rinoceronte nero

Il bracconaggio dei rinoceronti in Namibia è raddoppiato nel 2022, toccando un nuovo record

Un aumento del 93%: sono questi gli sconcertati dati forniti dal governo della Namibia relativi al bracconaggio dei rinoceronti, animali che sempre più si avvicinano all’estinzione.
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Roberto Russo 8 Febbraio 2023

Il bracconaggio dei rinoceronti in Namibia ha subito un'impennata lo scorso anno, con un numero di uccisioni quasi doppio rispetto al 2021. A dichiararlo è stato il Ministero dell'Ambiente, delle Foreste e del Turismo della Namibia nel corso di una conferenza stampa.

Secondo il Ministero, infatti, nel 2022 sono stati uccisi dai bracconieri 87 rinoceronti, il numero annuale più alto mai registrato nel Paese sudafricano. Stando ai dati, 61 di questi animali erano rinoceronti neri e 26 rinoceronti bianchi, la maggior parte dei quali appartenenti al Parco nazionale di Etosha (nord), uno dei più grandi dell'Africa. La Namibia ospita più di un terzo della popolazione mondiale di rinoceronti neri e il Parco Nazionale di Etosha ospita la più grande popolazione di rinoceronti neri, secondo Save The Rhino, trust che stima che siano rimasti circa 6.000 rinoceronti neri e 15.000 rinoceronti bianchi. Queste specie si trovano in natura solo in Africa.

Negli anni precedenti, la Namibia ha registrato 45 rinoceronti uccisi per bracconaggio nel 2021, 43 nel 2020, 61 nel 2019, 84 nel 2018 e 55 nel 2017. Quest'anno è stato ucciso un rinoceronte”, ha dichiarato il portavoce del ministero Romeo Muyunda, che ha anche invitato le persone a denunciare i presunti colpevoli perché solo con il contributo di tutti si potrà evitare l'estinzione dei rinoceronti.

Il perché di un fenomeno

Il bracconaggio dei rinoceronti ha afflitto l'Africa meridionale per decenni, soprattutto nei vicini Sudafrica e Botswana, dove sono stati attivati programmi per affrontare il problema, tra cui il monitoraggio rigoroso o la rimozione dei corni di rinoceronte per scoraggiare i bracconieri. Perché i rinoceronti vengono uccisi soprattutto per il loro corno che, giova ricordarlo, è fatto di cheratina, la stessa sostanza delle nostre unghie.

I bracconieri, infatti, cercano i corni di rinoceronte (sedano gli animali, tagliano loro il corno e poi li lasciano morire dissanguati), che vengono venduti soprattutto nei mercati asiatici come la Cina, dove vengono attribuite loro proprietà curative e afrodisiache, o il Vietnam, dove vengono esposti come simbolo di ricchezza.

Purtroppo il bracconaggio potrebbe aumentare: a detta di quanti lavorano per la salvaguardia degli animali, le ricadute economiche della pandemia da Covid-19 potrebbero minare gli sforzi finora messi in campo per ridurre la caccia di frodo.

Buone notizie per gli elefanti

Il portavoce del ministero Romeo Muyunda ha anche evidenziato, comunque, che finora quest'anno nessun elefante è stato ucciso dal bracconaggio nel Paese. In effetti, le cifre relative al bracconaggio di questi pachidermi in Namibia sono diminuite drasticamente negli ultimi anni, passando da un massimo di 101 nel 2015 a 50 nel 2017, 27 nel 2018, 13 nel 2019, 12 nel 2020, 10 nel 2021 e quattro lo scorso anno. “Ci aspettiamo che questi numeri continuino a diminuire fino a raggiungere l'obiettivo di zero bracconaggio”, ha sottolineato il portavoce.