Battaglia delle arance al Carnevale di Ivrea

Il Carnevale di Ivrea e la lotta allo spreco alimentare: dopo la battaglia, le arance diventeranno compost per l’agricoltura

Come ogni anno il Carnevale di Ivrea si è animato con la celeberrima Battaglia delle arance. Ma da dove viene questa frutta? E poi che fine fa? Ecco come stanno le cose.
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Roberto Russo 23 Febbraio 2023

Conoscerai il Carnevale di Ivrea, considerato il più antico Carnevale storico d'Italia, è noto soprattutto per la celebre Battaglia delle arance, che si svolge negli ultimi tre giorni di festeggiamenti (vale a dire: domenica, lunedì e martedì grasso) e che consiste nel tirarsi addosso proprio le arance. A meno che non si indossi un berretto rosso che è il segno che non si è disponibili a essere bersagliati dal frutto.

Una iniziativa goliardica, come molte legate al Carnevale, che nel corso dei decenni è andata sempre più strutturandosi diventando una vera e propria attrazione in sé che raccoglie molti turisti. E molte polemiche. Perché l'idea comune è che, comunque, si tratti di uno spreco di cibo. Va detto però che le cose non stanno proprio così.

Le arance che vengono utilizzate per essere lanciate non sono, infatti, buone da mangiare. Provengono dalla Calabria e dalla Sicilia e non sono adatte a finire come frutta sulla tua tavola.

Che fine fanno i resti della Battaglia delle arance?

Una volta lanciate e spappolate a terra, però, le arance continuano la loro avventura. Raccolti al termine di ogni giornata, gli agrumi vengono poi raccolti in apposite vasche e destinati al recupero in tre modi: compost per l'agricoltura, produzione di energia pulita e biometano. Non è la prima volta che gli organizzatori del Carnevale di Ivrea puntano sulla sostenibilità e il contenimento degli sprechi. Te ne avevamo già parlato nel 2019, a proposito, tra l'altro, dell'ultima edizione che è stato possibile celebrare prima dello stop causa Covid.

Sicuramente un tentativo di contenere il problema degli sprechi senza rinunciare a una tradizione ormai secolare. A me risuona sempre nell'orecchio la raccomandazione della nonna: “Non si gioca con il cibo!” e mi auguro che anche in altre iniziative simili si operi per far evitare lo spreco alimentare, una delle piaghe della nostra società.