di piantare la soia non so neanche se a quest'ora eravamo qua a parlarne sinceramente. Avremmo dovuto chiudere, vendere tutto, d'altronde la realtà è questa.

Quindi qui dove stiamo parlando cresceva il riso?

Assolutamente sì, come potete vedere sono rimaste solo alcune spighe di cui c'è solo la cariosside (frutto secco indeiscente contenente un solo seme).

Quanto riso facevate in genere?

Si va intorno ai 50 quintali per ettaro, ma anche di più, dipende sicuramente anche dalla qualità. Più lasci le colture e più rendono. Senz'acqua il riso chiaramente non riesce a rendere come dovrebbe. Anche quello che era venuto fuori non era sicuramente bello.

Una qualità del riso pessima. Ci hanno dato un quarto di quello che era il prezzo del riso, perché non avendo le qualità giuste ce l'hanno pagato secondo il prezzo che ritenevano giusto. Certo che, con gli aumenti che ci sono stati per i prezzi dei mangimi, come l'Urea, che è il concime principale per quasi tutte le colture siamo arrivati da 30 euro al quintale fino a 125 euro al quintale. Io ho smesso di abbondare con l'uso dei concimi, come abbiamo sempre fatto, perché abbiamo capito per fortuna che non avremmo fatto il raccolto che si sperava.

Cosa vi hanno detto le assicurazioni che si occupano di coprire i costi degli agricoltori in queste situazioni?

Abbiamo provato a rivolgerci alle compagnie assicurative, per una garanzia sulla siccità. Il punto è che in questa condizione le assicurazioni hanno coperto solo i primi che si sono rivolti a loro, e poi hanno rifiutato ogni richiesta, perché sapevano che c'è questa crisi idrica e che per il 75% dovrebbero pagare le perdite.

Quali altri problemi ha riscontrato?

Parecchi. Oltre ad avere una qualità del riso pessima c'è il fatto che il riso era pieno di infestanti, perché in alcuni diserbi bisogna sommergere il campo con l'acqua per far sì che il diserbo abbia presa sulle erbe infestanti. Non avendo acqua per irrigare però, il diserbo non ha fatto presa e quindi abbiamo avuto tutti i campi infestanti dalle erbe.

Come si mette giù il riso?

Viene seminato in base alla qualità. Si può seminare ad Aprile, Maggio, addirittura alcuni tipi anche fino agli inizi di Giugno. Noi seminiamo in asciutto. Ci sono due tipologie di semina: in asciutta o in sommersione.

La seconda ai tempi andava tantissimo, qui prima tutte le risaie erano sommerse d'acqua per quasi tutto il periodo del loro sviluppo. Successivamente siamo passati alla tecnica in asciutta, perché abbiamo visto che le rese sono uguali, c'erano meno problemi con le lavorazioni ed è una tecnica che soddisfa molto.

L'anno scorso abbiamo avuto anche problemi di germinazione, perché il riso, essendo asciutto, non riusciva ad avere quell'umidità giusta per far sì che germinasse il riso. Abbiamo avuto anche delle campagne un po' irregolari, alcune colture erano più alte, altre più basse. Infine servono concime e diserbo.

Ci sono soluzioni per avere un prodotto pulito?

Sicuramente, ma è tutta questione di prezzo. Se io so che il riso non me lo pagano abbastanza di conseguenza non spendo per fare tutti i trattamenti adeguati.

Come membri di Coldiretti parlate anche con i colleghi delle Regioni del Sud Italia, dove la siccità è arrivata prima. Ci credevate quando gli agricoltori vi avevano avvisato di questo rischio, oppure avete sottovalutato la situazione?

Le voci c'erano, ma erano sporadiche. Si sentiva qualcuno che diceva che le acque del lago erano basse ma noi essendo fiduciosi abbiamo sperato nelle piogge. Qui è sempre stato così d'altronde, nel periodo primaverile ha sempre piovuto.

