Le microplastiche in fondo al mare diventano cibo: trovate particelle nello stomaco dei pesci abissali

Un nuovo studio guidato dall’Università di Catania ha dimostrato come anche i pesci abissali, che abitano i mari più profondi, entrino in contatto con microparticelle di plastica nocive che, in una “confusione predatoria”, ingeriscono scambiando per cibo.
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Martina Alfieri 7 Giugno 2022

Le microplastiche sono tra le particelle inquinanti più pervasive e potenzialmente dannose sia per la salute dell’uomo che per quella degli animali. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania, dell’Ispra, dell’Ente Fauna Marina Mediterranea e del Centro di studio e ricerca sulla pesca di Roma, è riuscito a dimostrare che le microparticelle di plastica raggiungono anche i mari più profondi: sono infatti state ritrovate all’interno dello stomaco di alcune specie di pesci di profondità.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Journal of Marine Science and Engineering, confronta in particolare due specie di pesci abissali: un piccolo squalo (lo squalo boccanera) e un pesce macruride (il Celorinco, o pesce sorcio). I risultati hanno mostrato come lo squalo ingerisca, anche se in quantità più ridotta, un'ampia varietà di microplastiche rispetto a forma, dimensione e colore.

Sorprendentemente, invece, il piccolo macruride ne ingerisce molte di più e, in particolare, di un tipo specifico: filamenti di colore blu di medie e piccole dimensioni. Questo ha portato i ricercatori a pensare che il piccolo pesce che vive nei fondali fangosi sia vittima di una "confusione predatoria”, che lo spinge addirittura a scegliere di nutrirsi di microfilamenti di plastica, scambiati per cibo.

L’inquinamento da microplastiche rappresenta attualmente una delle principali problematiche per l’ambiente marino, in tutte le acque del mondo”, avrebbe affermato l’ittiologo Francesco Tiralongo, come riporta il Quotidiano di Sicilia. “A tal riguardo, l’analisi dei contenuti stomacali dei pesci rappresenta un ottimo metodo per rilevare inconfutabilmente la presenza di questo inquinante nell’ecosistema marino. Tuttavia, sebbene sia ormai un fenomeno ben noto, i meccanismi che rimangono alla base dell’ingestione di queste piccole particelle plastiche rimane ancora poco noto”.

Le microplastiche ormai sono davvero ovunque, e minacciano sia l’ambiente che gli esseri viventi: sono state ritrovate ai Poli del Pianeta, sul monte Everest ed è accertato che si insinuino anche nel sangue umano. Il ritrovamento di queste particelle inquinanti nello stomaco dei pesci di profondità è solo un’ulteriore conferma del fatto che sono estremamente pervasive, e che dobbiamo urgentemente contrastarne la dispersione per tutelare gli ecosistemi.