I ragazzi di Fridays for Future agli Stati Generali: “Su energia e clima è ora di passare ai fatti”

Sabato scorso una delegazione composta da tre giovani attivisti è intervenuta agli Stati Generali dell’Economia voluti dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Numerose le questioni sul tavolo, dal taglio ai sussidi ambientalmente dannosi alla revisione del Pniec: “Occorrono obiettivi più ambiziosi”, sottolinea Emanuele Genovese di Fridays for Future Roma.
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Federico Turrisi 22 Giugno 2020

Tra le voci che sono intervenute in occasione degli Stati Generali dell'Economia, una serie di incontri voluta dal premier Giuseppe Conte per raccogliere le idee e tracciare linea economica da far seguire al Paese dopo l'emergenza sanitaria del Covid-19, c'è anche quella del movimento Fridays for Future. Come sai, la proposta dei giovani che si ispirano agli scioperi per il clima di Greta Thunberg non è cambiata, e anzi è stata recentemente messa per iscritto in un manifesto, ribattezzato "Ritorno al futuro": 7 punti per far ripartire l'Italia in chiave sostenibile, cercando di rispettare così gli obiettivi climatici stabiliti dall'Accordo di Parigi del 2015.

Punti che sono stati riproposti sabato scorso a Palazzo Chigi proprio durante la sessione dedicata all'ambiente e alla sostenibilità nell'ambito degli Stati Generali. La delegazione di Fridays for Future Italia era composta da tre attivisti: la giovanissima Lavinia Iovino, 14 anni, Sara Sessa, 22, e Emanuele Genovese, 23. Dall'altra parte del tavolo ad ascoltare le richieste dei ragazzi c'erano, oltre al Presidente del Consiglio, il ministro per gli Affari regionali e Autonomie Francesco Boccia, il ministro dell'Ambiente Sergio Costa e il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo.

Numerosi gli argomenti di cui si è parlato, ma uno in particolare il punto centrale su cui hanno insistito i giovani attivisti: la ripresa economica non può prescindere dalla transizione ecologica. "La nostra principale richiesta è la revisione del Pniec, ossia il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima", spiega Emanuele Genovese di Fridays for Future Roma. "Bisogna rendere più ambiziosi gli obiettivi, perché quelli di adesso sono insufficienti".

Tra i temi affrontati c'è anche quello relativo alla democrazia energetica

Secondo il movimento, l'Italia ha tutte le carte in regola per diventare la capofila in Europa per quanto riguarda le materie ambientali e climatiche. Ma per ora alle parole non sono seguiti i fatti. "Partiamo dall'usare in maniera adeguata i fondi messi a disposizione con il Recovery Fund europeo", prosegue Emanuele. "La roadmap delineata con il Green New Deal c'è, ma mancano gli strumenti attuativi. Certo, il fatto che di recente il Senato abbia approvato una mozione con cui si riconosce l'urgenza della questione climatica è un segnale, ma c'è sempre il rischio che tutti i buoni propositi rimangano lettera morta".

L'altro punto che sta particolarmente a cuore a Fridays for Future è la democrazia energetica. Il movimento considera un timido passo in avanti il cosiddetto reddito energetico, annunciato pochi giorni fa dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, ma soprattutto lo considera una misura troppo poco incisiva di fronte ai miliardi di euro che ogni anno lo Stato spende per sostenere progetti inquinanti (parliamo dei famosi Sad, ovvero dei sussidi ambientalmente dannosi).

"Siamo consapevoli che gli incentivi come i Sad servono a tutelare alcune categorie, e non vogliamo distruggere un intero settore; chiediamo solo una riconversione, perché i combustibili fossili non sono più sostenibili. Se lasciamo che siano aziende come Eni ed Enel a gestire la transizione senza dare loro dei requisiti di sostenibilità strettissimi, con controlli periodici, non cambierà nulla".

Emanuele, infine, non risparmia qualche critica sulle modalità di confronto adottate per gli Stati Generali voluti dal governo. "Chi ha pensato all'architettura degli Stati Generali forse non li ha concepiti come uno spazio adeguato per il dialogo. Se non c'è il rinvio a un secondo momento di discussione, se non c'è un livello istituzionale in cui noi come movimento possiamo incidere, se non c'è un reale coinvolgimento, gli Stati generali rimangono poco più di una vetrina per la politica italiana".