Gli allarmi però a mio avviso sono stati un po' in ritardo, dovevano fare più informazione prima della semina, invece è stata debole. Anche i dirigenti dei laghi erano fiduciosi del fatto che avrebbe piovuto, non perché se lo inventano ma perché è da una vita che riusciamo comunque ad arrivare a fine stagione con i nostri raccolti.

E ora?

Adesso di acqua non se ne vede più, i terreni sono completamente asciutti. Io ho un pozzo a casa che ormai non uso più. È profondo 70 metri e nonostante ciò riesco a tirare su acqua per un minuto e mezzo massimo, poi la pompa incomincia a girare a vuoto. C'è chi ha dovuto rifare il pozzo da capo e scendere a 120 metri per arrivare all'acqua. Questo rende un po' l'idea di quanto si sia abbassata la falda acquifera.

Poi, indicando il campo, Christian mi dice che la terra era piena d'acqua normalmente. "Qui siamo al piano zero, in poche parole siamo al piano dei canali irrigui, qui l'acqua arrivava scorrendo e bagnava il suolo, tant'è che non si potevano mettere giù altre colture perché con tutta quell'acqua sarebbero morte.

E quindi ora con l'acqua come farete?

I gestori dei laghi ci hanno detto che non avremo più l'acqua ogni settimana, ma ogni 15 giorni. Ma come facciamo a irrigare le colture, che hanno bisogno di acqua ogni 10 giorni? Andrà a finire che quando arriverà l'acqua bagneremo metà campo e lasceremo l'altra metà senza. Il problema è che, quando si semina, c'è bisogno di sommergere il riso. Se non riesci a sommergere tutta la campagna arrivi fino a metà, dove l'hai bagnata la terra si assesta e scende un po'.

La volta dopo che arriva l'acqua, se hai la stessa quantità, arriverà sempre a quel livello lì e si fermerà, perché la parte più alta diventa una sorta di gradino. Per farla sormontare, o trovi un altro canale dall'altra parte del campo, o devi avere il doppio dell'acqua (almeno due o tre irrigazioni) in modo da riuscire a sommergere tutto e far sì che la terra si assesti per poi riuscire a bagnarla. Questo sapete cosa significa? Che se hai seminato dieci ettari, ne riesci a portare a casa cinque di una qualità nemmeno bella.

Non potete usufruire dell'acqua degli invasi o dei laghi quando non piove?

Siamo impossibilitati, perché il livello dell'acqua è al di sotto delle paratie e quindi l'acqua non scende proprio. Tra l'altro i gestori dei consorzi ci hanno avvertito che sulle montagne non c'è nemmeno più neve. Non stiamo parlando di pozze d'acqua, stiamo parlando di ghiacciai secolari che si sono sciolti. Il clima sta cambiando, le temperature non sono più quelle di prima e stiamo andando incontro a un rischio di desertificazione serio.

Noi non siamo stati abituati, perché abbiamo avuto sempre l'acqua e quindi non ci abbiamo mai pensato. Ora calcoliamo che all'incirca riusciamo a trattenere solo il 10 per cento dell'acqua. Non avendo mai avuto questi problemi chiaramente non abbiamo predisposto alcun tipo di soluzione. Ci sono poche infrastrutture, bacini, pensare che anche se uscissimo fuori dall'Europa, in Africa, troveremmo dei posti dove non piove per dieci mesi all'anno, eppure loro riescono a mettere giù riso. Questo accade perché hanno dei bacini, sono attrezzati, sanno benissimo come si comporta il loro territorio e quindi cercano di trattenere più acqua possibile.

Noi queste infrastrutture non le abbiamo, anche perché per costruirle ci vuole tempo, non è che si risolve subito. Ci vorrebbe una squadra al di sopra delle Regioni per affrontare queste crisi qua, un ente al di sopra degli altri che possa prendere una decisione subito, senza passare per tutta la burocrazia italiana. Serve un team che comunichi a tutti gli agricoltori e agli utenti delle acque che c'è un problema reale e che ci saranno difficoltà. Noi non sappiamo neanche dove informarci se l'acqua arriverà o meno.

