Il Giappone è pronto a riversare nell’oceano l’acqua purificata dopo Fukushima, la IAEA: “Impatto per persone e ambiente trascurabile”

Giovedì24 agosto, se le condizioni meteo lo permetteranno, prenderanno avvio le attività di versamento dell’acqua radioattiva purificata dopo l’incidente nucleare di Fukushima. Secondo la IAEA, l’operazione è totalmente coerente con gli standard di sicurezza e il suo impatto per persone e ambiente è trascurabile.
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Kevin Ben Alì Zinati 22 Agosto 2023

Il versamento nell’oceano Pacifico dell’acqua trattata di Fukushima è pronto: se le condizioni meteorologiche lo consentiranno, giovedì 24 agosto si partirà.

Dopo quasi due anni di lavoro da parte di una task force composta dai massimi esperti di sicurezza nucleare provenienti da 11 paesi e riconosciuti a livello internazionale, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha dato via libera al piano avanzato dal governo di Tokyo nell’aprile 2021.

In un rapporto presentato dal direttore generale Rafael Mariano Grossi al primo ministro giapponese Fumio Kishida, l’AIEA ha concluso che l’operazione è totalmente coerente con gli standard di sicurezza e il suo impatto per persone e ambiente è trascurabile.

Tra pochi giorni, dunque, la Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO) svuoterà gli oltre 1000 serbatoi di acciaio e rilascerà in mare circa 1,3 milioni di tonnellate, abbastanza per riempire qualcosa come 500 piscine olimpiche.

L’acqua radioattiva conservata nella centrale nucleare di Fukushima è già stata trattata con un particolare procedimento, il cosiddetto Advanced Liquid Processing System (o ALPS) che ha permesso di rimuovere quasi tutti gli elementi più pesanti e pericolosi, come il cesio-137 e lo iodio-131, lasciando solamente una piccola quantità di trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno che, come sai, è alla base del combustibile per le reazioni fusione nucleare.

Prima del riversamento, in ogni caso, le autorità giapponesi procederanno con un altro processo di purificazione dell’acqua, che verrà ulteriormente diluita in modo da portare le concentrazioni di trizio sotto gli standard normativi.

La IAEA ha spiegato che comunque sarà presente in loco durante le attività di sversamento per monitorare che tutto proceda nel modo più sicuro possibile e che in base a un accordo di trasparenza, pubblicherà periodicamente dati e documenti sullo scarico in mare dell'acqua trattata per una maggior condivisione globale e in tempo reale.

Un modo anche per rispondere ai dubbi e ai timori della popolazione giapponese e dei Paesi limitrofi, preoccupati per i rischi legati all’inquinamento radioattivo. La decisione del governo di Tokyo, infatti, non è piaciuta a tutti. La Cina, per esempio, ha sospeso molte importazioni alimentari da 10 prefetture giapponesi e dell'industria ittica locale, così come il governatore di Hong Kong, John Lee, ha ordinato al suo governo di tagliare subito l'importazione di alcuni prodotti alimentari giapponesi.

Che l’acqua trattata di Fukushima, tuttavia, non rappresenterebbe un grosso problema ce l’aveva confermato anche il fisico Marco Casolino, primo ricercatore presso la sezione INFN di Roma Tor Vergata. Secondo Casolino, le quantità di materiale radioattivo rilasciato in mare sarebbero infatti estremamente piccole rispetto a tutti gli elementi radioattivi disciolti presenti naturalmente in un'area immensa come quella dell'oceano Pacifico.