
Le api hanno bisogno dei fiori per nutrirsi e i fiori hanno bisogno delle api per l'impollinazione. Questo lo sappiamo tutti. È, quindi, di vitale importanza che le api escano dai loro nidi nello stesso momento in cui le piante fioriscono. Così è sempre stato. Ma forse così non sarà in futuro.
Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'Università britannica di Reading e pubblicato sulla rivista Ecology and Evolution ha scoperto che i cambiamenti climatici indotti dall'uomo stanno causando primavere più calde che spingono le api selvatiche a uscire dai loro nidi prima. Ogni grado in più di riscaldamento globale comporta un'uscita anticipata delle api dalle loro dimore.
Il team di ricerca ha scoperto che per ogni grado Celsius di aumento della temperatura causato dal cambiamento climatico, i bombi e le altre api selvatiche escono dai loro nidi in media 6,5 giorni prima. L'allineamento tra uscita delle api dalle arnie e fioritura è talmente importante che la sua interruzione potrebbe significare che le api non hanno abbastanza cibo o energia per impollinare efficacemente, o che potrebbero perdere del tutto la fioritura delle colture. In altre parole ci potrebbero essere un minor numero di piante in fiore disponibili al risveglio delle api, con conseguente riduzione del cibo e dei tassi di riproduzione. Il risultato potrebbe essere che colture come pere e mele finiscano per non essere impollinate.
I ricercatori hanno esaminato 88 specie di api selvatiche nell'arco di quattro decenni, registrando i cambiamenti nelle date di comparsa in relazione al tempo e alla temperatura. Le migliaia di registrazioni hanno evidenziato che alcune api sono uscite dal nido prima di altre, poiché le diverse specie rispondono in modo differente alle fluttuazioni della temperatura. I dati mostrano che, in media, ogni 10 anni le api anticipano la loro uscita di quattro giorni. In casi come questi, a nulla potrebbero valere le pur lodevoli iniziative dei corridoi dedicati agli impollinatori.
Stando ai meteorologi del Met Office del Regno Unito, entro il 2070 gli inverni potrebbero essere più caldi da 1 a 4,5 gradi Celsius e fino al 30% più umidi, il che significa che la primavera continuerà a essere anticipata e le api saranno ancora più disorientate. Senza contare tutte le altre fonti di stress, come i campi elettromagnetici, a cui le api sono sottoposte.