So che attualmente il livello dell'acqua dei laghi attualmente è sopra i 18 centimetri, con questa quantità non avremmo comunque la potenza dell'acqua per farla scorrere bene dentro i canali. La potenza sarà lieve e non ci consentirà di irrigare bene i campi, inoltre questa quantità basterà bene o male per due o tre settimane. Le prime colture che beneficeranno dell'acqua saranno il frumento e l'orzo, poi il riso, mais e soia. Le colture che usufruiranno più dell'acqua saranno le risaie, sperando che, con tutta l'acqua di cui hanno bisogno, ci saranno ancora risorse idriche a disposizione.

Secondo te ci vorrebbe più informazione sul tema?

Io vedo che finalmente i telegiornali ne stanno parlando, ma noi agricoltori conosciamo questa situazione da tempo. Sono anni che abbiamo difficoltà, ci sono temperature altissime: noi l'anno scorso in campagna abbiamo registrato 43°. Avevamo il mais che non è nemmeno riuscito a svilupparsi. Speriamo che qualcosa si possa muovere a livello mediatico.

Cosa si sente di dire a chi pensa che, visto che ha piovuto qualche giorno, il problema non esiste?

(Ride) Facciamo un calcolo. Se solo pensiamo che il mais ha bisogno di 6 millimetri al giorno d'acqua, dovrebbe piovere ogni giorno per un paio d'ore. La gente mi dice "Ma ha piovuto!", perché è vero che ha piovuto. Purtroppo non capiscono che quest'acqua non potrà mai compensare la situazione di siccità che stiamo vivendo. Io in passato scavavo per 15-30 cm e già trovavo l'acqua, ora non c'è niente. Queste qui una volta erano paludi, queste una volta erano paludi!

Le cosiddette "marcite", la marcita serviva a dare l'erba al bestiame anche d'inverno. Essendo sempre bagnati, questi terreni riuscivano sempre a dare un po' di erba per dar da mangiare a tutte le bestie d'allevamento. Adesso come potete vedere non sono proprio più marcite, da avere troppo a non avere niente.

Forse è anche perché siamo sempre stati abituati bene, questa però non è una scusante. Questa situazione cambierà il tenore delle nostre vite, modificherà le nostre abitudini, cambierà tutto. Le mezze stagioni non ci sono più, sembra una frase fatta, ma è veramente così. Ci rendiamo conto che fino a metà gennaio si stava bene? Non fa più freddo. Il clima è totalmente cambiato e noi dobbiamo cercare di porre un rimedio a questo cambiamento, perché altrimenti andrà a finire che perderemo le nostre origini e la nostra cultura.

Cosa pensate di fare in famiglia?

Noi ne abbiamo parlato. Stiamo cercando di capire se ci conviene riconvertire i campi e installare dei pannelli solari, al posto di coltivare. Da agricoltore ti dico "No, la mia terra voglio coltivarla finché potrò, ma a livello economico non si può più affrontare la situazione.

Christian si guarda intorno, poi ammette: "ci stiamo pensando seriamente".

Noi dalla terra vogliamo avere un reddito, non vogliamo un orto. Noi diamo da mangiare a tutta Italia, dobbiamo produrre. Non possiamo stare a quantificare, dobbiamo farlo.

Quali sono stati gli effetti legati alla crisi russo-ucraina per voi agricoltori?

L'Ucraina è il granaio europeo, sembrava che non lo sapesse nessuno prima della guerra. I prezzi dei cereali sono aumentati drasticamente, anche perché dobbiamo dare anche da mangiare agli animali. Ma non solo, i prezzi dei concimi sono aumentati a dismisura, quindi il seme, sono aumentati i diserbanti, il gasolio.

Che sensazioni prova?

Credo che tentare in questa impresa sia come giocare i numeri alla lotteria, anzi, lì ci sono più probabilità. Andrà a finire che molte aziende agricole lasceranno indietro i campi. Io personalmente ho già scelto di fare così, ho dovuto farlo perché è impossibile irrigarle e coltivarle. È inutile andare avanti così, a mio malincuore, ma d'altronde oltre a essere un agricoltore c'è anche l'aspetto economico che bisogna considerare.

