Il peso dell’inquinamento marino: galleggiano sulla superficie degli oceani 171mila miliardi di frammenti di plastica

Secondo un nuovo studio, la plastica abbandonata sulle acque del nostro Pianeta pesa 2,3 milioni di tonnellate. L’inquinamento marino dovuto ai rifiuti di plastica sarebbe peggiorato rapidamente a partire dal 2005, con gravi conseguenze per l’ecosistema.
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Martina Alfieri 16 Marzo 2023

Quanto pesa l’inquinamento da plastica sugli oceani? Un team di studiosi è riuscito a stimare, letteralmente, il peso dei resti di plastica che galleggiano abbandonati sulle acque del Pianeta: sulla superficie degli oceani sarebbero presenti 171mila miliardi di frammenti inquinanti, che pesano in totale 2.3 milioni di tonnellate.

Per contrastare l’inquinamento da plastica, dobbiamo conoscere la sua portata e i suoi effetti sull’ambiente. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Plos One ha calcolato la quantità di frammenti di plastica sulla superficie oceanica nel corso del tempo, mettendo a confronto dati e ricerche relative agli anni tra il 1979 e il 2019.

Non abbiamo osservato alcuna tendenza chiaramente rilevabile fino al 1990, mentre abbiamo osservato una tendenza fluttuante ma stagnante da allora fino al 2005, e un rapido aumento da lì al presente. Questa accelerazione nella densità di plastica negli oceani, che si riscontra anche per le spiagge di tutto il mondo, richiede urgenti interventi politici internazionali”, si legge nello studio.

Secondo i ricercatori, l’aggravarsi della dispersione di plastica nelle acque mondiali avvenuto a partire dall’inizio del nuovo millennio dipende dalla combinazione di diversi fattori: tra questi, scelte politiche differenti, aumento della produzione di plastica, frammentazione della plastica galleggiante già esistente e cambiamenti nella gestione e nel commercio dei rifiuti.

L’inquinamento da plastica porta con sé un’altra conseguenza: la diffusione di microplastiche, particelle estremamente insidiose e pervasive. È stato dimostrato come questi piccolissimi frammenti di plastica arrivino a contaminare anche i fondali marini, diventando – per errore – cibo per i pesci abissali. Anche la luce del Sole, inoltre, agisce sulla plastica galleggiante, portandola col tempo a sgretolarsi e ridursi in microframmenti che finiscono in fondo al mare.

Dobbiamo agire prima che gli ecosistemi marini subiscano danni irreversibili, come ricordano gli stessi ricercatori: “L'accelerazione dell'abbondanza di plastica sulla superficie degli oceani richiede un urgente intervento politico internazionale per ridurre al minimo i danni ecologici, sociali ed economici. Senza cambiamenti sostanziali e diffusi nelle politiche, il tasso di ingresso della plastica negli ecosistemi acquatici aumenterà di circa 2,6 volte dal 2016 al 2040”.