Il buco nell’ozono è ancora a rischio: da anni la Cina rilascia nell’aria sostanze dannose vietate

Da qualche anno ormai gli esperti si chiedevano perché la quantità di CFC, i gas che provocano il buco nell’ozono, fosse aumentata all’improvviso rallentandone il ripristino. Uno studio pubblicato su Nature ha rivelato che le sostanze dannose da anni ormai vietate perché tra le cause principali dell’effetto serra sono invece ancora utilizzate illegalmente in Cina.
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Sara Del Dot 25 Maggio 2019

Continuiamo a ripetere che per salvare il Pianeta e ridurre il nostro impatto ambientale tutti devono fare la propria parte. Persone, istituzioni, aziende, ogni realtà deve attivarsi affinché il mondo possa essere un luogo in cui le future generazioni potranno vivere in salute. Certo, è evidente che ancora non si stia facendo abbastanza per ridurre l’uso di combustibili fossili, contrastare l’inquinamento da plastica e per tagliare le emissioni. Le leggi in vigore sono ancora troppo poco severe per affrontare seriamente la crisi ambientale a cui stiamo andando incontro.

Ma cosa succede se alcune realtà non rispettano neanche le leggi che dovrebbero valere per tutti? Secondo uno studio della rivista scientifica Nature, pubblicato il 22 maggio 2019, la Cina da anni rilascia nell’aria tonnellate di pericolosissimi gas serra che sono stati vietati anni fa dalla comunità internazionale.

Nello specifico, la sostanza incriminata è un tipo di Clorofluorocarburo (CFC), chiamato triclorofluorometano (nome in codice Cfc-11). Si tratta di uno dei principali responsabili del riscaldamento globale (molto ma molto più impattante della CO2) nonché causa numero uno del buco dell’ozono. Esatto, l’ozono, quello strato di gas che ci protegge dai raggi ultravioletti del sole, senza il quale il mondo intero avrebbe vita breve.

Ti ricordi quando, ormai diversi anni fa, si era cominciato a parlare seriamente e in modo preoccupante del buco dell’ozono e di tutte le sostanze che lo provocavano come ad esempio le bombolette spray? Ecco, i CFC si trovavano proprio lì. Ma grazie al protocollo di Montreal del 1989, queste sostanze erano state messe al bando perché considerate particolarmente dannose per l’ambiente, e la loro quantità nell’atmosfera ha iniziato a ridursi sempre di più grazie anche alla loro sostituzione con sostanze meno tossiche. Tuttavia negli ultimi anni, precisamente dal 2012 in poi, la riduzione del buco dell’ozono, che nel frattempo si stava ripristinando, ha iniziato a rallentare, segno che qualcuno nel mondo aveva ricominciato a usare i famigerati CFC.

Gli esperti si erano quindi resi conto che le emissioni di questo pericolosissimo prodotto si trovavano ancora nell’aria, ma non riuscivano a capire da dove provenisse. Dopo diversi controlli, sono finalmente risaliti alla loro ipotetica provenienza, grazie all’utilizzo di stazioni di rilevamento al suolo in Corea del Sud e Giappone. Si tratterebbe della Cina orientale, che a quanto sembra continua a rilasciare nell’atmosfera 13.400 tonnellate all’anno di questa sostanza. In maniera del tutto illegale.

Non è ancora chiaro perché il Cfc-11 sia ancora presente e utilizzato in queste zone, e nemmeno dove sia effettivamente prodotto. Ciò che è certo è che queste emissioni ostacoleranno la chiusura del buco dell’ozono, che era prevista per il 2070.

Fonte| Increase in CFC-11 emissions from eastern China based on atmospheric observations, pubblicata su Nature il 22 maggio 2019