Con Christian ci spostiamo verso i canali dove prima scorreva l'acqua vicino ai campi, ce li vuole mostrare da vicino, i canali dove scorreva l'acqua vicino ai campi. Fossi enormi dove una volta scorreva tantissima acqua. Così tanta che il rumore si sentiva dalla strada. Ora il nulla. Silenzio. Non c'è più niente. Riusciamo a vedere il segno del livello normale dell'acqua.

Qui quanta acqua passava? 

Quando passa è pieno. Quando ci sono gli invasi dei campi dove viene raccolta l'acqua qui si può sentire la forza dell'acqua. Una volta qui passavano i pesci, le rane, alcuni animali addirittura li abbiamo persi. C'è il deserto.

Ma c'è di più, se guardiamo bene, il fondo è asciutto. Questo vuol dire che l'acqua non passa da un sacco di tempo. Questa mattina ha piovuto, qua adesso noi dovremmo avere le scarpe bagnate sfregandole sull'erba. È tutto asciutto in tre ore che ha smesso di piovere. Non è possibile.

Ora ci spostiamo in un'altra campagna, dove Christian ci racconta che non è riuscito a raccogliere niente. Allarga le braccia, guarda il terreno. Sospira.

Qui c'è proprio la campagna dove non abbiamo tirato su niente. È bruciato proprio tutto, tant'è che non abbiamo neanche mandato dentro la mietitrebbia a raccogliere, abbiamo deciso di trinciare il raccolto da sotto. Anche qui erano paludi fino a 30 anni fa. Adesso non c'è più niente.

Poi indica il campo di un altro agricoltore.

Quello lì è un altro agricoltore, da quando ho memoria hanno sempre piantato riso. Adesso ha dovuto riconvertire quasi metà azienda a frumento, per cercare di prendere l'acqua piovana e non aspettare il momento di siccità per bagnare. Certo, non tutti decidono di rinunciare al riso, perché è la coltura più redditizia che abbiamo.

Io quest'anno per far fronte a quest'emergenza ho dovuto vendere due trattori. Ne ho preso un altro per cercare di far fronte alle spese, anche perché cosa fai? Io mi sono reinventato così. Adesso la Coldiretti sta cercando di ottenere un accordo con le banche, per riuscire ad avere un tasso molto basso e ottenere dei soldi e pagarli dall'anno prossimo, con la speranza che quest'anno ritorni il raccolto e cercare di pagare pian piano.

Quanto riso fate in genere?

Noi andiamo a pertica, che corrisponde a 654 metri quadri. Qui riesci a fare fino a sei quintali alla pertica. Al momento abbiamo raccolto a malapena un terzo del normale. Conosco alcuni che hanno fatto anche 50kg alla pertica. Poi non finisce qui, devi portarlo a casa, devi pulirlo, poi trattarlo…

Qua in Lombardia si dice che il riso muore nell'acqua e muore nel vino. Però qua acqua non ce n'è più, quindi andrà a finire che perderemo anche l'uso di questi detti qua. L'acqua possiamo trovarla solo nel supermercato ormai. Vi rendete conto di che caldo sta facendo? Sono a maniche corte, in Lombardia, ed è ancora inverno. Ci sono le piante fiorite. Io ho a casa un ciliegio che già fa i boccioli. Non è normale perché qua ne risente tutto.

Addirittura ho visto nei miei campi degli uccelli originari dell'Australia, sono particolari perché hanno un becco caratteristico. Fino a sei anni fa non c'erano e se sono qua vuol dire che il clima sta assomigliando sempre più al loro.

L'anno scorso si è bruciata completamente anche la soia. O provavi a salvare il riso o le altre colture. Abbiamo provato a fare una scelta e anche avendo avuto l'istinto di capire che non avremmo potuto bagnare non siamo riusciti a salvarci lo stesso.